Eduardo De La Calle inizia il suo percorso più di quindici anni fa, in un modo alquanto inconsueto, prima come live performer, in seguito come dj ed infine come producer. Nel corso di questi anni ha maturato la propria esperienza dietro la consolle costruendosi un caratteristico gusto musicale affiancato da un adeguato sapere tecnico. È stato anche etichettato come un artista controverso, in ambito techno, per aver fatto un uso, secondo alcuni improprio, della pratica del campionamento. Tuttavia, ciò non sembra aver minato il suo spirito genuino che a livello produttivo si mostra sotto un’aura originale che si tratti di tracce per Non Series, Cadenza, Mule Musiq o Semantica l’obiettivo è sempre lo stesso: sperimentare dando libero sfogo al processo creativo.
Dopo aver aperto un tuo negozio di dischi a Cadice in Andalusia, hai deciso di lavorare al negozio SCI-FI (SCIENCE FICTION VINYLS n.d.r) di Barcellona. Che eredità ti hanno lasciato queste due esperienze lavorative?
È stato fantastico fare quel tipo di esperienze. Penso che ogni dj o produttore dovrebbe lavorare in un negozio di dischi. È il modo migliore per conoscere nuova musica e persone interessanti. Anche le persone con le quali lavori. Le stesse che hanno la medesima passione per la musica ma possono insegnarti qualcosa o farti scoprire cose a cui non avresti mai pensato prima. Si basa tutto sulla curiosità. O meglio, credo sia così.
Hai fondato la tua label, la Analog Solutions Rec. nello stesso periodo che sei andato via da Berlino nel 2011. A che punto di maturazione erano arrivati il tuo sound e la tua ricerca musicale?
Per me si basa tutto sul cercare e sviluppare nuove tecniche per la produzione musicale. E sembra che sia un percorso infinito. Ho cercato di imparare e di rompere le mie barriere ogni volta in modo da ottenere sempre delle sonorità interessanti. È quello che mi rende soddisfatto come produttore. Come ho spiegato non molto tempo fa in un laboratorio sulla musica, probabilmente conosco il 30% delle possibilità tecniche delle macchine che ho in studio. Non si finisce mai di imparare.
Per quale motivo hai deciso di impostarla come una piattaforma personale e quindi di non prenderti cura del lavoro di altri produttori?
Tutto ciò che faccio lo prendo molto personalmente, quindi penso che sia una mia mancanza in qualche modo. Prima di tutto volevo concentrarmi sul mio lavoro in modo da migliorare la qualità delle mie produzioni. Adesso, per il prossimo Analog Solutions 015, ho una traccia di questo sorprendente produttore giapponese chiamato Takahiro Oisi che ho incontrato durante i miei viaggi in Giappone. Perciò credo sia un primo passo. Sono aperto a nuovi artisti sulla mia Analog Solutions, ma penso di non avere molto tempo per selezionare il materiale. Ricevo molte email e devo scusarmi con le persone alle quali non rispondo ma, come ho detto prima, non impiego molto tempo su internet e sul resto, quindi è difficile per me rispondere e sentire tutto. Fortunatamente, credo di poter investirvi più tempo in futuro.
Sempre attraverso la Analog Solutions hai sviluppato un documentario sulla musica elettronica chiamato, BEATZ Divergences and Contradictions of Electronic Music. Quali sono gli interrogativi che ti sei posto e che ti hanno spinto ad iniziare quest’avventura?
Il documentario sarà pronto molto presto. È stata una magnifica esperienza, la mia prima da regista, e fu molto interessante porre tutti questi interrogativi: “in che direzione stiamo procedendo con la musica”, “stiamo raggiungendo qualcosa di positivo”, “l’influenza della società nell’industria musicale” etc. È stato molto interessante da fare sebbene, allo stesso tempo, sia stato una vera sofferenza per finirlo. Lo abbiamo fatto senza un budget, ricevendo solo un aiuto dalle persone intorno a noi, è stato magnifico ripeto ma, non è il miglior modo per farlo, non ripeterei un’esperienza del genere senza avere gli strumenti necessari per farlo al meglio.
In cosa consiste, a parole tue, il vantaggio competitivo di questo tuo progetto rispetto ad altri documentari che trattano dello stesso soggetto?
Penso che sia più di un’esperienza o percorso personale e più di un semplice documentario. Può essere paragonato a un vero e proprio diario di bordo di un dj durante le sue date, i suoi viaggi in tutto il mondo, le conversazioni con i “colleghi” o i proprietari delle etichette, i negozi, i distributori e gli organizzatori.
Il tuo percorso musicale è stato molto lungo e non sempre in discesa. Spesso, quando si ha a che fare con la fama, il successo e i soldi si è costretti a scendere a compromessi. C’è stato un momento in cui hai desiderato mollare tutto e invertire la “rotta”?
