Così, dopo aver leggermente rallentato, siamo pronti a ricominciare la nostra marcia spedita attraverso quanto di meglio il mercato discografico della musica da ballo è pronto ad offrirci, strizzando spesso e volentieri l’occhio alla techno e all’house music di ottima qualità che lo Stivale non ci fa mai mancare. Così nel Suoni & Battiti di questa settimana c’è spazio per gli italiani Lucy (coadiuvato dal mai banale Donato Dozzy), Conrad Van Orton e per la nuova uscita di casa Claque Musique affidata al newcomer rumeno Iuly.B, mentre il cerchio viene chiuso dai suoni mangiati di ASOK, la techno assassina di Rødhåd (che remixa Radio Slave) e l’insospettabile Danny Daze su Ultramajic, la label di Jimmy Edgar.
[title subtitle=”Lucy – Churches Schools And Guns Remixed (Stroboscopic Artefacts)”][/title]
Come consuetudine in casa Stroboscopic Artefacts, l’uscita di un nuovo album è sempre anticipata da un EP di remix, una sorta di “Remix Sampler” – spero non abbiate dimenticato, a tal proposito, il brillante lavoro confezionato da Rrose per “Life” dei Dadub prima dell’uscita di “You Are Eternity”. Non può fare eccezione il capobranco Lucy, giunto al suo terzo grande impegno (il secondo, se non si vuole considerare “Zeitgeber” al fianco di Speedy J), che nelle prossime settimane è pronto a presentare sulla sua piattaforma “Churches Schools And Guns” e che qui ha deciso di viziarci con un poker di artisti niente male per l’antipasto del suo lavoro: Shapednoise, Milton Bradley, Eomac e Donato Dozzy. Il livello è ovviamente clamorosamente alto. A colpirmi piacevolmente, nonostante si stia parlando di vere e proprie realtà della scena techno e non di scommesse, sono i lavori dell’irlandese Eomac (metà del duo Lakker) e del nostro Donato Dozzy: mentre l’artista romano confeziona un remix percussivo e ipnotico che ci rimanda a “Journey Back To Ithacha” su Outis Music e in qualche modo ad alcuni dei colori che hanno caratterizzato il bellissimo album “Voices From The Lake” su Prologue (andate a riprendere, ad esempio, “Mikyu”), Eomac è quello che più di tutti riesce a lasciare un segno. Pad e ritmica si abbracciano, mentre le stesse percussioni si aggrovigliano fino a seguire un tardivo ingesso del kick in quattro; poi il break, l’aria, un nuovo pad algido e pungente e di nuovo il caos. Insomma, un lavorone.
[title subtitle=”Conrad Van Orton – Eight Days Off EP (RSVD)”][/title]
L’uscita numero uno della romana RSVD è affidata a Conrad Van Orton, uno dei giovani artisti capitolini più rispettati e seguiti in giro per l’Europa. In fondo il costante supporto di artisti importanti come Adam X, DVS1, Ben Klock, Speedy J, Marcel Dettmann, Inigo Kennedy e Silent Servant non è certo una novità, così come non è nuova la nostra curiosità per ogni sua nuova release (come accadde per “Autumn EP”). Per questa ragione non potevamo distrarci e trascurare “Eight Days Off EP” che, grazie ad un paio di spunti niente male (faccio riferimento alla versione orignale e al remix di Sleeparchive di “Cornelia”) ha superato a pieni voti il battesimo di fuoco nei templi della techno continentale, Berghain su tutti.
