Gli amanti dell’uplifting, quest’anno, hanno aspettato il 28 giugno come un bimbo aspetta il 25 dicembre. Il motivo è presto detto: l’uscita del secondo album di Aly & Fila, “Quiet Storm”.
Il duo egiziano è sotto i riflettori della scena trance dal 2011, anno della hit “We Control The Sunlight”, e si è conquistato un posto nell’olimpo dei big, a colpi di singoli come “Coming Home”, “Perfect Love” in collaborazione con Roger Shah e con la voce di Adrina Thorpe, e “Vapourize” con John O’Callaghan, solo per citarne alcuni. Aly Amr Fathalah e Fadi Wassef Naguib tornano, è proprio il caso di dire, nell’occhio del ciclone, con un album che ha tutto il sapore di una consacrazione: 16 tracce, un’ora abbondante di uplifting pura in tutte le sue forme, a smontare, se mai ce ne fosse bisogno, le teorie che la dipingono come un genere tutto cassa dritta e rolling bass.
Vi sfido ad etichettare in un modo diverso pezzi come “Mysterys Unfold”, “Speed of Sound”, “Mother Nature” e la bellissima “Where to Now”, tracce dalla forte carica emotiva, che disegnano atmosfere sognanti e malinconiche, e che nelle mani dei giusti remixer sapranno diventare vere bombe da club. Queste ultime, e non potrebbe essere altrimenti, non mancano all’interno dell’album. Di alcune ho già potuto sperimentare l’impatto in pista, che come prevedibile, è semplicemente devastante (riascoltare i set di Fadi agli ASOT600 di Den Bosch, Mumbai e Kuala Lumpur con un’occhio alla tracklist, per credere). Anche quando c’è da andare dritti, però, i ragazzi non sono mai banali, e pur rispettando i canoni imposti da un certo tipo di traccia pensata per infiammare i dancefloor più “duri e puri”, riescono a dimostrare maturità e ricerca sonora degne di nota, soprattutto nei breakdown, dove tra pad e violini sintetici vengono all’occorrenza incastrati vocal ipnotici ed eterei come nel caso di “Your Heart Is Mine”. Il disco contiene anche un paio di pezzi più “radiofonici” (termine da prendere molto con le pinze, stiamo pur sempre parlando di uplifting), il singolo “Running Out Of Time” con una delle voci maschili per eccellenza, Chris Jones, e “End Of The Road”, dal sapore più “estivo” ed happy.
La conclusione è che più lo ascolto, più mi convinco che sia un gran bell’album, nonostante al primo impatto non mi avesse emozionato in modo particolare, e sono sicuro che durante l’estate avrò occasione di apprezzarne gli highlights: appuntamento al Future Sounds Of Egypt 300, a fine agosto, ad Amsterdam!