È sempre dura. Non è un’industria facile. Devi essere orgoglioso di quello che fai e cercare di non comprometterti troppo. Ho avuto alti e bassi questo è sicuro ma, cerco di non porre i soldi come mio unico obiettivo, nel senso è una cosa necessaria specialmente se suoni solo in vinile perché alla fine è lì che spendo gran parte dei soldi, è come ogni altro tipo droga.
Sei d’accordo che nel campo della produzione musicale, esistono funzioni che noi, in quanto persone, siamo in grado di compiere meglio della tecnologia?
Certamente! L’automatizzazione è sempre peggiore del tocco umano, non c’è dubbio per me. Possiamo programmare le macchine ma non le altre cose che ci circondano. Dal momento in cui conosco la robotica, questa è ancora lontana per essere capace di riprodurre le emozioni e quindi rapportare questo alla creatività e come questa a sua volta si riferisca alla musica. Detto in poche parole: puoi possedere le macchine che vuoi ma se non hai creatività, non concludi niente.
In passato la tua scelta di campionare i lavori che più ami ha rischiato di minare l’attendibilità delle tue produzioni. Puoi illustrarci da cosa parti nella costruzione di una traccia? Come nascono di solito e se segui un metodo?
Ogni traccia è una nuova avventura, un nuovo capitolo, una nuova sfida; non seguo nessun metodo, o al massimo cerco di non farlo. Per me è sempre una questione di sperimentare con gli strumenti che possiedo.
Hai avuto la fortuna di esibirti in molte città in Europa ma anche altrove (recentemente sei atterrato anche a Singapore): esiste un luogo, un club o un modo di vivere che hai incontrato durante i tuoi viaggi e che ti è rimasto impresso ancora oggi?
Tra i posti migliori che ho visto negli ultimi dodici mesi c’è il Berghain/Panorama Bar di Berlino, il quale rimane ancora un modello per ogni club che si rispetti. BLK Market Membership a New York e Concrete a Parigi, non sono da meno. Le persone hanno detto per tanto tempo che la techno non era molto presente e che era morta in queste due città paragonata alla scena di Berlino, Amsterdam o Barcellona. Adesso se guardi qualche evento in queste città, si possono ascoltare alcuni dei più sorprendenti artisti ed è un fattore positivo. Essere atterrato in Giappone e a Singapore è stato un grande piacere: le persone sono davvero appassionate alla musica! Ci sono ancora molti posti in cui non sono stato, è difficile da dire ma, non vedo l’ora in futuro!
Una curiosità: in che modo la disciplina del Bhakti Yoga ti ha aiutato nella vita di tutti i giorni e nella musica.
Quel tipo di Yoga è molto difficile. È lungo da spiegare, richiede molto lavoro. È dura parlarne per me al momento perché sono all’interno di un grande processo e il fatto di cambiare mi costa molto ma, credo che raggiungerò il livello per il quale sto combattendo.
A Luglio è uscito il V.A. di Bosconi Soundsystem, Stallions, al quale hai contribuito con la traccia “Virata Rupa”. Com’è nata questa collaborazione che ti ha portato ad esibirti accanto agli artisti del mixato in occasione del Bosconi Fest a Roma?
Fabio Della Torre mi contattò via internet. È un vero cultore della musica techno e sa guardare al futuro in cerca di nuove idee e concetti attraverso la musica. È stato un piacere lavorare con lui, è stata una meravigliosa collaborazione.
Finora hai preferito sempre il formato dell’EP, ma in futuro ti confronterai presto con un formato più distintivo come quello dell’ LP?
Sto lavorando a due diversi LP per alcune major internazionali. Sto anche pensando di fare una compilation con le uscite della mia Analog Solution, voglio vedere anche come reagiscono le persone, quale sarà il loro feedback, vedremo.
English Version:
Eduardo De La Calle started his own career more than fifteen years ago, in a somewhat unusual way, first as a live performer, then as a dj and in the end as a producer. During these years he ripened his experience behind the decks, conceiving a distinctive musical taste, supported by a right technical skill. He was also defined as a controversial artist in the field of techno, according to some, for doing an improper use of the practice of sampling. However, this doesn’t seem to have undermined his genuine spirit that, at the production level is shown with an original atmosphere, whether it deals with tracks for Non Series, Cadenza, Mule Musiq or Semantica, the ultimate goal is always the same: to experiment, in order to give free outlet to the creative process.
Since you opened a record shop in Cadiz, Andalusia, you have decided to work at the record store SCI-FI (SCIENCE FICTION VINYLS) in Barcelona. What legacy have left these two work experiences?
It was great to have these experiences. I think every dj or producer should work in a record store. It’s the best way to learn about new music and meet interesting people. Also, the people you work with, are interesting because they share the same love for music but they can also teach you or make you discover things that you would not have thought before. Its all about curiosity, I guess.
