33 anni alla fine di giugno e già artista (non dj!) francese dell’anno 2012 per la rivista cugina-transalpe Trax. Studente di cinema in passato, ora artista affermato di difficile collocazione nella scena dell’elettronica poiché sperimenta sempre, Erwan Castex ha mosso i primi passi con l’italianissimo Lucy (Luca Mortellaro) e da allora 2 album all’attivo sempre su Infinè, sempre sotto la supervisione di Agoria, sempre in Francia! Un’intervista per conoscere meglio questo artista che ci preannuncia un terzo album e collaborazioni importanti, molto importanti, con il più importante dei francesi…
Sono impressionato, devo dirlo, quasi 33 e hai fatto già un sacco di cose molto particolari e così multiforme nel mondo della musica. Prima di tutto: cosa comporta per te l’ascolto della musica, non il produrla. Sei influenzato dall’ascolto per la tua produzione o ci sono cose più importanti alla radice per un nuovo EP, singoli o album?
Le mie influenze sono allo stesso tempo piuttosto vaghe e molto vaste … Prendo ispirazione dall’ ascoltare dischi, naturalmente, ma può anche provenire dal guardare un film, leggere un libro, parlare con la gente.
Vuoi parlarci dei tuoi inizi? Dal periodo dei tuoi primi brani con Luca Mortellaro all’album del 2012 Tohu Bohu, ciò che è cambiato e ciò che è ancora lì sulle vostre emozioni e l’atmosfera che si crea?
Ho iniziato a fare musica molto presto, senza ambizioni o strategia. E’ stata una specie di valvola di sfogo e non facevo ascoltare la mia musica a nessuno. Dopo aver studiato cinema ho iniziato a lavorare sui set cinematografici; ho pensato di diventare regista. In quel periodo ho incontrato Luca a Parigi grazie ad alcuni amici che avevamo in comune, eravamo ad un party non proprio dei migliori… Lui stava suonando (djing non avrà mai migliore traduzione in Italia, nda) ma nessuno ballava. Mi è piaciuto il tipo di musica che suonava e m’avvicinai perché lui sembrava piuttosto depresso. Da lì abbiamo ottenuto il meglio. La settimana dopo stavamo già producendo una traccia da lui. Poi un altro brano, poi un altro… Lui poi ha inviato le tracce a varie etichette e abbiamo prodotto i primi dischi come Lucy. E’ stata la prima volta che la nostra musica finiva su un etichetta, ed è stato molto emozionante. Mi ha dato fiducia e ho inviato una demo di brani più personali a 3 etichette ed ho avuto la fortuna di ottenere 3 risposte positive. Finalmente pubblicai “Bora”, il primo disco con il nome Rone sull’etichetta Infiné. Poco dopo l’uscita ricevetti molti feedback positivi da mostri come Massive Attack, Laurent Garnier e Sasha, ho fatto poi la mia prima performance dal vivo, poi il mio album di debutto. Tutto stava avvenendo in maniera molto semplice ed in modo molto naturale. Quando è arrivato il momento di fare il secondo album, mi sono bloccato. Improvvisamente mi sono reso conto che la musica era diventata il mio lavoro a tempo pieno e ho sentito un qualche tipo di pressione. Ho avuto la sensazione che ci si aspettava qualcosa da me. Mi ci è voluto un pò di tempo per tornare alla leggerezza dei primi giorni, quando facevo musica solo per divertimento, in tutta semplicità e con un testa più libera dalle pressioni.
Un’altra cosa che ho potuto notare in questi anni è un imponente impero che i djs francesi, musicisti e produttori stanno creando, voglio dire, il nuovo album dei Daft Punk è stato atteso come una nuova Bibbia, Laurent Garnier va ancora in giro per il mondo come nei primi anni della sua carriera, i Justice sembrano essere le nuove rockstar e l’anno scorso sei stato premiato dalla rivista Trax come “miglior artista francese”. Pensi che qualcosa potrebbe essere legata al luogo di nascita nell’espressione musicale? Come è cambiato il tuo modo di produrre lo spostamento da Parigi a Berlino?
