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[tab title=”Italiano”]Questa intervista ha una lunga storia, o meglio ancora, un lungo tempo d’attesa. Ma è normale: tutti lo vogliono, tutti lo cercano, tutti lo vogliono di qua e di là e lui, Luciano, ha anche una vita privata a cui non vuole rinunciare oltre a tutti gli impegni – sempre tanti, sempre più grossi e complicati – a cui tenere dietro. L’attesa non è stata un male, per due motivi: il primo è che abbiamo avuto tempo di accrescere le domande, confrontandoci fra noi tutti della redazione di Soundwall, il secondo è che Luciano non si è tirato indietro nel rispondere, nonostante il numero di domande e alcuni punti un po’ spinosi. Poteva anche permetterselo di non rispondere, volendo. Ma evidentemente quando dice che ama quello che fa e quello che ci ruota attorno, ci sta dicendo al verità.
Per certi versi, sei il dj e producer che più ci è capitato di seguire: ti abbiamo visto suonare in venue piccolissime, di fronte a poca gente, così come in superclub con migliaia di persone davanti. Ogni volta che ti vediamo fare con le mani il gesto del cuore di fronte alla folla, pensiamo sempre alle primissime volte che ti abbiamo visto esibirti. Come descriveresti, in una risposta sola, tutto quello che è successo in questi anni a quel ragazzo che è noto come Magi-K?
Credo che i miei obiettivi per la mia carriera siano sempre stati ambiziosi e voglio sempre condividerli, entrare in relazione col pubblico quando si tratta di essi. La musica è un dono che la vita mi ha offerto, e io faccio del mio meglio per esprimere il mio ruolo di musicista: lavoro duro, viaggio tanto a do bella energia alle persone. Questo è Magi-K. E sempre lo sarà. Per me la grandezza di un club o il numero di persone di fronte a me non è un fattore dirimente. Posso andare da contesti piccoli a contesti grandi, dai suoni più pesanti a quelli più aerei, dall’oscurità alla luce – ma non cambia nulla, è sempre musica! E’ questione di talento (e anche di avere le palle…) nel sapersi orientare in questo mondo musicale, spostandosi, variando. Non è facile, è anche rischioso, ma io in ogni caso ho sempre ritenuto la mia musica popolare e non commerciale – e fra i due termini c’è una bella differenza, non credi?
“Io in ogni caso ho sempre ritenuto la mia musica popolare e non commerciale – e fra i due termini c’è una bella differenza, non credi?“
Negli ultimi anni comunque ci pare che tu abbia preferito suonare in contesti sempre più grandi, e pure la tua musica tende ad essere più “grandiosa” ed accessibile ad un pubblico più di massa rispetto ad un tempo. Forse semplicemente i contesti più underground non ti interessano o emozionano più?
Penso che la mia musica sia passata attraverso varie fasi, vari periodi: è sempre stata espressione di quello che mi accadeva personalmente e delle mie emozioni del momento. E’ cresciuta con me. Soprattutto, mi ha sempre rappresentato: la mia musica riflette me stesso e le mie emozioni più profonde. Quindi, la grandezza dei posti e il numero di spettatori non sono un fattore, come già dicevo: ho sempre fatto quello che mi sembrava corretto fare in quel determinato momento della mia vita. Quello che suono oggi, è la conseguenza e la naturale progressione di tutto ciò che ho fatto in passato… ed è rivolto verso il futuro. Lo ripeto, è un concetto importante: la grandezza del posto in cui suoni non è un fattore, in musica! Non la renderà migliore o peggiore. E’ come avere una buona traccia su una pessima etichetta: chi si accorgerà che la traccia è buona…
Un po’ di persone dalle nostre parti sostengono che, quando arrivi in Italia, suoni in modo un po’ diverso. C’è qualcosa di vero in questo?
Beh sai, io ogni volta adatto la mia musica rispetto al pubblico che ho davanti. E non è questione di avere davanti i miei fan italiani: io cerco di esprimermi in modi diversi, e di portare chi mi ascolta ogni volta in un viaggio diverso. Ogni data è speciale, ogni venue merita una scelta particolare ed inedita di tracce. Il mood, la forza emotiva e l’amore che voglio trasmettere coi miei set invece sono una costante! La passione nel suonare musica, ecco, quella resta uguale, per tutti. Quindi per rispondere alla tua domanda: no, non è che il pubblico italiano abbia deliberatamente un trattamento particolare. Se qualcosa cambia rispetto ad altri posti è perché cambia il mio umore… e l’Italia tende sempre a mettermi di ottimo umore!
