Pochi giovani producer del panorama italiano elettronico hanno un certo quid, un qualcosa, che li differenzia dalla massa. In un paese dove il cut & copy regna sovrano incontrastato c’è sempre chi va controcorrente e fa di uno stile di vita il prediligere l’uso di un’autentica strumentazione al riciclaggio di semplici sampling: il pianoforte. Questo strumento gode certo di grandissima fama ma anche qui non basta solo riprodurre un Mozart, un Beethoven piuttosto che uno Chopin, anche qui serve la sperimentazione, la capacità di saper variare e persino improvvisare quando serve. È proprio ciò che cerca di fare Raffaele Attanasio, classe 1987, dimostra sin da piccolo una propensione verso giocattoli che producono suoni, passando per la prima batteria alla quale si aggiunge ben presto la passione viscerale per il noto strumento dai tasti neri e bianchi, che lo spinge a dedicarsi anima e corpo alla musica nella sua interezza. Fresco del recente successo che ha visto “The Innovator”, (Derrick May), suonare la sua “Der Himmel über Berlin” (versione solo piano) al Duel Beat, Raffaele è pronto per il suo primo album in uscita ad Aprile sull’etichetta spagnola Non Series. Riguardo le altre produzioni, uso una frase di Calvino per definirle: “sono così cariche di suggestioni che non vorrei sciuparle tentando commenti o interpretazioni”.
Quando e come è nata la tua passione per la musica? In che realtà eri immerso da bambino? Grazie a chi, hai imparato ad apprezzare a pieno questa disciplina?
La musica è da sempre la mia compagna di vita e, già dalla tenera età, non esisteva nulla che potesse piacermi più di essa. Dai piccoli giochi che producevano suoni fino alla prima batteria. Nonostante mio padre fosse musicista, capì che l’acuta sensibilità, che possedevo per quest’arte, doveva essere coltivata tecnicamente e, all’età di sei anni iniziai gli studi di pianoforte. Devo tutto a lui.
Sappiamo che il risultato delle tue produzioni sono frutto di duri studi, e NON di ISTINTO, su pianoforte e batteria. Secondo te strumenti veri come questi sono compatibili con la musica elettronica?
La creatività unita alla tecnica dà origine alle mie produzioni rendendo concreta ciò che è la mia fede musicale. A mio parere con qualunque strumento che segua il criterio della musica, in questo caso elettronica, è possibile concepire musica.
Fino a che punto, quindi, nelle produzioni conta l’estetica del musicista, il sapere le note, le varie scale, o capire una frase musicale? Ti trovi d’accordo con la seguente frase “La musica la deve fare chi sa suonare, chi si è ammazzato di studio sullo strumento.”
La musica è un vortice di emozioni e l’essenziale è saper travolgere le menti di chiunque l’ascolti, quindi in questo caso il saper le note, le scale ed altre nozioni classiche di base passa in secondo piano ma, bisogna comunque separare l’essere musicista/arrangiatore da semplice produttore, la differenza è abissale e i ruoli vanno rispettati.
Sicuro delle tue conoscenze e abilità, non hai perso tempo e hai cominciato subito a produrre. Come hai mosso i primi passi in quest’ambito e quali sono state le tue influenze?
Conclusi gli studi di pianoforte ho iniziato a produrre i primi grooves con un pc in pessime condizioni con il ventilatore per far raffreddare la CPU, non potevo usare il midi e registravo tutto in realtime, tutto questo un bel po’ di anni fa cosi poi pian piano ho acquisito esperienza, comprando attrezzature e sono venute fuori le prime tracce. A influenzarmi, nonostante abbia oggi le idee chiare, sono persone a me vicine come Antonio Kiny, il mio caro amico Luigi Giomini, e socio primario di Envlp Imprint, ma anche artisti del calibro di Pink Floyd, la Motown, la techno di Detroit, Basic Channel, Kraftwerk, Ennio Morricone, Giorgio Moroder, Klaus Schulze, Jean Michel Jarre e Manuel Gottsching. Qui mi fermo perché sarebbe impossibile elencarli tutti.
Lo scorso anno vide il tuo successo con l’incredibile EP “Black Bloc” sull’etichetta spagnola Non Series con il remix di Psyk, Manzel e Markus Suckut. Puoi svelarci la natura del suo successo e a che tipo di sonorità sono legate questa e le successive uscite sull’etichetta Non Series?
Black Bloc è nato per caso, ricevetti un messaggio da Manuel (Psyk),e mi propose di stampare “From Shade to Stardom“ sulla sua neofita label chiamata appunto Non Series, poi da li è partita l’uscita dei remix di Jonas (Manzel) e Markus Suckut e sin da subito ha avuto un grosso riscontro, era suonato da tutti i maggiori esponenti della techno mondiale, e ad aprile dopo circa un anno da Black bloc finalmente sarà rilasciato il mio primo LP “No Thought Control” composto da 8 tracce rigorosamente in due vinili. Per quanto riguarda il sound della label è tutto in continua evoluzione quindi almeno ora non è possibile legare sonorità specifiche nelle prossime uscite.
Sull’etichetta techno di Buenos Aires, Krill Music, parte quasi in contemporanea un altro tuo progetto sotto un alias differente: X501. Che significato ha e che obiettivi aspiri a raggiungere sotto questo moniker.
X501 è la fusione tra mia madre, la Wall of Death, ad un concerto dei Cannibal Corpse e una TB303.
Il titolo invece dell’Ep sulla tua label, l’Envlp Imprint, è ripreso da un film del 1987 di Wim Wenders ispirato alle poesie di Rainer Maria Rilke. Che cosa rappresenta per te “il cielo sopra Berlino”?
Si, mi sono ispirato al film soffermandomi dapprima sul personaggio di Damiel l’angelo che veglia su Berlino, cercando di racchiudere tutte le impressioni da lui stesso suscitate e sulla profonda frase di Marion “ il tempo guarirà tutto. Ma che succede se il tempo stesso è una malattia?”. Il cielo sopra Berlino per me significa semplicemente speranza.
Durante le tue live performances che tipo di strumentazione sei solito utilizzare?
Il mio Live è incentrato principalmente sui synths esterni che suonerò io in prima persona, controller midi, ableton live e vocoder. Il resto lo lasciamo alle orecchie.
Cosa ti aspetti dunque per il futuro? Sei incondizionatamente deciso a voler sperimentare nel campo della musica elettronica, magari altrove?
Mi dedicherò alla label, stiamo ultimando la seconda release con un nuovo artista emergente giovanissimo Drum Communicate composto da due original più una versione speciale, la “non” version creata dalla collaborazione tra Psyk e me ,poi sto seriamente pensando di inoltrarmi nella composizione di colonne sonore parallelamente alla techno, continuerò gli insegnamenti di pianoforte e produzione musicale ai miei allievi. Altrove? Con la testa sicuramente. Lunga vita ad Envlp Imprint e non series.