Il cambio di tendenza nell’evoluzione della three-man band, che porta il nome del famoso parco olandese situato ad Amsterdam, Vondelpark, ha fortemente segnato questo nuovo lavoro che, per certi versi, si distacca dai precedenti lavori proposti su R&S, “Sauan” e “NYC Stuff & NYC Bags”. I due primi lavori, infatti, riflettono una connessione più stretta col mondo circostante che si traduce in solidità sonora, una sorta di consistenza che viene meno quando i tre decidono di cambiare appunto il loro metodo di produzione in studio, isolandosi durante le sessioni per settimane intere, e staccando quel filo diretto col mondo esterno per periodi tutto sommato non proprio brevi.
Da qui viene il nome dell’LP, “Seabed”, proprio a rievocare questa ricerca dell’alienazione dal mondo reale, un gioco a nascondino nei fondali marini che segna imprescindibilmente l’intero disco, in cui regna un’atmosfera sommersa – un mondo acquatico in cui perdersi. Sull’originalità sonora del disco andrebbe fatta una considerazione, perché nello stesso periodo andava crescendo, pian piano, quel fenomeno di James Blake – non a caso tirato in ballo per i lavori sulla stessa R&S. In effetti, credo che il trio inglese risenta non poco del paragone tutto in famiglia col fratello maggiore Blake, uscendone, se non sconfitto, ridimensionato per il semplice fatto che, dopo aver riascoltato il long play self-titled di Blake, le tracce sanno di già ascoltato, di vecchio.
A parte ciò, il contenuto dell’album è perfetto per l’ascolto solitario e romantico da stanzetta, le tracce sono capaci di placare come una ninna nanna prima di andare a letto, una camomilla dopo un pomeriggio frenetico…ok, avete capito. Personalmente quelle che preferisco sono “Blue Again” dove misture di sound indie e pop si impastano morbidamente dando forma a un suono leggiadro, delicato; “California Analog Dream”, un po’ il cavallo di battaglia del gruppo, apparsa sul precedente EP e rimasterizzata per l’occasione con l’aggiunta di una linea di armonica del tutto nuova, la sostituzione della batteria elettronica con una reale e un cantato intenso e magnetico. E’ qui che si vede il nuovo volto dei Vondelpark, in questo cambiamento significativo di rotta nelle sonorità, che convergono nella traccia di chiusura “Outro 4 Ariel”, traccia malinconica oltremodo, ma dalla bellezza indiscutibile.