Tracce come “Lady Luck”, “Wonderful Life” o “Fine Young Cannibals” arrivano direttamente dal tuo personalissimo background musicale, o ci sei arrivato in modo più complesso?
Vuoi la verità? Quando ero piccolo, mio padre aggiustava i jukebox: il risultato è che ero sempre circondato da queste hit degli anni ’80 quindi oggi, quando le suono, la mia memoria va subito indietro alla mia infanzia ed adolescenza, come credo succeda a molti. Certo, qua entra in campo il concetto di “memoria”, quindi forse è quasi più questione di fascino per la nostalgia che di statement artistico vero e proprio. Quindi ecco, non è il caso di parlare in modo enfatico di “direzione musicale”… E’ più una questione di stare bene, divertirsi, vivere momenti intensi di comunione emotiva tutti assieme e ballare. Niente elucubrazioni intellettuali particolari. Quando sono in studio, mi piace sperimentare in modo approfondito; quando sono in tour, invece, vale tutto come fonte d’ispirazione: music nuova, dj che non conoscevo, l’arte, l’architettura, i paesaggi, le persone che mi capita di incontrare…. Quindi insomma, quando si parla specificatamente e tecnicamente di lavoro sulla musica, sulla mia musica, direi che nasce tutto dal lavoro in studio. E’ lì che forgio il suono, il “mio” suono.
Andiamo invece alle avventure targate Vagabundos 2.0: un progetto che ci sembra piuttosto di successo. Sei soddisfatto di come è venuto fuori? O pensi che ci siano ancora margini di miglioramento?
Ci sono sempre dei margini di miglioramento per una serata, si tratti della line up, dei visuals, della produzione in generale. In più, assolutamente, più cresciamo come famiglia più la musica migliora. Quindi sì, non mi sono stancato di cercare nuove strade: ogni nuova stagione di Vagabundos è una nuova sfida per noi. Credo che questo renda contenti anche i nostri fan. Amiamo sorprenderli ogni volta.
Portare avanti Cadenza e Vagabundos contemporaneamente non deve essere semplicissimo: fare il “regista” di un’etichetta rinomata non è la stessa cosa del giocare da battitore libero, come superstar dj. Succede mai che uno dei due ruoli finisca col danneggiare o mettere in ombra l’altro?
Ho la grande fortuna di lavorare con un team incredibile di persone. La “famiglia” Cadenza porta avanti tutto nel modo migliore, ognuno è di grande aiuto a tutti gli altri, a partire dal sottoscritto. Inoltre, dal punto di vista artistico i miei party sono sicuramente ispirati da quello che è il materiale Cadenza – condividono con esso lo stesso amore, la stessa visione, in definitiva insomma l’uno è la conseguenza dell’altro. E’ un processo molto naturale.
Stando ancora un attimo sul ruolo di “superstar dj”: ti è mai capitato di pensare che tutto stava diventando, in qualche modo, “troppo”? Troppa euforia, troppi numeri, troppi fan con troppo entusiasmo, troppi soldi in giro…
Fino a quando resti sincero con te stesso, nulla può essere “troppo”. Vero, ad un certo punto il business diventa una componente importante in quello che facciamo, ma se il nostro focus primario resta la musica, beh, credo che non rischieremo mai di perdere il terreno sotto i piedi.
Tra l’altro se da un lato tu hai dato molto alla club culture, la club culture ha dato molto a te: ti ha fatto viaggiare, incontrare moltissime persone, fatto guadagnare abbastanza, permesso di vivere con la tua passione… C’è però qualcosa che non ti piace della vita che la club culture ti ha fatto fare, qualcosa che se solo potessi cambieresti?