[title subtitle=”ASOK – Poltergeist (MOS Recordings)”][/title]
Dopo John Heckle, di cui ho avuto il piacere di introdurvi “Baiyun Mountain EP” nel primo episodio di Suoni & Battiti grazie a una traccia meravigliosa come “Cactus Jack”, MOS Recordings è pronta ad accogliere un altro artista originario del Merseyside: ASOK. Certo, questo non può bastare per riconoscere nelle ultime due uscite della label olandese un filo conduttore, ma è indubbio che quanto mi aveva convinto nel lavoro di Heckle è presente anche in “Poltergeist”: la tendenza (che nel buon John talvolta è fin troppo eccessiva) a distorcere i suoni per calcificarli alla ritmica analogica e la presenza, qui e lì, di synth dai toni acidi sono infatti solo alcuni dei punti di forza del loro sound. Questa storia che Amsterdam è il futuro del clubbing comincia davvero a convincermi.
[title subtitle=”Radio Slave – Repeat Myself Remixes (Work Them Records)”][/title]
Dopo l’uscita della versione originale lo scorso Settembre, disco certamente funzionale ma che mi guardo bene di inserire tra i lavori migliori di Matthew Edwards, il britannico Spencer Parker ha pensato bene di dare un po’ di pompa a “Repeat Myself” chiamando all’opera il londinese Bearweasel e quell’assassino in camicia di flanella che risponde al nome di Rødhåd. Mentre il primo incolla al campione vocale (ipnotico e logorroico come nella versione firmata da Radio Slave) un synth acid che si muove come uno sciatore alle prese con uno slalom speciale tra i piattini e lo snare, il gigante dai capelli rossi confeziona l’ennesima cannonata delle sue. La ritmica corre veloce rincorsa dalla coppia basso-synth, feroce ma mai volgare, che non lascia troppi spazi a fronzoli e trucchetti: è un disco ruvido e arrabbiato, come la discografia di Rødhåd ci ha abituati, di quelli che riescono ad abbinare qualità a tanta, tantissima, quantità. Insomma il disco che non ti aspetti su Work Them Records.
[title subtitle=”Iuly.B – Empath (Claque Musique)”][/title]
A dispetto dei più noti nomi chiamati in ballo per accompagnare il giovane artista rumeno Iuly.B in questa nuova uscita di Claque Musique, “Empath” è un disco che da veramente il meglio di sé nelle due originals. Non ce ne vogliano i due argentini Barem e Franco Cinelli, comunque all’altezza della loro storia, ma il piccolo Iulian si è dimostrato immediatamente pronto per sobbarcarsi il peso dell’incarico commissionatogli quando la label capitanata da Carola Pisaturo gli ha chiesto di inaugurare il suo 2014. La struttura della batteria, qui, è un piacevole incastro di suoni – come la scuola di Bucarest, una delle più apprezzate degli ultimi tempi, vuole – mentre il tiro del disco è più housy rispetto a quanto i discepoli del terzetto A:rpia:r sono soliti proporre. Insomma Iuly.B ricorda, se volete, quanto facevano Livio & Roby ai loro inizi (quelli di Fumakilla) oppure i Noidoi a cavallo tra il 2009 e il 2011. Sia la title-track che “Astronomic”, per farla breve, sono due tracce validissime che riescono a miscelare in modo equilibrato ciò che di un disco colpisce e ciò che lo rende funzionale. Bravo.
[title subtitle=”Danny Daze – Silicon EP (Ultramajic)”][/title]
Non l’avrei mai detto e ancora non me ne capacito: Danny Daze, quello di “Your Everything”, esce su Ultramajic, la label del poliedrico Jimmy Edgar. Di per sé questa non è una vera e propria notizia, ciò che lascia veramente la bocca aperta è il drastico cambio di rotta del suono che ha da sempre caratterizzato l’americano Daniel Gomez. Via la plastica, le paillettes e gli ombrellini dai bicchieri; dentro un kick secco, synth elettronici sparati a colpi di mitraglietta, groove quadrato e vodka liscia (ascoltate “Silicon”). In realtà la vena techno si esaurisce ben presto, a vantaggio di un taglio più electro e “allegrotto” che forse meglio si sposa che il background dell’artista, ma va davvero bene così: a me “The Calm” su Ellum Audio proprio non era piaciuta – e sto usando un eufemismo.