I miei due amici Scott e Austen sono due meravigliosi fratelli mancuniani dai capelli rossi e dalla pelle lattiginosa. Venerdì scorso, verso le 12 mi arriva una loro telefeonata: “Hey man, how you doing? Wanna come to a party this afternoon?”. E chi sono io per rifiutare un invito ad una festa? Soprattutto quando è di venerdì pomeriggio?
Dovete sapere che i due ragazzi suddetti hanno la migliore etichetta discografica attualmente in circolazione qui a Londra, la Danse Club Records che tanto di sè sta facendo parlare per il globo grazie ad una selezione di raffinatissima e morbidissima deep house e soprattutto grazie a nomi grossi che fanno capolino tra i solchi dei loro vinili… (provate a cercare l’etichetta su Resident Advisor per credere). Dovete anche sapere che la festa era in verità la settimanale festa del venerdì pomeriggio negli uffici DJ Mag UK, qui a Shoreditch… insomma per un vero e proprio paradiso in terra per il sottoscritto. Pensate: dischi, musica, rivista, gente che lavora di musica, gente che lavora per la musica (seguono altri enunciati simili con preposizioni varie). Blindatissima festa alla quale si può solo essere invitate e per la quale c’è molto hype in giro.
Superato lo shock per me quasi quotidiano dell’ascensore (sono un claustrofobico degno di nota) vengo accolto in uno studio circolare con al centro un cavedio circondato da finestre che si affaccia sul cortile interno del palazzo, cosa piuttosto rara quando non si sta parlando di council house. In una zona della stanza circolare si apre un altro stanzino con all’interno una postazione dj e telecamere per la trasmissione on line sui vari social network e su Youtube. A cominciare dalla pila di casse di birra (statunitense ahimè) che ti accoglieva all’entrata, tutto era disposto in modo che l’ospite potesse godere al massimo del pomeriggio in casa DJ Mag. Seguivano altrettante casse di birra per tutto lo studio, in punti strategicamente efficaci: sotto le stampanti, come poggia piedi sotto le scrivanie e come poggia ventilatori in ogni anfratto della stanza. La scrivania del capo, affettuosamente trasformata in un mobiletto bar, era circondata da casse di ghiaccio e da bicchieri vuoti, macchie di gin su vinili e mozziconi di sigarette spenti alla bene meglio. Una trentina di persone e non di più si muovevano per la grossa stanza circolare affacciandosi di tanto in tanto nello stanzino di vetro dove tre dj di fama internazionale si alternavano, con urla, cinque alti e birre aperto a go-go. Era davvero il mio paradiso (sì, vabbè, un pelo frivolo per essere un paradiso, ma qui stiamo parlando di musica su di una rivista che parla di musica, eh!).
Così una volta entrato, dopo aver salutato alcuni conoscenti in un angolo della stanza, con una pinta in mano e una copia di un live-set di Laurent Garnier non ancora stato pubblicato, mi metto subito a mio agio accendendomi una sigaretta nel microscopico terrazzino, il quale affaccia sul Cargo, storico locale londinese.
Quando chiedo ad uno a caso se mi insegna a fare un whiskey sour (lo vedevo intento a shakerare), scopro che altro non era che il signor DJ Mag in persona il quale mi ha dato ripetizioni di cocktail, in uno shaker:
– un cucchiaio di zucchero
– ghiaccio
– un limone spremuto
– un albume
– tanto barboun, ma tanto davvero
shakera e al terzo sei un uomo rovinato. Inutile dire che le percezioni mi si sono ampliate, rendendo il pomeriggio in casa DJ Mag un piacevole aneddoto da raccontarvi. Intanto vinili giravano, nuove produzioni non ancora uscite veniva messe sulla console, remix inediti e vecchie glorie mixati da mani esperte, mentre il tecnico del suono, zelantemente e sobriamente, registrava e controllava che tutto funzionasse. Quando alle sette di sera sono uscito da lì dentro, mi sembravano le cinque del mattino, ma ahimé il sole era ancora alto in cielo e la serata ancora giovane e fresca… giusto in tempo per riprendersi ed andare a vedere Juan Maclean allo XOYO.