Il The Cube nasce dall’idea di quattro artisti che, nel 1998, decidono di aprire questa venue pensata per le avanguardie artistiche di Bristol. Già cinema negli anni ’70, scuola femminile e location per il gioco d’azzardo illegale, diventa un locale artistico polivalente: un cinema, una venue per concerti e al tempo stesso un centro sociale, gestito solo da volontari. Indipendentemente da ciò, dopo 15 anni, i 4 fondatori non hanno i soldi per riscattarne la proprietà e impedire il recesso del contratto di affitto e una inevitabile chiusura. Un argomento sentito milioni di volte, quello di locali di successo destinati poi a essere inghiottiti e riqualificati in uffici vuoti o appartamenti inarrivabili (Tresor e Tacheless, per dire i più famosi. Ex Casa Discografica CDG, per fare un esempio recente italiano), una storia che pare segnata già prima di partire, se contiamo il carattere pubblico e sociale voluto fin da subito.
Non è il 1998 e fortunatamente i nuovi mezzi tecnologici gli vengono incontro. Grazie ad internet organizzano una raccolta fondi che riesce subito a diffondersi, sia tra gli enti pubblici e privati che si occupano di arte, sia tra i suoi avventori. Dai primi arriverà quasi tutto il budget necessario (circa 140 mila sterline), dai secondi il restante ammanco più ulteriori fondi per migliorare il locale. Così, da una chiusura apparentemente obbligata, riescono a racimolare 185 mila sterline (eh?!) a non chiudere e addirittura a rilanciare il locale stesso.
È una bella storia, un po’ un caso sui generis, ma almeno iniziamo l’anno musicale con notizie che ti fan venire un sorriso.