Sai, qualche volta è vero che ti capita di dover affrontare delle faccende che non ti stanno molto a genio e con cui non vai proprio d’accordo, magari a prima vista, ma non sono mai cose che tu non possa affrontare in modo sano. Non vedo particolari problemi nella club culture così come è strutturata ora. Io di mio lavoro duro per tenere accesa la fiamma dell’entusiasmo mio e delle persone che mi circondano, la vera sfida è questa.
“Io di mio lavoro duro per tenere accesa la fiamma dell’entusiasmo mio e delle persone che mi circondano, la vera sfida è questa.“
Sei richiestissimo come act, ovviamente. Quali sono i tuoi criteri nel decidere quali offerte accettare e quali rifiutare?
Io ho una relazione di lunga durata con tutti i promoter con cui collaboro, mi fido di loro. In questo momento la vita famigliare è molto importante, e quindi sto molto attento a trovare il giusto equilibrio tra lavoro e il tempo da passare coi miei cari. Rifiuto molte offerte ultimamente, vero; ma lo faccio per stare ai miei figli, sono padre di tre meravigliosi bambini che hanno bisogno di me e io non voglio assolutamente deluderli. Ecco che quindi è diventato molto più difficile di prima accontentare tutti, ma per questo ho un fantastico team di persone che mi aiuta a trovare i giusti equilibri nel mo calendario e a disegnare bene i tour in giro per il mondo.
C’è qualche club col quale puoi dire di avere un rapporto particolare, privilegiato?
I club di Ibiza dove si svolgono i nostri eventi sono delle vere e proprie case per me. Ushuaïa e Bloom sono tra i miei favoriti, assieme a Space ed Amnesia. Amo poi suonare in Cile, ogni club là ha per me un posto speciale nel cuore. Per quanto riguarda l’Italia, ho sempre amato Cocoricò, Guendalina, Blue Bay, l’Amnesia milanese.
Ma la scena ibizenca come ce la descriveresti, in poche parole? Oltre a Space ed Ushuaïa, hai suonato anche a la Bomba.
Il segreto di Ibiza sta nella libertà: sia artistica che personale. E’ un’isola per spiriti liberi, e tutti quelli che ci vanno finiscono per stare bene. Per quanto riguarda nello specifico i club, devo dire che la scorsa estate è stato come se certe barriere o certe divisioni si fossero abbassate, tutti eravamo lì per “celebrare” in qualche modo il clubbing, e ci sono state occasioni in cui siamo riuniti veramente in tanti per dare vita a dei party davvero indimenticabili.
E per quanto riguarda Berlino?
Scena fantastica, con alcuni dei club migliore del mondo, e un pubblico molto esperto, istruito. Dal punto di vista storico è stata il centro di tanti cambiamenti e rivoluzioni culturali, e questa è una cosa che puoi avvertire ancora adesso. La sento come una parte di me, Berlino: mi sono sempre sentito come a casa. E’ una città poi dove sono disseminati grandi tesori artistici e culturali, quindi tra l’altro riesce anche ad essere una grande fonte d’ispirazione – per me, per tutti.
Il progetto Aether invece? Il set a Monegros non è stato semplicissimo sotto molti punti di vista, tra l’altro molta gente si è lamentata per il fatto che non fossi fronte al pubblico…
Lo so, lo so. Era la prima data del progetto, quella, e dopo altre cinque date abbiamo alla fine deciso di farmi girare fronte alla gente… Sai, quando metti in piedi un progetto così complesso è molto difficile farlo funzionare alla perfezione fin dal primo tentativo: le cose migliori hanno bisogno di tempo, per essere rifinite al meglio. E’ comunque un progetto a cui ancora adesso tengo tantissimo: ci sono alcune cose da sistemare, e lo faremo, perché di sicuro torneremo a portarlo in giro.
Ci terremmo a vedere l’uscita di un nuovo album da parte tua – non una semplice raccolta di singoli già usciti, per quanto belli, ma un vero e proprio progetto organico come era stato “Blind Behaviour”. Quanto dovremo aspettare?
Beh, se “Blind Behaviour” era fra le cose mie che amavate di più avrete allora molti motivi per essere soddisfatti, nel 2014: per un anno sono rimasto senza un vero e proprio studio di registrazione quindi ho potuto focalizzarmi nel lavorare sulle idee, in modo da aumentare la mia visione, la mia conoscienza e trovare nuove soluzioni di suono.
