Siamo sempre contenti di parlare di release italiane, e quando hanno un respiro internazionale lo siamo ancora di più.
Questa volta è il caso del nuovo disco dei Tempelhof su Hell Yeah, artisti ed etichetta italianissimi nonostante il nome che non hanno nulla da invidiare ad artisti più blasonati provenienti da Berlino, Londra o chissà dove.
La traccia di apertura nonchè title track dell’EP è un eccellente strumento da riscaldamento della pista dal battito rallentato, ideale per l’inizio serata ma in grado di fare ottime figure anche con il sole alto in cielo grazie ai suoi pad viaggiosissimi che affiancano delle percussioni adatte ai palati più raffinati; completamente diversa, invece, è l’altra traccia originale, “Dunga”.
La traccia intitolata come il grande mediano brasiliano degli anni ’90 è infatti una di quelle tracce che se uscissero a nome Midland o Joy Orbison finirebbero immediatamente nelle chart di mezzo mondo, con quel bassone rotolante senza compromessi, quel vocal “Whatcha Gonna Do” e, soprattutto, quella pausa in cui i pad farebbero alzare le mani al cielo a chiunque.
A completare l’EP, due remix di altrettanti artisti italiani: Fabrizio Mammarella rivisita “City Airport” in chiave vagamente italodisco, trasformando la rilassatezza dell’originale in headbanging moderato ma mantenendone la classe cristallina, mentre Margot aggiunge a “Dunga” un basso graffiante quasi electro in combinazione con dei synth da lacrimoni che stravolgono completamente la traccia di partenza, con cui di fatto il remix ha in comune solo una pausa devastante.
Insomma, nonostante il nome berlinese i due Tempelhof sono italianissimi, e “City Airport EP” è un ottimo motivo per esserne orgogliosi.