Comincio con una sincera ammissione: “Different Drum” del duo spagnolo Pulshar, nuova uscita della teutonica Desolat, mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Mentre del clamore positivo che si levò giustamente attorno a “Inside”, e della bellezza del disco, che segnava una sorta di rottura per l’etichetta di Loco Dice, resta solo un lontano ricordo. Dico giustamente perché il disco, che fa delle innovative trame dub-techno il suo punto forte, fa parlare tuttora di sé – a tre anni dalla pubblicazione -, forse perché è il lavoro più riuscito del duo; forse perché riesce ancora a trascinare l’ascoltatore in una dimensione, perché no, esotica.
Fatto sta che la distanza qualitativa da quel disco è siderale, e se devo essere sincero, neanche coi precedenti lavori su Phonobox il paragone regge, considerato che la matrice sonora di quei due dischi seguiva la falsariga di quella che ha guidato la stesura di “Inside”. Beninteso, questo disco non è brutto, ma davvero non è quello che ci si aspettava venisse partorito dalle menti di Pablo Bolivar e Sergio Sainz. Troppo forte la virata verso un certo tipo di sonorità tech-house che definirei, semplicisticamente, mainstream, ma che nell’essenza dei fatti sono noiose e già sentite. Obbietterete voi che Desolat non è certo un’etichetta sconosciuta ai più, ed è senz’altro vero; al pari, è innegabile, e chi ha ascoltato “Inside” se ne può rendere facilmente conto, che quell’album non aveva nulla da spartire con le sonorità dell’etichetta e, anzi, è stato un felice spaccato per la label tedesca.
Tornando invece a questo nuovo lavoro, mancano quegli spunti, interessanti, dati dalla fusione tra un folto numero di influenze musicali, in buona parte non europee. “Purtroppo”, per compensazione, questa volta sono largamente utilizzate parti di cantato, come in “She’s Got A Ticket” e “Different Drum”, che credo sazino davvero poco l’orecchio di chi ha ancora in mente “Montparnasse 2 AM” o “The Price You Pay” per esempio. A metà strada, nel limbo, metto “So Tired”, ché non è né carne né pesce, ma sicuramente risulta più piacevole rispetto alle due tracce dell’EP prima citate.
Non resta altro che un featuring insieme al boss, Loco Dice, in “Wasting Time”” traccia che, personalmente, preferisco in questo lavoro e, non certo per le qualità canore di Dice.