Ultima richiesta: potresti scegliere una traccia, una sola, che sia per te veramente speciale e che faccia da saluto perfetto per i nostri lettori?
Certo, ecco qua: “New Amsterdam” di Moondog.[/tab]
[tab title=”English”]This interview has a long story itself, or better said, it took a lot of time before having it completed. But that’s normale: everybody wants, everyone’s looking for fim, everybody needs him here and there and our man, Luciano, has a also a private like to care about plus all the professional tasks and efforts – growing bigger and more complicated all the time – to run. The wait was worth, actually for two reasons: first one, we had the time to develop the questions, discussing them among our editorial staff; secondly, Luciano resulted well willing to answer them all, even those not exactly suited to the best of his comfort zones. He could have bypassed a few issues, couldn’t he. But this means the man is really sincere when he says that he loves what he does, and everything that goes around it.
Actually, you might well be the dj and producer we’ve followed the most: saw you performing in small venues in front of small audiences just as playing in big spaces and legendary clubs. As we see you on and on raising your arms to shape a heart with your hands, our thoughts go every time to the first time we saw you live. How could you describe what happened in all these years to that guy known as Magi-K?
I believe the career I’ve always wanted to achieve was very ambitious and I always wanted to cross people with it. Music is a gift that life gave me and I try with all I have to accomplish my role as a musician. I work hard, travel the world and give good energy to people. That s the what Magi-K is… and it will always be like that. For me the size of audience or club isn’t a reference in music, I can move from small to big, hard to soft, dark to light and that’s all about it! It’s having the talent and the balls to move between those genre and criteria! It’s not easy ‘cause there is a lot of risk, but I’ve always believed my music was popular and not commercial… and there is a big difference.
“I’ve always believed my music was popular and not commercial… and there is a big difference.“
Seems like that in the recent years you’ve opted to play regularly for wider venues and audiences, and also your music turned out to be more “grandious” and easy-to-be-understood by big audiences. Is it just that the “underground” thing is not that appealing anymore for you?
I feel my music went through a lot of stages: it has always been very personal and emotional. It grew with me. It has always stood for who I am: my music reflects myself and my deeper emotions. It’s not really about the size of the audiences: I’ve always made what I felt was good at a specific point in my life. My music nowadays is the consequence of all my previous artistic experiences and it looks to the future. I repeat, ‘cause it’s important to understand, the size of audience or club isn’t a reference in music! it will not make it better or worst ! It’s like having a good track on a bad label, who cares if the music is good…
Many Italian fans state that you’re music is different when you’re playing outside Italy. Is there anything true in that statement?
Well, I adapt my music according to every crowd I’m playing to. It’s not just about playing to my Italian fans, I like to express myself in different ways and taking my fans on different journeys. Every gig is special, and every venues deserves a new choice of tracks. The mood, the power and the love I want to transmit with my sets, well, these aren’t changing for sure! My passion for music is always the same for all of my fans. And to answer shortly, no this isn’t the truth, I treat everybody equally so if something changes it’s more because of my mood, and Italy always gives me good mood!
Are tracks like “Lady Luck”, “Wonderful Life” or “Fine Young Cannibals” just something that comes out of your natural musical background, or are they the final approach of a long musical research?
The truth? My father used to fix jukeboxes when I was a kid, and I was always surrounded by those ’80s hit tracks and when I drop them it brings me back to my childnes as many other people… It’s called memories, so it has to do more with nostalgia then a statement of art, and it has nothing to do with a musical direction, it s more about having fun, living a unique moment all together and dancing. No brain storming around that… I like to experiment a lot in the studio. When I’m on tour, I get constantly inspired: by new music, new DJs, art, environment, people I meet. Everything. So the musical approach is about the studio, the core of everything, this where I research for my inner sound and were i create.
Let’s get back to the very present: Vagabundos 2.0, which seems to us a really solid effort. Are you satisfied with the final result? Or do you think there’s still room for more goals to be achieved?
There’s a always a way to develop new concepts and a new approach to the party, be it the line up, the visuals, the look. And of course, the more we grow as a family, the better our music becomes. So yes, I always look forward to new beginnings. This is part of our work ethic: with every season, we keep challenging ourselves. It’s a good thing for our fans, too. We like to surprise them.
