Accoppiata stimolante già sulla carta. Da un lato, il giovane trio londinese e il suo brano più noto, singolo e traccia portante di un primo album (“Seabed”, uscito per R&S ad aprile) che ha raccolto molti consensi con la sua fusione di delicatezze ritmiche e pop malinconico, r’n’b scheletrico e easy listening da maneggiare con cura. Settore “nostalgia per un periodo in cui non eravamo ancora nati”, e per il quale chi c’era nutre invece sentimenti molto meno teneri; gli Ottanta, evidentemente. Dall’altro, il barba Gabor Schablitzki detto Robag Wruhme, già metà dei semi-mitologici Wighnomy Brothers e oggi una delle personalità meno banali della scena post-minimal internazionale.
E infatti: i suoi due trattamenti rimandano dritti alle splendide atmosfere di “Thora Wukk” e “Wuppdeckmischmampflow”, rispettivamente suo ultimo album di studio per Pampa e mixato per Kompakt. Il languore e i sussurri dell’originale sembrano fatti apposta per la visione poetica del produttore di Jena, per il suo combinare con maestria e profondità emozioni e quattro quarti, uomo e macchina.
Il primo dei due, il “Robag’s Moppa Habax NB Remix”, porta la canzone in pista. Non nell’ora di punta, ché avrebbe voluto dire snaturarla e basta, ma ai momenti poco prima del ritorno a casa, quando il sole spunta. Ne asseconda la natura melodica con tiro house mai prevalente ma dritto e spedito, inserti di voce che annunciano il cantato vero e proprio e ricami di synth e chitarra, ma inserendo anche un paio almeno di interessanti deviazioni dal canovaccio balearico risultante: un primo break breve di soli voce, cassa, e charleston in crescendo; un secondo più scuro e dissonante, ripreso ancora più alieno nel finale. Lato oscuro che emerge con più decisione nel “Robag’s Habay Latoff NB Remix”, ritmo più marziale e dubbato, traccia che si fa strumentale e cambia pelle in continuazione, alternando dolci frasi melodiche del materiale di partenza a rumori e corpi estranei che saltano su da ogni parte, voci ridotte ai minimi termini e usate come strato strumentale (ma che tornano umane sul finale, per un micro-passaggio notevole).