Tagliare il traguardo delle cento release non è roba da poco, nemmeno se ti chiami Cocoon e da oltre un decennio ti sbizzarrisci organizzando feste, festival e dettando più o meno legge all’interno del mercato discografico. Facile, penserete voi, ma confrontando il percorso fatto da altre label (soprattutto quele un pelino più giovani) che ambiscono a tanta grazia si fa poca fatica a capire come il percorso sia ricco di insidie, nonostante i “big name” e le “special guest” mirabolanti chiamate per saltuarie collaborazioni. Nel tempo, infatti, Cocoon ci ha deliziato pubblicando la musica di artisti incredibili quali Extrawelt, Ricardo Villalobos e Minilogue, giusto per citare i primi nomi che mi saltano in mente, smarcando abilmente i fisiologici passaggi a vuoto che un catalogo di cento release non può non avere. Credere per primi in certi nomi, andando ben oltre le mode passeggere, non è fortuna bensì una prova di forza e di lungimiranza.
E così eccoci giunti alla raccolta “Cocoon 100” – doppio CD e triplo vinile per una selezione più snella – che vuole fornire un concentrato musicale che rappresenti l’essenza della label di Francoforte. E’ effettivamente così, pur presentando esclusivamente materiale inedito, fuggendo la stucchevole abitudine dei “Best Of” che non sono buoni nemmeno in occasione dei grandissimi festival – avete presente i vari “WMC Sampler”, “ADE Selection” e “Sonar Bla bla bla”? – e che restano buoni sotto Natale solo per i nostalgici di Antonello Venditti e Vasco Rossi.
Bello “Blomma”, vero? E allora ecco “Kana”, il nuovo viaggio spaziale firmato Minilogue. Vi manca il tocco delicato di Jacek Sienkiewick (qui sotto il moniker di Recognition) e la classe di Ricardo? Per voi, rispettivamente, “100 Times” e “Arild”. E così via, l’elenco è lungo: Gregor Tresher, Petar Dundov, Secret Cinema, Loco Dice, Legowelt (“In The Down Of Light” è un trip profondissimo, buoio come la notte), Nick Curly, Popof, Galuzzi e Lawrence con tutto il suo tocco magico – quello dei vari Smallville e Dial, per intenderci. Diciassette capoccioni, insomma, di quelli di cui il vecchio Sven si circonda da anni e che, fedelissimi, gli prestano il fianco.
Un bel guazzabuglio, bello per davvero.