Odiata e amata, divide pubblico ma soprattutto la critica. Indipendentemente da come la pensiate, per Nina Kraviz il successo è palese e non può essere solo ascritto all’aspetto fisico, o all’essere “compagna di”. Troppo facile ridurre il tutto a questo, come è altrettanto facile fare altre esempi simili che però non hanno lo stesso successo (e magari sono pure più belle). La ragazza alterna ottime prestazioni a set più anonimi, come normale che sia se non sei una macchina.
Verso il polo delle ottime prestazioni, c’è sicuramente questa ora e mezzo di set, eseguito all’Awakenings, durante l’ultimo capodanno. La russa ci va giù pesante con un’ora e mezzo di techno acidissima, bpm belli alti, in cui trovano spazio dischi di F.U.S.E., Rødhåd, Cobblestone Jazz ed anche 1972 di Leo Anibaldi. D’altronde ce lo ha detto anche nell’intervista che ci ha rilasciato recentemente, che la parola che più sente sua è acid.
Non lo mettiamo certo in dubbio con un set così. Buon ascolto!