Così come l’ultima puntata del 2013 di Suoni & Battiti è stata costretta ad una versione “ridotta” della rubrica – ridimensionamento che però è andato a toccare esclusivamente il numero di dischi segnalati – anche questa settimana ci dovremo far bastare cinque sole uscite. Poco male, specie se una di queste è il nuovo album di Recondite su Ghostly International. Il periodo particolarissimo, in cui il mercato del vinile segna una vera e propria battuta di arresto, non ha comunque intaccato la qualità della musica che ha visto la luce negli ultimi giorni e di quella che è continuata a circolare nei circuiti di promozione (che proprio a ridosso di Capodanno ha subito una vera e propria accelerata in cerca dell’approvazione dei “big name pieni di gigs”).
E così anche questo venerdì c’è ad attenderci dell’ottima techno e della buonissima house music. Nemmeno i più ottimisti avrebbero potuto sperare in un inizio del genere anche se gli indizi, dopo una chiusura d’anno tanto prolifica, erano più che favorevoli.
[title subtitle=”Recondite – Hinterland (Ghostly International)”][/title]
Non cadeteci: quando leggete Dystopian sotto il nome Recondite sul flyer dell’evento a cui avete deciso di partecipare non aspettatevi solo il classico tedesco che suona techno fredda e dura, di quelli che (giustamente) proliferano oggi, perché Lorenz Brunner è un produttore multicromatico di quelli che cercano costantemente di arricchire la propria musica di sfumature, provando anche a rendere più nero il nero più scuro. Insomma, Recondite non è Rødhåd (comunque non l’ultimo scemo in circolazione). “Hinterland”, la sua ultima raccolta su Ghostly International, sembra infatti essere uscita proprio per fugare ogni dubbio e dire “ehi ragazzi, io sono quello di Plangent ve lo ricordate?”. E sarebbe un bene tenerlo a mente proprio ora che veniamo affogati da droni e presi a fruste da snare d’acciaio ogni volta che andiamo a comprare i dischi; perché se da un lato è vero che la deep house dozzinale di Beatport (quella dei quattro loop in croce e vocette approssimative messe un po’ qui e un po’ lì) c’aveva proprio stancato, dall’altro c’è da dire che tra una bella ripulita ai cataloghi alla quasi totale estinzione ce ne passa. Per questo lavori come “Hinterland” o “Inner Motion” di Sven Weisemann su Mojuba vanno accolti a braccia aperte e respirati a pieni polmoni, vanno acquistati e mai dati per scontati perché di banale qui non c’è proprio nulla. “Fey”, “Rise”, Leafs”, “The Fade” e “Clouded” sono alcune delle tracce contenute nella raccolta che ha chiuso il 2013 di Ghostly International e che meglio rappresentano le ombre che abbracciano il malinconico Recondite: toglietevi un attimo dalla testa i bassi rotolanti di “Equilibrium” o “DRGN” e fate fare al buon Recondite il suo gioco. Vi dirò, secondo me c’è ancora tanto altro ancora da esplorare.
[title subtitle=”Vid Vai – The Winding Trail (White)”][/title]
Vid Vai è giovanotto sloveno che ha recentemente conquistato l’attenzione di big quali Ricardo Villalobos, Zip, Raresh e Mano Le Tough attraverso il suo suono che sembra rappresentare la sintesi perfetta tra il verbo rumeno e l’house music più suadente e vellutata. Nonostante queste due “correnti di pensiero” tendano spesso a dimenticarsi del dancefloor e a specchiarsi troppo nella propria bellezza/ricercatezza, Vid Vai riesce a palleggiare nel modo giusto (“The Daytripper”), a tagliare e a editare in modo convincente un pianoforte (“Reminescence”) e piazzare qui e lì quei piattini incazzati e pungenti che poi alla lunga fanno davvero la differenza (“Lapsed”, la mia preferita). “The Winding Trail” è davvero un bel disco, appuntatevi il nome di questo ragazzo.
https://soundcloud.com/white/vid-vai-by-the-winding-trail
[title subtitle=”Myles Sergé – Return Of The Transitional Man EP (Pushmaster Discs)”][/title]
Dopo aver recentemente ascoltato e apprezzato i vecchi lavori firmati da Mattia Trani e Ilario Alicante su Pushmaster Discs, ecco che la label bolognese è pronta a rilasciare il nuovo, maleducatissimo, EP firmato dal britannico Miles Sergé. “Return Of The Transitional Man EP” (chiaro richiamo a quanto Sergé ci ha fatto ascoltare nel 2009 con la sua raccolta su Sixonesix) è una furia cieca, tanto da sembrare l’allenamento di un peso massimo che tira pugni al sacco: la ritmica frenetica e ossessiva martella senza sosta mentre le linee di basso scalciano come Pablo Montero ai tempi d’oro. Ho parlato di pugilato? No, sono arti marziali miste. E’ un disco scostumato, che di prepotenza si impadronisce del diritto di maltrattarti e in cui l’unico briciolo di lucidità sembra passare per gli otto minuti del remix di Mattia Trani che riallaccia la cravatta, per quanto possibile, alla bellissima “We Are Not Alone” (che ha nel suo original mix la mia traccia preferita). Insomma, un disco fatto veramente a modo ma non per tutti, un disco da maneggiare assolutamente con cautela.
https://soundcloud.com/pushmasterdiscs/pm007-myles-serg-return-of-the
[title subtitle=”Djebali pres. Mr KS – DJEBPR001 (Djebali)”][/title]
Si tratta dell’EP che apre la sotto serie dedicata agli artisti con più talento intercettati da Djebali e dalla sua piattaforma. La prima uscita, confezionata dall’esordiente Mr KS, rappresenta la conferma di come la Francia che balla abbia trovato la sua esatta dimensione in quell’house sensuale e vagamente jackin’ che ha eletto il trio Apollonia come suo tridente di punta. Cut di voci sussurranti, bassline che richiamano un ispiratissimo Kerri Chandler e groove semplici rappresentano i tratti distintivi di un suono che sta ormai sta guidando l’house music (almeno quella che piace ad Ibiza e nel Mediterraneo in generale) da diverso tempo. Per carità, niente di troppo originale, ma questa roba è fica e fatta per le fiche. Insomma roba vincente.
[title subtitle=”V.A. – Perc Trax vs Pole Group Part. 2 (Perc Trax)”][/title]
Questa seconda (e ultima) release nata dall’unione tra Perc Trax e gli artisti capitanati da Oscar Mulero, si agita sudata esattamente come i fan del guru supremo della techno iberica si aspettano. Incazzata e nervosa, questa non può che essere drone-industrial techno in tipico stile Pole Group. Noi non potremmo chiedere di meglio: “Blackstar” è un’accettata sulle ginocchia.