Penso che l’influenza geografica in realtà ha sempre meno impatto sulla creatività musicale. Con internet e i nuovi metodi di produzione, i confini non esistono più. Ad esempio su Infiné ci sono artisti provenienti da Francia, Austria, Messico, Polonia ma alla fine della giornata si tende a dimenticare da dove provengono. Non credo che la mia musica suona particolarmente francese o che sia stata influenzata dalla scena elettronica tedesca solo perché mi sono trasferito a Berlino. La città però mi ha influenzato, ma più per le sue dimensioni, il suo ritmo.
Dai videoclip di “Spanish Breakfast” a quello di “So So So” e passando per i gli studi sul cinema fatti alla Sorbonne-Novelle, qual è il tuo punto di vista sula relazione video e traccia? Una maniera per esprimere qualcosa che non può essere compreso con il solo ascolto?
Lo vedo più come un bonus. Naturalmente la musica funziona perfettamente da sola e ognuno può chiudere gli occhi e immaginare il proprio videoclip. Sono interessato a lavorare con registi che suggeriscono una visione o interpretazione diversa della mia musica. In realtà ho lavorato nel campo audiovisivo, ho studiato cinema e guardo un sacco di film, in realtà guardo più dvd che ascoltare tracce! Questo rappresenta il motivo per il quale per me diventa naturale immaginare. Ho un sacco di amici che lavorano in quel campo. Ad un certo punto sono stato avvicinato da case di produzione che volevano fare i video per me, ma non ero interessato. Mi piace che rimanga una cosa tra amici. L’idea è quella di dare alla traccia una seconda vita, dargli qualcos’altro. Ma devo ammettere che sì, quando compongo un brano, mi chiedo quale dei miei amici potrebbe fare la grafica. Forse un giorno dirigerò uno dei miei video. Ho un grande rispetto per i ragazzi come Mr. Oizo, che non ha preso una decisione tra musica e cinema: lui fa entrambe le cose, il che è notevole!
Recentemente il pioniere della musica elettronica (Jean Micheal Jarre) ha selezionato 2 tue tracce per definire la compilation Infinè, più altri, che sentimento hai provato? Voglio dire, nelle tue tracce possiamo ascoltare qualcosa che ricorda le atmosfere di Jarre… ti sei ispirato a lui quando hai iniziato a produrre?
A dirla tutta aveva selezionato 3 tracce, ma Infiné ha detto che era un pò troppo! Ovviamente sono onorato, Jean-Michel Jarre è una leggenda vivente, un punto di riferimento come i Kraftwerk ad esempio. Non direi che è stato uno dei miei maestri quando ho iniziato a fare musica, perché allora stavo ascoltando altre cose ma lui ha avuto una certa influenza su di me. Penso che il primo disco che ho comprato nella mia vita è stato “Oxygène”. Avevo circa 8 anni e lo avevo sentito alla radio. Non sapevo cosa fosse, ma ero totalmente ossessionato, ho dovuto canticchiare la canzone ai negozianti fino a quando uno di loro ha detto: “E’ Jean-Michel Jarre”. La cosa totalmente folle è che oggi abbiamo progetti insieme.
Proprio parlando di Infinè sembri essere un “Totti/Zanetti/Del Piero dell’Infinè”, che non hanno mai lasciato la loro squadra di calcio, come s’è creata una relazione così inscindibile e perché?
Tre belle etichette erano interessate alla mia musica quando ho iniziato. Ho scelto Infiné e non me ne pento. Non è certamente l’etichetta più grande, ma ho subito sentito un’energia e uno spirito che mi è piaciuto molto. In un certo senso mi sento come se fossimo cresciuti insieme… si tratta di una storia molto bella.
Se Tohu Bohu è stata la tua consacrazione, per il prossimo album dovresti migliorare ancora. Le tue intenzioni sono pronte a vedere la luce? Come è il tuo processo di produzione, analogico vs digitale?
Il mio studio e le mie tecniche di produzione si sono evoluti. Ho fatto il primo album interamente in digitale, con pochissimi mezzi, basta un computer e un paio di plug. Per il secondo album ho usato macchine analogiche, vecchi synth e drum machine. Cerco di includere sempre più e e più suoni acustici nelle mie produzioni (violoncello, voce e altro…). Mi piace molto la miscela tra elettronica ed organico.
