Avevamo lasciato il romano Egisto Sopor in mezzo ai suoi esperimenti analogici, che partendo da lontane radici acid e techno passavano per l’Italia del sogno cosmic, e arrivavano a un connubio di colonne sonore d’annata e psichedelia elettronica, con puntate nei quattro quarti. Valide testimonianze, un album per la britannica Planet Mu (“Digital Native”, 2012) e uno per la belga audioMER (“Daydream”, 2013).
Lo ritroviamo oggi con quattro tracce per la molto cool 100% Silk, che completano la transizione di cui sopra verso la pista da ballo, per mezzo di una house gommosa e sognante che sa di boogie primordiale, levigatezze disco-soul e memorie distorte di (musica e cultura) pop anni ’80. Roba da festa in spiaggia, ma con tocchi creativi e sostanza underground a sufficenza per prenderlo come un complimento.
Il piglio veloce di “Whatever”, costruita su un giro di basso semplice e diretto che dira e rigira è sempre quello, ariosa nelle sue svisate jazzate. Quello appena più rilassato, ma fatto della medesima pasta, di “Shattered”, che aggiunge tappeti di effetti tipo videogiochi d’epoca. Il funk ipnagogico di “3 Cents”, pomeriggio sul motoscafo del daddy e accordi house effettati. Il vocione di Barry White trattato all’estremo sui fiocchetti sintetici di “Barry Speaks”. Roba ricca di inventiva e piena di particolari, che sulla distanza della singola traccia scorre leggera come il vento, fresca come un calice di champagne. Ecco, un album intero forse sarebbe troppo, e anche sulla breve distanza dell’EP l’ascolto integrale risulta un po’ monotono, ma in borsa il vinile conviene infilarlo comunque.