Possiamo chiamarlo come vogliamo e in ogni caso sappiamo l’insostenibile peso che ha avuto sulla scena techno. Sandwell District, Portion Reform e Re:Group (in accoppiata con Regis), Function, oppure semplicemente con il suo nome di battesimo: David Sumner. Il risultato cambia poco, pochissimo, perché questo signore ha rinominato, insieme al citato Regis, una scena che andava lentamente a chiudersi su se stessa.
Dunque esce “Incubation”, album d’esordio per Function, che è un po’ il sunto del lavoro di una vita, la torta che esce dal forno, un trattato in musica che spiega perché e come la techno può andare d’accordo con l’industrial e l’ambient più glaciale, i metalli rugginosi del post punk e la nebbia claustrofobica di un’apocalisse sonora. Ascoltare “Incubation” è come lasciarsi cadere in un baratro in cui la velocità rende quasi solide le sferzate del buio sempre più cupo, che colpiscono di ritmiche come bastonate di acciaio.
Questo è stato, ma ora è tempo di remix.
A metterci le grinfie sono quattro tra i nomi più importanti del momento: Rrose, Recondite, NSI e Vatican Shadow. L’etichetta del Berghain non si smentisce sulle sonorità, rimanendo fedele alla linea di male che la contraddistingue. “Against The Wall” (Rrose) viene triturata, rispetto all’originale, e trasformata in un quasi loop di sette minuti. Una schizofrenica linea di synth si ripete all’infinito, friggendo ossessiva. A Recondite l’onore di occuparsi della title track. Il ragazzo, fresco di un album di prossima uscita che promette molto bene, giocherella con il pezzo, pompando la cassa e donando un volto deep-techno con un vago sapore retrò. “Inter” (NSI) è eterea e malinconica, forse il più “melodico” fra tutti i remix. Una voce di sottofondo, si sfilaccia con il passare dei minuti, chiudendosi, insieme al pezzo, in sussurri alieni. “Psychic Warfare” (Vatican Shadow) è la fine perfetta, il sipario che si stende sullo spettacolo, forse un cancello che sbatte di suoni metallici e catene. La cadenza della ritmica e la linea melodica da film horror, la rende misteriosa e accattivante, sempre in attesa che il licantropo ululi alla luna o che il mostro di turno sbuchi da dietro l’angolo, facendoti infartare.
L’ennesimo ottimo lavoro confezionato da gente che non sbaglia un colpo, che sta facendo la storia, possiamo dirlo (quantomeno quella attuale) e che sventola una bandiera che non ha bisogno di nessuna raccomandazione, Ostgut Ton.