Qual è il significato che dai alla tua musica? E qual è la traccia che più ami prodotta da te? Progetti per il futuro? (Non solo i progetti musicali).
Non do un senso alla mia musica. Voglio dire, il senso della mia musica è musica. Quando sono in studio, meno penso, meglio va. Se provo a intellettualizzare il mio suono poi va completamente sbagliato. Il mio metodo è quello di andare in studio la mattina, ancora un pò confuso e produrre musica. Quando succede viene fuori un sacco di roba, un grande “Tohu-Bohu”, un caos, poi arriva il momento di decidere che cosa è bene e ciò che non lo è, e cercare di risolvere il disordine risultante e creare qualcosa. Per questo ho chiamato il mio secondo album Tohu-Bohu (slang francese per casino, caos). E’ davvero difficile rispondere a questa domanda, è un pò come chiedere quale dei tuoi figli è il tuo preferito! Devo ammettere che mi piace molto “Bora”, perché quella traccia era il punto di partenza per un sacco di cose per me e perché c’è la voce del mio amico Alain Damasio. Poi c’è Bye Bye Macadam su cui si può sentire la mia ragazza e so che rappresenta una transizione, ho iniziato la traccia a Parigi e finita a Berlino. C’è un sacco di roba! Collaborazioni, remix, colonne sonore di film, un terzo album.
English Version:
33 years at the end of June and already artist (not dj!) Of the year 2012 for the French cousins magazine Trax. Movie student at Sourbone-Novelle in the past, now well-known artist difficult to place in the scene as electronics for his increasingly experiences, Erwan Castex has taken the first steps with the Italian Lucy (Luca Mortellaro) and then 2 albums in Infinè, always under the supervision of Agoria, always France! An interview to learn more about this artist who promises to give light to a third album and to important collaborations, very important, the most important of the French.
I’m impressed. I got to say it, you are almost 33 and you have done a lot of things very distinctive and so multifaceted in the world of music. First of all: how is your feeling about listening music, not producing. Are you influenced by listening in your production or there are other things most important that gives you the roots for a new Ep, single or album?
My influences are rather vague and very vast at the same time… I get inspired listening to records of course, but it can also come from watching a film, reading a book, talking with people.
Do you wanna talk us about your beginnings? From the period of your first tracks with Luca Mortellaro to the 2012 album Tohu Bohu, what is changed and what is still there about your emotions and the atmosphere you would create?
I started making music very early, without ambitions or strategy. It was a kind of outlet and I wasn’t playing my music to anybody. After studying cinema I started working on film sets… I thought I’d become a film director. In that period I met up with Luca in Paris at some friends we had in common, in a party that wasn’t very good… He was djing but nobody was dancing. I kind of liked the music he played and I went up to him, because he seemed rather depressed. We got on well. The next week we were producing a track at his place. Then another track, then another… He then sent the tracks to various labels and we produced the first records by Lucy. It was the first time our music ended up on a record, and it was very exciting. It gave me self-confidence and I sent a demo of tracks that were more personal to 3 labels; I was lucky enough to get 3 positive responses. Eventually I released “Bora”, the first record under Rone on the label Infiné. Soon after I got very cool feedback from monsters like Massive Attack, Laurent Garnier or Sasha, then I did my first live performance, then my debut album… Everything was very easy and happening in a very natural way. Then when it was time to make the second album, I was blocked. I suddenly realised that music had become my full time job and I felt some kind of pressure. I had the feeling people were expecting something from me. It took me some time to get back to the lightness of the early days, when I was making music just for fun, in all simplicity and light-headed.
Another thing that i could notice in these years is an impressive emperor that the French djs, musician and producers are creating, I mean, the next album of Daft Punk has been waited like a new bible, Laurent Garnier still goes around the world like first years of his career, Justice seem to be the novel rockstars and in last year you have been awarded by Trax magazine like “Best French Artist”. Do you think that something could be linked to the birth roots in the music expression? How is changed your way to produce moving from paris to berlin?
