Foligno, una cittadina tranquilla che ha tanto da offrire artisticamente parlando e altrettanto accogliente. Ok senza dubbio, ma uscendo per le strade e vicoli del centro in questo periodo, ci si accorge subito che non sono giorni qualsiasi. Non stiamo parlando della rievocazione della Giostra Della Quintana, ma di un festival divenuto punto di riferimento per chi naviga nei mondi non comuni della ricerca sonora e sempre capace di soddisfare anche le aspettative più ampie. I ragazzi del Dancity ci sanno fare e anche quest’anno hanno curato ogni particolare, trasformando luoghi medievali, chiostri e chiese sconsacrate in location indimenticabili per gli artisti e per il pubblico, rendendone per l’ottava volta il festival italiano dalla vocazione europea con un’identità unica nel panorama degli eventi del vecchio continente.
Doveva essere un aperitivo entusiasmante e lo è stato con un progetto artistico molto legato al territorio: i ragazzi folignati Tamburini della Quintana in abiti medievali, si sono esibiti con percussioni improbabili a suon di ben quarantadue tamburini, incontrando le sonorità imprevedibili del produttore Shackleton. Applausi!
Accompagnati da un improvviso temporale si è poi continuato con il live punk-funk-no-wave di Chromb e quello dei Deerhunter. Qualche problema tecnico e di nuovo Shackleton a rimettere il buon umore con un live di bella techno dalle geometrie notevoli e complesse. Pinch non ci regala nessun dj set dubstep come da carta d’identita, al massimo qualche accenno tra dischi techno di qualità.
La pioggia, il freddo, la notizia che Craig Richards era ancora oltremanica e non sarebbe arrivato in tempo per l’esibizione a palazzo Candiotti. Potete immaginare lo sconforto e lo stato d’animo che si è diffuso nell’aria della città umbra nelle prime ore del secondo giorno del festival? Tranquilli! Lo staff Dancity ha pensato anche a questo! Il cielo grigio sopra la corte di palazzo Candiotti è stato sostituito dal soffitto a travi di legno dell’auditorium e il nostrano dj Salvatore Stallone ha sostituito (molto degnamente) il resident dello storico Fabric di Londra. Emozionante e trionfante il live di Andy Stott che anche qui con il suo groove possente e rigorosamente sotto i cento bpm ha conquistato il dancefloor bello pieno. Tanto di cappello. La pioggia smette per fortuna e il Serendipity (sinonimo di club all’avanguardia in Europa – mi permetto di dire) è pronto per ospitare maestri di sempre della techno: il leggendario Robert Hood e il berlinese Ben Klock. Non mancano menti nuove come Claro Intelecto che con il suo live coinvolgente fatto di deep profonda e techno strumentale ha dimostrato anche a Foligno di essere il portavoce di techno per l’anima. Poi il giovane talento Andrea Sartori aka DeepAlso, che, con i suoi suoni evocativi e ritmi ricercati ha conquistato gli esperti più scettici e anche chi era lì semplicemente per ballare. Alla fine, sotto i primi raggi di sole e a colpi di cassa made in Berlin si è chiuso questo uggioso ma piacevole venerdì con tante presenze e tanti sorrisi.
Per chi avesse gusti diversi (non necessariamente 100% techno) basta andare a riposare e aspettare che Dancity apra di nuove le porte. Sarà un sabato pieno di appuntamenti importanti.
Sarà per l’avanguardia, l’innovazione e la qualità musicale che Red Bull Music Academy sceglie ancora una volta Dancity festival, presentando questo terzo ed ultimo giorno: sabato 29.
Si parte con lo show di uno degli artisti più interessanti degli ultimi anni, la musica di Ghostpoet prende letteralmente vita nella sua esibizione live. Fuori dell’auditorium l’aria oltre ad essere più gradevole per la temperatura, vibra. Nella corte di palazzo Candiotti si stanno infatti esibendo i Schroeders, sperimentando virtuosi beat club-elettronici e ambient music. Poi Trus’me ci fa ballare in piena luce del giorno, occhiali da sole e una selezione di vinili house/techno veramente azzeccata per il contesto. Ormai di casa a Foligno, lo troviamo poi a ballare con noi/voi e qualche domanda nasce spontanea: si parla del territorio e della location insolita per un festival, come questo meraviglioso palazzo settecentesco. Scende la notte e sotto lo sguardo padrone di Des continueremo questo grandioso viaggio con gli Zombie Zombie, Arttu, Metro Area, Mathew Jonson, fino all’ultimo disco richiesto a forza di applausi a James Holden dopo una “finta” chiusura del suo set come sempre galattico e “border line”. Chi possiede la dote di sdoppiarsi non si sarà perso la sessione in contemporanea nell’auditorium San Domenico, dove il talentuoso pianista jazz Tigran Hamasyan incontra il trio LV sfornando un live crudo, elettrizzante e al tempo stesso concreto, si, perchè seduti in poltrona la vibrazione del basso la senti tutta e la nota del piano in auditorium non è tiepida, ma arriva all’orecchio ancora bollente.
Il concetto/obiettivo di quest’anno “A Unitary Urbanism” è stato raggiunto quindi. Giovani da ogni parte d’Italia e del mondo hanno contribuito alla valorizzazione di questo luogo comune nel quotidiano, ma speciale per questa occasione con musica, arte e buon cibo. Come anche la vantaggiosa collaborazione con la Red Bull Music Academy, che, rappresenta un altro traguardo importante per lo staff folignate. Dancity è l’appuntamento annuale che va al di là di una semplice successione di live e dj set. Già la location è un valore aggiunto e non da sottovalutare e la scelta degli artisti è sempre in grado di soddisfare anche le richieste più esigenti. Una situazione ben collocata e ben organizzata che pensa alla funzione stessa della musica e dell’arte in generale piuttosto che alla fruizione. La speranza ovviamente è che non ci sia un contagio delle mode in futuro. Sarà dura, dovranno prima oltrepassare le montagne umbre e sconfiggere la tribù elettronica di Foligno.