Per parlare della sua carriera musicale probabilmente avrei potuto creare un’intervista a puntate, che sicuramente avrebbe battuto Beautiful per longevità, nella quale avrei potuto spaziare nello specifico della sua interessantissima, e aggiungerei anche occupatissima, vita. Trent’anni nei quali ha fatto ballare intere generazioni di clubber, con la sua musica mai scontata e sempre all’avanguardia. Signori e signore, ecco a voi Kirk Degiorgio.
Kirk, la tua carriera trentennale ha visto avvicendarsi intere generazioni di dj, ognuno col suo genere musicale e con il suo seguito di fans. Gli artisti che possono vantare una carriera così lunga non sono molti. Perché credi di essere riuscito a “sopravvivere” tra i tanti?
Probabilmente perché non sono mai diventato mainstream. O forse perché ho sempre cercato idee nuove. La ragione più importante sicuramente però è perché non l’ho mai vista come una “carriera”, ma semplicemente come la mia vita.
Ventuno anni fa nasceva ART Label (ndr. acronimo di Applied Rythmic Technology), la tua etichetta che ha visto crescere artisti del calibro di Carl Craig, Aphex Twin e tanti altri. Sarebbe interessantissimo sapere da un addetto ai lavori quali sono state le evoluzioni, o involuzioni, del mercato discografico a cavallo del nuovo millennio.
Il cambiamento più grande si può dire che sia stata l’avvento di internet. Adesso un artista può essere ascoltato da molte più persone e in molti più modi di prima, quando la radio era l’unico mezzo per far sentire la propria musica al di fuori dei club. Anche imparare fare musica è cambiato; ora è più semplice avere le conoscenze necessarie per fare musica. Questo si traduce in una gran quantità di musica oggigiorno, ma significa anche che tale musica può essere fatta da persone che fino a qualche tempo fa non avrebbero avuto la possibilità, e questa è una gran cosa!
Sei stato il primo dj conosciuto ad usare Ableton Live per i tuoi dj set. Come ci si sente ad essere in pioniere di qualcosa che ora è alla portata di tutti? Te lo chiedo perché personalmente mi sentirei figo come Antonio Meucci nell’usare un iPhone.
È qualcosa di cui vado fiero, soprattutto per il fatto che ho iniziato a farlo quando tanti all’epoca mi guardavano male, principalmente per il fatto che non capivano quello che stavo facendo. Ora Serato, Traktor, Ableton e chiavette USB sono più che comuni da vedere, quindi direi che sono state completamente accettate.
In una recente intervista hai ammesso di non essere contro la generazione di internet e che, al contrario, tale mezzo di comunicazione ha salvato la musica. Perché?
Si, perché ha reso fruibile le conoscenze necessarie a tutti per fare musica. Quando ho iniziato io era difficile imparare ad amministrare un’etichetta, a fare dei master fatti bene per un disco, trovare chi facesse buoni artwork, trovare un distributore e così via. Quindi si era sempre in guerra con le label maggiori che potevano permettersi il meglio.
Ho avuto piacere di ascoltare l’intera release Sambatek e devo ammettere che non faccio fatica a credere che artisti come Laurent Garnier, John Tejada, Osunlade, Seth Troxler e tanti altri ne siano già innamorati. Puoi dirmi da dove arriva questa tua voglia di unire due generi come la techno e la samba e come è stato sviluppato il concept dell’album?
Devi sapere che ho un amore incredibile per la musica brasiliana e Far Out è l’etichetta che offre le maggiori conoscenze di artisti brasiliani. Circa dieci anni fa è uscito il mio progetto Offworld, sempre su Far Out, così ho creduto fosse ora di crearne un seguito. Credo che chiunque ami la musica ami quella brasiliana e per questo SambaTek si rivolge ad una cerchia piuttosto allargata di dj e dancefloor.
Capita spesso di imbattermi nel tuo nome guardando seminari online di importanti magazine del settore e mi pare d’aver capito che il ruolo di insegnante ormai ti calzi a pennello. Ripensando alla tua carriera, pensi sia più importante l’autoapprendimento o avere una persona esperta che ti insegni l’ABC di un sequencer?
Credo che entrambe le cose abbiamo i loro vantaggi. Io non sono un musicista ma ho imparato da autodidatta un po’ di teoria musicale, quindi credo di aver adottato entrambi gli approcci.
English Version:
In order to speak about his musical career we should create an interview with hundreds of episodes, which surely would beat Beautiful for longevity, in which we could go into details of his very interesting and very busy life. Thirty years in which he made entire generations of clubbers dancing, with his music never predictable and always at the forefront. Ladies and gentlemen, here is Kirk Degiorgio.
Kirk, your thirty-years’ career has seen the succession of entire generations of djs, everyone with its own music genre and with its own fans. There are not too many artists who can boast such a long career. Why do you think you managed to “survive” among many?
Maybe it’s because I’ve never really crossed over to the mainstream. Always trying out new ideas also helps. Most importantly, maybe it’s because I’ve never looked at it like a career. It’s my life – not separate.
Twenty-one years ago has born ART (acronym for Applied Rythmic Technology), your label which has launched artist like Carl Craig, Aphex Twin and many others. It would be interesting to know from an insider which were the changes, or involutions, in the recording industry at the turn of the new millennium.
The biggest change would be the impact of the internet. Now an artist can be heard by many more people than they could when radio was the only way to get heard outside of clubs. Also, music technology became more widespread and the knowledge required more easily obtained. It means there is more music than ever nowadays, but it also means music is made by people who previously might not have had the chance, which is a great thing.
You are the first known djs to use Ableton Live for your dj sets. How does it feel to be a pioneer of something that is now available to everyone? I’m asking it because I would personally feel as cool as Antonio Meucci in using an iPhone.
It’s something I’m proud about and a little bit arrogant – because I was doing this at a time when there were many doubters and negative attitudes from other dj’s. Mainly because they couldn’t understand what I was actually doing. Now Serato, Traktor, USB sticks, Ableton are all common in clubs so it’s totally accepted now.
In a recent interview you admitted to be not against the generation of the Internet and that, on the contrary, this means of communication saved the music industry. Why do you think so?
It has democratised the knowledge needed to be creative in the music industry. When I started, it was hard to learn how to start a label, how to master a record, how to get artwork commissioned, find somebody to distribute, etc. So we were always up against the larger record companies who could market their product better, getting more profile in stores, etc. Now it’s a level playing field and a lot of music that would never have been made or heard exists.
I had the pleasure of listening to the entire release Sambatek and I must admit that I didn’t find it hard to believe that artists like Laurent Garnier, John Tejada, Osunlade, Seth Troxler and many others are already in love with it. Can you tell me why did you decide to mix two genres like techno and samba and how the concept of the album has been developed?
I really have a love of Brazilian music – and Far Out are the most forward thinking label with connections with Brazilian artists. I released my Offworld project with Far Out ten years ago, so I thought it was time for a follow up. I think Brazilian music has an uplifting quality that everyone around the world who loves music can be moved by, hence SambaTek’s appeal to a wide range of dj’s.
It often happen to meet with your name by looking online seminars of the major magazines and it seems that you enjoy a lot the role of teacher, which i can ensure that fits you like a glove. Looking back at your career, do you think is better being a self-made producer or you prefer music schools?
I think both have their advantages. I am not a musician but I have self-taught myself a little about music theory so a combination of the two approaches has worked for me.