You founded your own label, Analog Solutions rec. at the same time that you left Berlin, in 2011. What stage of ripeness had reached your sound and your musical research?
For me its about searching and developing new techniques for music production. And it seems to be an endless path. I try to learn and break my own barriers all the time in order to get new interesting sounds. This is what makes me satisfied as a producer. But, as I explained not long ago in a workshop, I probably know only 30% of the technical possibilities of the machines that I have in my studio, it’s a continuous learning process.
Why did you decide to set it as a personal platform and, therefore, not to take care of the work of others producers?
Everything that I do, I take that very personally, so I guess it’s my fault somehow. First of all I wanted to concentrate on my own work in order to improve the quality of my own productions. Now, for the next Analog Solutions 015, I have one track from this great new Japanese producer called Takahiro Oisi that I met during my travels to Japan. So, I guess, it’s a first step. I am available to new artists on Analog Solutions, but I guess I don´t have too much time to filter things. I receive quite a lot of emails and I have to apologize to the people I don´t answer to but, I don´t spend too much time on internet. Therefore it’s hard for me to answer and listen to everything. Hopefully I’m sure, l’ll spend more time on this in the future.
Through Analog Solutions rec. you have developed a documentary about electronic music called BEATZ Divergences and Contradictions of Electronic Music. What were the questions that you placed yourself and that led you to start this adventure?
The documentary will be ready very soon. It was a great experience, my first in the video work, and it was very interesting asking all those questions such as: “where are we going with music right now”, “Are we achieving something positive”, “the influence of society on music industry” etc. It was very interesting to do but, at the same time, it was a real pain to actually finish it. We did “BEATZ” with no budget just getting help from people around us. It’s great but it’s not a fair way to do it. I would not start an adventure like this anymore without having the skills or the instruments to do it well.
What’s, in your own words, the competitive advantage of this project compared to other documentaries that deal with the same subject?
I believe it’s more than a personal experience or journey. It’s like a “Carnet De Voyage” of a dj, during his gigs, travelling around the world and talking with fellow artists or label owners, shop, distributors, promoters.
Your musical journey was long and not always downhill. Often, when it has to do with fame, success and money you are forced to come to compromises. There was a time when you wanted to let go everything and turn the “route”?
Its always hard. Its not an easy industry. You have to be happy with what you have done and then try not to compromise yourself too much. I had ups and downs, undoubtedly. I try not to make money my first objective, I mean it’s a necessary thing especially if you only play vinyl because in the end that’s where I spend most of my money. Its like any other kind of addiction.
Do you agree that in the field of music production, there are functions that we, as a people, are able to make better than technology?
To be sure! The automation is always worse than human touch. There is no doubt about it for me. We set up the machines, not the other things around. As far as I know robotics, it is still far from being capable to reproduce emotions and then creativity and its way to affect music.
In the past, your choice to sample the work that you love, has ventured to mine the reliability of your productions. Can you told us how do you give birth to your tracks? Do you follow always the same method?
Every track is a new adventure, a new chapter, a new challenge; I don’t follow any formula, or at least I try not to. For me it’s all about experimenting and testing with the tools that I have.
You’ve been lucky enough to perform in many cities around Europe but also elsewhere (you have recently landed in Singapore): there is a place, a club or a way of life that, you met during your travels, and you are still greatly surprised by?
Some of the best places I have seen in the last 12 months are Berghain/Panorama Bar in Berlin, reason being that it still remains a model for every other clubs. BLK Market Membership in New York and Concrete in Paris too. People were saying for a long time that techno was not really present, that it was dead in these cities compared to Berlin, Amsterdam or Barcelona. Now if you look at their events, they bring some of the most amazing artists and it’s great. Japan and Singapore were also a great pleasure, people are really passionate about music! There is so many places I have not been yet. It’s hard to say, but I’m looking forward for the future!
A curiosity: how the discipline of bhakti yoga helped you in your everyday life and in music of course.
This kind of yoga is quite hard. It’s long to explain, it’s a lot of work. It’s hard at the moment for me to talk about it because I’m in a big process and changes cost a lot to myself but, I think that I’ll achieve the level I’m fighting for.
In July, Bosconi Soundsystem released a Various called Stallions to which you have contributed with the track “Virata Rupa”. How this collaboration was born?
Fabio Della Torre contacted me via internet. He is a real techno head, always looking forward and looking for new ideas and concepts throughout music. It’s been a pleasure to work with him, it was a great collaboration.
Up to this time you have always chosen the format of the EP, but in the future you will soon deal with a more distinctive format as that of LP?
I’m working on two different LPs for some international labels. I’m also thinking about doing a compilation of Analog Solutions releases. I really want see what people tell me, what the feedback is. We’ll see, I might do it.