Running at the same time Cadenza and Vagabundos may be complicated: being the artistic architect behind a well respected label may not work the same as being a superstar dj. Does it happen from time to time that one of these two statuses takes over the other too much?
I’m very lucky to work with an incredible team of people. The Cadenza family runs everything in the best way possible, and everyone is very helpful to me and to each other. And from an artistic point of view, all my parties are inspired by the music we release on Cadenza: they come from the same love, the same vision; one is the consequence of the other. It all feels very natural to me.
More about the “superstar dj” thing and the “too much” aspect: have you ever had the impression the everything was getting, like, “too much”? Too much euphoria, too many numbers, too many fans with too much enthusiasm, too much money involved.
As long as we stay true to ourselves, nothing is ever too much. At some point, the business side of it comes into play, but everything we do is for our music: this is what keep us grounded.
You’ve graced club culture with your wonderful talent and artistic contributions, but club culture may have graced your life as well: it made you travel, meet so many people, see so many places, earn a decent amount of money, live through your own talent. But is there anything that you don’t like in it, something you’d love to change a bit, if it was up to you?
Thank you. Well, sometimes you have to face a few things you don’t really like or maybe you don’t agree with at the beginning, but nothing ever got so bad as to make it impossible to deal with. I don’t see so many problems with the scene. And the hard work is inside of me, fight everyday to keep light in it, keep lightening the ones surrounding you and the people who loves you, and i think this is the key of the challenge.
“The hard work is inside of me, fight everyday to keep light in it, keep lightening the ones surrounding you and the people who loves you, and i think this is the key of the challenge.“
You’re such a too-much-in-demand act. What are your criteria when it’s about accepting or turning down offers to play?
Well, I have a very well established relationship with all my promoters with whom I’ve worked for many years, and I trust them. Right now, family life is really important, and I balance everything between my job and my loved ones. I refuse a lot of demand because I want to be close to my kids , I’m a father of three beautiful ones that need me too and I do not wants to miss that. So it became very difficult to please everybody, but I have an amazing team who helps me to balance and design my tours around the globe.
Is there any club you feel a special relationship with?
The clubs in Ibiza where we play our events are very close to me. Ushuaïa and Boom are some of my favorites, along with Space and Amnesia. I really love playing in Chile, and every club or venue there is special. In Italy I’ve always loved Cocoricò, Guendalina Blue Bay and Amnesia Milano.
How could you describe us the Ibizan clubbing scene in a few words? You’ve got a strong connection with places like Space, Ushuaia and Bomba.
Ibiza is all about artistic freedom: musically and personally, it’s one of the best places for us. It’s an island for free souls, and the people there always have a great time. Regarding the clubs, well last summer it felt like all the DJs came together to celebrate, no matter what. The boundaries went down a little, and we all gathered along on some occasions for some unforgettable parties.
What about Berlin instead? What’s your relationship with the city?
Great scene with some of the greatest clubs in the world. The crowds are very knowledgeable, very educated musically. Historically, it’s been the center of so many changes and cultural revolutions, and you still feel this. It’s a piece of myself and i have always felt at home there, the city hides greats arts and culture so it’s a source of inspiration for all
Are you likely to keep up the Aether project? Monegros gig was a little bit complicated, plus many people complained about the fact that you were not facing the audience…
I know, it was our first gig we did and after five shows we decided to turn myself to the audience… But when you design project of this complexity, it’s very hard to have it working completely on the first run, so good things take time before they are tuned. We’re working to fix a few issues, but the project is always dear to me and I want to make it shine. We’ll bring it out in the future.
We’re really looking forward to hearing a new album of yours – not just a thing like a Cadenza hit compilation but something more organic as “Blind Behaviour” was. How long do we have to wait?
So if you enjoyed “Blind Behavior” you will be happy with the new music coming out, 2014 music will be released, I had a long break cause i was without a studio for a year and i wanted to extend all my knowledge to a new world of sound.
Final request: could you choose a track, just one, that is very special to you, as a special goodbye to our readers?
Moondog “New Amsterdam”.[/tab]
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