Angelo Del Core, in arte Angy Kore, oltre ad essere un grande appassionato di musica è anche uno dei djs più in voga della scena techno del momento e tra i producer più fruttuosi. Inizia da giovanissimo ad assaporare le piste da ballo, poi si evolve come dj e producer e ne ha fatto la causa della sua vita. Nei suoi set è spietato, ha fatto ballare mezzo mondo, ma non lo stuzzicate perché anche dal vivo sa il fatto suo!
A 14 anni inizi a frequentare diversi locali dove inizia la tua formazione e la produzione di tracce hardstyle. Nonché sulle tue braccia ti sei fatto tatuare “kick” e “bass”! L’hardstyle, come l’hardcore ha un tipo di produzione musicale diverso da quello della techno. Penso che i due generi più hard rispettino la denominazione di “musica digitale”, perchè sono quasi elettronica allo stato puro: kick e bass non conviene prenderli campionati e lo stesso vale per i synth e quindi devi fare esperienza con la sintetizzazione, mentre con la techno si può giocare su tante altre cose, tra cui il campionamento. Come mai questo cambiamento radicale?
Ho iniziato col produrre hardstyle, ma durante l’ondata minimal techno mi sono appassionato ad essa: un genere a me del tutto sconosciuto. Con i suoi 4/4 non ho trovato la techno così diversa dall’hardstyle e nello stesso tempo come genere mi sembrava un giusto compromesso tra esso e un genere tutto nuovo e sicuramente più orecchiabile! Così ho subito pensato: “Mah, penso che farò techno!”. Per quanto riguarda il discorso dell’uso uso di synth posso dire che credo di aver sempre mantenuto la mia impronta hardstyle nella techno che produco ora, quindi “ciò che era digitale” nell’hardstyle allora lo è anche nella mia attuale techno. Addirittura vi svelo che molti dei miei recenti progetti come “Killer Machine” e “Welcome To Las Vegas” non sono altro che progetti hardstyle pubblicati da me intorno agli inizi del 2000 riportati da 145 BPM a 128 e rivisitati in chiave techno, solo modificando qualche suono di drum.
Per tre anni hai girato sulle navi da crociere come dj scoprendo le diverse culture e i diversi stili che ci contraddistinguono. Le nuove conoscenze e i nuovi sound sviluppati ti hanno reso giustizia facendoti guadagnare la nomina meritata. La domanda che mi pongo io è: come ti è venuto in mente di partire per questi 3 anni e cosa ti ha spinto a farlo?
La voglia di avventura, di scoperta, di sensazioni nuove sono chiaramente la porta che ti apre la mente. Se non conosci nient’altro al di fuori dell’ambiente in cui sei cresciuto non sarai pronto ad affrontare nuove dimensioni. In nave ovviamente mi sono adeguato a suonare praticamente “di tutto”, dovendo riuscire ad entrare in sintonia con un pubblico sempre diverso per età, continenti e gusti. Questo mi è servito per accrescere l’empatia con le persone che mi trovo di fronte. Cosa mi ha spinto ad imbarcarmi? Volevo che il djing fosse il mio lavoro e trovai un annuncio da qualche parte su internet e mi son detto ”Perché no!”. Dalle avventure si torna sempre un pò più ricchi, più adulti e posso dire che la mia esperienza in nave ha contribuito notevolmente a formare il mio carattere e di conseguenza il modo di pormi col mondo, che nel mio lavoro è tutto.
Con la produzione vai forte, creando ritmi intensi e bassi inconfondibili; dal cilindro tiri fuori sempre delle belle bombe! Ma la cosa straordinaria è il “come”: rilasci pezzi uno dietro l’altro, con una velocità rara e in meno di quattro anni ne hai sfornati circa 400. Geniale! Nel 2012 hai prodotto una cosa come 3-4 album, con varie collaborazioni e remix. Pensi di continuare così, in modo prolifico anche negli prossimi anni?
Ovviamente si cerca sempre di far meglio! Produrre musica per me, prima di essere un lavoro, è stato un hobby dettato da una passione inestimabile, non smetterò mai. Come un falegname, un fabbro, un impiegato, o chiunque sia, ognuno deve fare le sue ore lavorative giornaliere e così anche il dj/producer. Io penso: “Ok, oggi mi piazzo 8 ore qui davanti al computer e faccio quello devo fare, è il mio lavoro, no?” Così sforno tracce qua e là… Non mi piace incasinarmi il cervello con 50000 plug-in, mi piace usare poca roba ma bene. Utilizzo Fruity Loop ormai da una vita e non trovo un solo motivo per cambiarlo, ovviamente tantissime librerie di loop le ho acquistate (ehm, sì) e faccio l’80% dei synth e bassi con i sintetizzatori analogici Novation Bass Station e Micro Korg. Al di fuori delle numerose critiche riguardante l’alto numero di tracce che rilascio, ma anche i numerosi elogi (per fortuna più elogi che critiche), io credo che negli ultimi anni ci sia stata da parte mia anche della discreta qualità (e qua partono i commenti strani). Con questo voglio dire che il fatto di aver rilasciato tracce con una sostanziale frequenza, ossessiva direi, non ha reso possibile che trascurassi la qualità! Inoltre ho sempre cercato di dare un senso ad ogni mia traccia dando ad ognuna un’impronta diversa dall’altra ed evolvendo di continuo il mio sound cercando originalità, ma mai basandomi su prodotti già esistenti. Quindi non mi piace tanto quando mi dicono: “Oh, ma quante tracce fai???” Io risponderei in romano: “Saranno c***i mia?” Alla vostra domanda quindi vi rispondo: ebbene sì.. Vi toccherà subire ancora una valanga continua di tracce, una dopo l’altra!
