Non la si prenda come una bestemmia, chi scrive ha speso in passato parole dolcissime per i capostipiti della disco scandinava, ma non è che da qualche tempo ci si sia un po’ accomodati sugli allori? Non è che si sia un po’ arenati su suoni sempre più ’80 e arie sempre più acriticamente italo, quando va bene replicando cose (buone, anzi buonissime) già dette in passato e quando va male suonando semplicemente poco ispirati?
Il contributo di Prins Thomas alla serie “Balearic Gabba” della Hell Yeah non contribuisce a fare chiarezza. A parte il titolo, che forse farà ridere un norvegese ma a noi fa solo venire in mente cose orrende, le tre tracce in scaletta viaggiano infatti fra alti e bassi, pur essendo “imparentate” fra loro dalla storia del disco stesso.
Tutto ruota intorno a un edit non ufficiale di “Everything’s Gonna Change” dei Rusty, classico house italico datato 1989, che diventa un remix vero e proprio e quindi una versione risuonata e parecchio diversa dall’originale, con Thomas che trasforma la tirata rave pazzoide di un tempo in un pezzo molto più convenzionalmente pop, che ad essere buoni potremmo definire soul e balearico, e ad esserlo meno semplicemente commerciale, o anonimo.
Il resto sono variazioni sul tema, seppure alla lontana. “Gran Paradiso” pare più un’introduzione irrisolta (ma allungata fino a oltre quattro minuti di durata) che qualcosa in grado di camminare con le proprie gambe. Un fiorire di sequenze analogiche progressivo su ritmo che che cresce e finisce lì senza partire mai, formalmente ineccepibile ma abbastanza inutile, soprattutto sulla breve distanza di un singolo. Ben altra cosa invece “Monte Baldo”, sette minuti e rotti di lussuosi tappeti sintetici e bollicine acide, che ben presto lasciano via libera all’acido e basta, e sono la cosa migliore dell’EP.