Una cosa di cui mi sono reso conto confrontandomi con amici e conoscenti è che la My Favorite Robot è un etichetta che ha la capacità di piacere anche a chi di elettronica ne mastica poco. La label fondata nel 2008 dall omonimo trio canadese si inquadra, infatti, prefettamente nell’attuale momento storico/musicale che vede un incontrovertibile sdoganamento dell elettronica, o più in generale delle sonorità dance, avvertite da molte delle attuali icone del pop/rock come l’unica strada percorribile per mantenersi in linea con il tanto ricercato gusto “mainstream” e continuare, dunque, a cavalcare l’onda del successo. Ebbene My Favorite Robot corre esattamente sullo stesso binario, ma percorrendolo nel senso opposto, quello giusto evidentemente a giudicare dai risultati. Ed è cosi che a synth e drum machine si accostano batterie analogiche e riff di basso in chiave indie-pop, come nel caso dell’ultimo lavoro di Tim Paris, “Golden Ratio EP”.
Il dj parigino, con base a Londra, da alla luce con l’ausilio della voce di Georg Levin (metà del duo Wahoo) una splendida sintesi di quei due mondi cosi distanti, ed apparentemente inconciliabili. Due mondi che qui riescono non solo a convivere ma ad emozionare e a far sorridere, chi come noi, seguaci di una realtà musicale da sempre orgogliosamente ancorata ai margini dell underground, ha guardato con un pizzico di soddisfazione, ammettiamolo, ai spesso fallimentari tentativi delle su citate pop star di “rubare” all elettronica. Ad accompagnare l’uscita del brano saranno i remix di Villanova e John Tejada, che ne da anche una versione strumentale.
Il giovane duo marsigliese stupisce davvero, consegnando nelle mani di Tim Paris un remix in chiave electro-minimale, profondo, potente, che trascina e fa saltare allo stesso tempo. I Villanova dimostrano di sapere come ci si comporta in queste occasioni: prendono un pezzo strumentale, delicato, dal mood romantico e lo trasformano in una traccia killer dotata di un energia fuori dal comune, senza privarlo, tra l’altro, di quell’elemento emozionale, che è la voce di Levin, capace di far vibrare le corde più profonde del nostro animo.
Meno convincente la versione che ne fa John Tejada, soprattutto nell'”Instrumental Mix”, che risulta davvero troppo “seduto”, piuttosto prevedibile e privo di sbocchi interessanti.