Sono eventi come questo che ci danno veramente la convinzione che qua, dalle nostre parti, si stiano facendo dei considerevoli e meritevoli passi in avanti. GreenTech, nel weekend pasquale (29-31 marzo) a Pisa, al Palazzo dei Congressi, è infatti molto più che un festival di musica elettronica. Poi, addirittura, anche solo a prenderlo come festival sarebbe qualcosa di notevole: perché non c’è un monocolore stilistico, non c’è la parata di nomi radunata giusto per essere sicuri di chiamare folle paganti e del discorso musicale, beh, chi se ne importa. Tutt’altro. Esattamente come dev’essere e come nei festival stranieri accade da tempo, si cerca di offrire un ventaglio completo degli stili e degli stimoli che stanno attraversando la club culture. Ecco così che per un Tobi Neumann, che a livello di clubbing stile Cocoon&dintorni è sempre una garanzia (e comunque uno dei più bravi, non certo un ragazzetto che cerca di sfruttare le ultime schiume dell’onda), c’è anche la scelta nobile e rigorosissima di uno dei padri della techno (anzi, “il” padre della minimal techno, quando esserlo era ancora una follia visionaria) ovvero quel Robert Hood che, tra l’altro, quando si esibisce in dj set è sempre un sacco divertente e creativo, alternando feroci cavalcate percussive a improvvisi colpi di scena a base di funk e schegge soul. In mezzo ai due, un nome fresco ed ispirato come Yousef.
Non è finita: per chi ama bpm meno serrati e cerca musica prismatica, complessa, in continua mutazione tra malinconia, euforia, inquietudine e dolcezza, c’è uno dei maestri assoluti emersi negli ultimi anni, Gold Panda, così un’artista che davvero vi consigliamo di tenere d’occhio, Om Unit, in un’altra vita campione DMC e virtuoso del turntablism ora invece producer dal tocco raffinatissimo. E poi ancora, attenzione attenzione, c’è il duo misterioso Tiger&Woods: stelle mondiali (mentre stiamo scrivendo stanno mietendo sold out negli Stati Uniti, per l’ennesima volta, dopo aver girato anche Oceania, Asia, ovviamente Europa) con i loro lunari ma micidiali re-edit disco-funk anni ’80. Ma non solo: ci sono italiani a cinque stelle (nessuna implicazione politica per carità, solo quella qualitativa!) a partire da una rappresentanza Bosconi (Fabio Della Torre), da eroi locali come Gaudi, Andrea Mi, Matteo Pzzo Chelini, Fabio N.Joy, così come ci sono discese nel post rock “ambientoso” e digital-friendly con Platonick Dive, Machine Overdrive. Più molto altro ancora.
Tanta roba, insomma. E tanto diversa e stimolante, alleluja. Basta coi dancefloorifici, largo al cervello. Cervello che GreenTech pretende vivo ed attivo, perché oltre a questo ricco programma musicale il Palazzo dei Congressi ospiterà in questa tre giorni un grande numero di convegni, dibattiti, performance, installazioni – tutto questo per riuscire ad investigare al meglio come nuove pratiche di pensiero, di creatività o di semplice buona pratica quotidiana, dando sempre grande attenzione al rispetto ambientale (può essere l’ambiente fisico, ma anche l’ambiente emotivo) possano rendere migliore la nostra qualità di vita. Se l’elettronica e le musiche da club sono cosa “nuova” – e lo sono – è giusto che siano accoppiate ad una riflessione su ciò che di nuovo si agita nelle tecnologie e nelle pratiche di vita contemporanee: lo spunto da cui nasce GreenTech è questo, e ci pare uno spunto veramente interessante e meritevole. Un esempio da seguire: un festival, ma anche più di un festival. E soprattutto non un posto dove si va all’ammasso, ma una tre giorni in cui tenere accesi corpo e pensiero assieme.