A volte il miglior modo per alterare una buona idea è portarla dritta al suo estremo. Senza compromessi, come han sempre fatto gli Evol di Roc Jiménez: è dalla fine degli anni ’90 che vanno avanti in quella che loro chiamano “rave synthesis”, un processo sperimentale che applica principi scientifici di decostruzione alla cultura rave e techno. Dal passaggio per il primo terrorismo sonoro d’ispirazione Venetian Snares alla nuova ribalta recente (sancita dallo spettacolare Fact Mix dell’anno scorso) l’approccio si è fatto sempre più clinico e fa specie oggi sentirla definire dai protagonisti “una forma di musica psichedelica”. Perché in realtà, se dalla musica rave elimini le ritmiche, le voci e i crescendo e lasci le sole sirene sintetiche in loop strettissimi, l’unico protagonista diventa l’effetto ossessivo e qualsiasi piacere liberatorio legato a quei suoni viene meno.
Per “Proper Headshrinker” l’identikit è semplice: gli Evol hanno applicato i principi della minimal al sound acid. Ma voi conoscete bene il bello dei piaceri minimal, il gusto di eliminare il superfluo, allontanare le distrazioni e i meccanismi di pancia e insistere sulla stimolazione cerebrale, sulle geometrie dell’essenziale. La contraddizione qui è cercare gli stessi piaceri zoomando sul suono dei synth hardcore, ad alto volume e senza nulla a contorno, ripetendo all’infinito settori lunghi non più di 2 secondi. Sicuramente sazia la fame di sperimentazione e ricerca, ma l’ascoltatore resta confuso tra il ricordo dello sballo legato alla acid e la ricerca della chiave di piacere in un impianto così fortemente anti-musicale.
Ma a loro tutto ciò non importa: gli Evol sono come scienziati, si spingono in terreni inesplorati, vanno in cerca di nuovi schemi e si limitano a presentare i risultati ottenuti. Se al mondo non piacciono, non possono che far spallucce. Come si disse l’anno scorso per i neutrini del CERN “il bello della scienza è che è vera anche se non ci credi”. Poi però vennero fuori le anomalie agli strumenti.