I think that the geographical influence has actually less and less impact on musical creativity. With the Internet and the new production methods, borders no longer exist… For example on Infiné you have artists from France, Austria, Mexico, Poland… But at the end of the day one tends to forget where they’re all coming from. I don’t think my music sounds particularly French or that it’s been influenced by some German electronic scene, just because I moved to Berlin. The city however has influenced me, but more by its size, its rhythm.
From “Spanish Breakfast” to “So So So” videoclips and talking about your studies of Sorbonue-Novelle, what is your point of view about videos related to the track? A way to let express something that could not be comprised by the lonely listening?
I see it more like a bonus. Of course music works perfectly on its own and everyone can close their eyes and imagine their own video clip. I’m interested in working with directors who suggest a different vision or interpretation of my music. I actually worked in the audio-visual field, I studied cinema and I watch a lot of films. I actually watch more DVDs than I listen to records! Which is why image becomes naturally obvious to me. I have lots of friends who work in that field. At some point I was being approached by production companies who wanted to do videos for me, but I wasn’t interested. I like it to remain a friend’s thing. The idea is to give the track a second life, to take it further. But I have to admit that yes, when I compose a track, I ask myself which of my friends could do the visuals. Maybe one day I’ll direct one of my own videos. I have a lot of respect for guys like Mr. Oizo who hasn’t made a decision between music and film: he makes both, which is remarkable.
Recently the pioneer of electronic music (Jean Micheal Jarre) have selected 2 tracks of yours to define the Infinè compilation, more than the others, what have been the feeling about this? I mean, in your tracks we could listen something that reminds Jarre atmospheres, he was one of your master when you start producing?
He actually selected 3 tracks, but Infiné said it was a bit much! Of course I’m honoured, Jean-Michel Jarre is a living legend, a reference as much as Kraftwerk for example. I wouldn’t say he was one of my masters when I started making music, because I was listening to other things back then but he certainly had some influence on me. I think the first record I bought in my life was “Oxygène”. I was around 8 and I had heard it on the radio… I didn’t know what it was but I was totally obsessed, I had to hum the song to the shop keepers until one of them said: “it’s Jean-Michel Jarre”. What’s totally mad is that today, we have projects together.
And then, you seem to be like the “Totti/Zanetti/Del Piero of InFinè”, that haven’t ever left their football club, how has been created a so inseparable relationship with the label and why?
3 nice labels were interested in my music when I started. I went for Infiné and I don’t regret it. It’s certainly not the biggest label but I immediately felt an energy and a spirit that I really liked. In a way I feel like we’re grown up together… it’s a very nice story.
If Tohu Bohu has been your consecration, for the next album u have to improve even better. Your insights are ready to see the light? How is your production process, analogic vs digital?
My studio and my production methods have evolved. I did the first album entirely digitally, with very little means, just a computer and a few plugs. For the second album I used analog machines, old synths and drum machines. I try to include more and more acoustic sounds in my productions too (cello, voice and other instruments…). I really like that electronic/organic mix.
What is the meaning that you give to your music? And, what is your beloved track produced by you? Projects for the future?(not only musical projects).
I don’t really give a meaning to my music. I mean, the meaning of my music is music. When I’m in the studio, the less I think, the better it goes. If I try to intellectualize my sound, then it goes completely wrong. My method is to go to the studio in the morning, still a bit fuzzy and to produce music. That’s when lots of stuff comes out, a big “tohu-bohu”, a mess, a chaos then comes the time to decide what’s good and what isn’t, and try and sort out the resulting mess and create something from it. That’s why I called my second album Tohu-Bohu (french slang for mess, chaos). It’s really difficult to answer that question. It’s a bit like asking which of your children is your favourite one! I have to admit I really like “Bora”, because that track was the starting point to lots of things for me, and because there’s vocals by my friend Alain Damasio. Then there’s Bye Bye Macadam on which you can hear my girlfriend… and so which represents a transition, I started the track in Paris and finished it in Berlin… Lot’s of stuff! collaborations, remixes, film scores, a third album.