Pensate a quante label avete visto nascere, diventare grandi (o pseudo tali) e finire nell’anonimato più totale nell’arco di pochi anni. E’ la storia della musica, specie se “evanescente” come quella che siamo soliti ballare ogni weekend; è la storia di un’industria che ha nei suoi più attivi protagonisti attori che puntano alla scalata rapida senza però curarsi del percorso da intraprendere e dalle basi da costruire a monte. I casi delle varie Area Remote e Cecille – label che gli appassionati di musica house hanno supportato a lungo ma che da qualche tempo non hanno saputo mantenere gli standard che le premesse e i primi anni di uscite lasciavano presagire – in fondo parlano piuttosto chiaro. Hanno limitato la crescita allo stato di “tappe di passaggio gradite e necessarie” per molti artisti, ecco.
Eppure esistono realtà radicalmente diverse: c’è Ovum, per esempio, che pur essendo a spasso da quasi un ventennio non ha mai vestito i panni dell’etichetta da rincorrere (Desolat, Cadenza e Cocoon sono circondate da ben altro buzz, giusto per citare i casi più lampanti). Comprimaria? E allora? Il Josh Wink di turno dovrebbe lasciar perdere e mollare tutto? No, perché pur non avendo uno showcase nella venue più esclusiva di Barcellona durante la settimana del Sonar e pur non viaggiando a lettere cubitali sui flyer di mezza Europa come il party da non perdere, Ovum è comunque una label che stacca nettamente il 70% delle altre label che invadono Beatport. Ammesso che i web store siamo pieni di mondezza, è chiaro.
Ovum ha da anni standard alti, nonostante qualche battuta a vuoto e nonostante qualche uscita infelice – su due piedi mi viene in mente l’EP di Ambivalent di questa estate. La label di Philadelphia fa il suo, affidando il catalogo ad un crew di artisti rodata e fedele di cui fa parte anche l’istraeliano Shlomi Aber, owner di Be As One e autore di diverse uscite di buon livello (tra cui spicca l’album “Chicago Days / Detroit Nights” del 2010). Il buon Shlomi è uno di quelli che raramente sconvolge ma che ancor più raramente sbaglia un’uscita e “Slack Tide”, il nuovo EP tutto bassline e groove incalzante, ne è la conferma. Si tratta dell’usato sicuro, quello migliore del 70% dei dischi che per sbaglio potreste comprare su Beatport.