Deve essere importante avere un manager e un management che ti segue costantemente e ti sponsorizza come si deve in tutte le parti del mondo. Secondo te è meglio trattare con un’organizzazione che pensa solo a fare soldi oppure una che ti tratta da essere umano, formando così una famiglia e magari rimediare anche qualche quattrino? A mio avviso la Youth-Am sembra un’ottima piattaforma.
Youth-Am? Innanzitutto voglio dire che senza di loro e il “capoccia” Giorgio Capuano a quest’ora sarei in qualche ospedale psichiatrico. Questo lavoro è già stressante di suo e la mente deve essere libera. Io mi limito a produrre e suonare in giro, il resto lo deve fare chi di competenza. Non tocco nulla di ciò che riguarda contratti, ecc… Mi arriva semplicemente il mio bel rider di viaggio con i dettagli il giorno prima di ogni data, prendo l’aereo e vado a fare il mio lavoro. Qualche volta riesco a fare dei casini anche solo così, figuriamoci. E a quel punto: ”Prontooo, Gio’ ho fatto danni…” e magari dall’altra parte del mondo c’è chi rattoppa. In più lavorare con Giorgio e Youth-Am è come stare in famiglia, oltre al rapporto lavorativo è nata una bell’amicizia.
Girare per il mondo è bello, così com’è bello guadagnare soldi. Ma tutto ha un prezzo: fama e denaro non si acquistano al supermercato! C’è anche l’altra faccia della medaglia da interpellare. Girare di continuo non ti fa mai mettere le radici da nessuna parte e anche il contatto umano magari non è dei migliori e il fatto di rilasciare tanti pezzi può anche attaccare l’impatto sociale. Come affronti giornalmente la tua vita?
Si trova il tempo per far tutto. Ognuno ha il suo lavoro e spesso chiunque è fuori casa per quelle 8 ore o più, quindi… Ciò che faccio non comporta conseguenze diverse da uno che lavora tutti i giorni in un ufficio a 500 metri da casa sua! Nonostante i frenetici weekend, ho una vita quotidiana molto stabile. Ho messo radici a Roma nel 2008, con la mia ragazza, una gatta e un cane. Viviamo in una bella casa in centro dove non mancano amici che condividono per lo più la mia passione, quindi direi che faccio una vita più che normale!
Cosa ne pensi della realtà italiana e di come si stanno comportando organizzazioni e i club? Tu sei romano e Roma in questo ultimo anno è cambiata parecchio e si è visto un particolare rinnovo. Aria di cambiamenti?
A questa domanda circa 2 anni fa avrei risposto spendendo tristi parole: tipo che qui la scena techno è indietro di 10 anni, o che i promoter dei club non fanno altro che ripetere gli stessi artisti, non dando spazio ai newcomers, o cose simili. Beh, il punto di vista così negativo non era dovuto al fatto che per 4 anni ho suonato in giro per il mondo e qui nella mia terra nessuno si è accorto di me, oppure era veramente così. Comunque sta di fatto che ora mi sembra che le cose siano felicemente cambiate. Credo che il clubbing italiano attualmente sia all’avanguardia e che esistono sempre più promoter validi in grado di creare situazioni di altissimo livello! Per quanto mi riguarda, soprattutto l’ultimo anno qui in Italia è stato davvero speciale! Ho avuto l’opportunità di suonare in diverse città e in club di una certa importanza e c’è sempre più interesse e richiesta da parte di tante organizzazioni sparse per lo Stivale! L’anno prossimo ci riserverà molte sorprese!
Non lasciarci se non dandoci qualche previsione sul tuo futuro! Buona fortuna!
Beh, a fine mese sarò in tour in Australia e suonerò all’Earthcore, uno dei più importanti festival australiani con sede a Melbourne. A dicembre sarò in tour in sud America, con tappe in Messico all’Atmosphere festival e in Argentina a Buenos Aires. Il Capodanno sarà tutto Tedesco! Per quanto riguarda le release, ho un importante uscita sulla leggendaria label di Cisco-The Advent “Kombination Research” e diversi remix. Nel 2014 mi dedicherò maggiormente alle uscite sulla mia label “dib – Different is Better”.