Quello di andare nel proprio negozio di dischi di fiducia e mettersi ad armeggiare con le novità della settimana o con dei restock succulenti è un rituale sacro per chi ama la musica, almeno quella che piace a noi. Sta qui, a mio modo di vedere, la vera differenza tra chi sceglie di metter mano sul prodotto fisico da chi alla plastica preferisce un file virtuale; sta qui e in nessun’altra delle obiezioni che i puristi muovono nei confronti della tecnologia. Ok, i luoghi comuni spesso dicono il vero (anche quelli dei cosiddetti vinyl lovers) ma in questo caso ridurre una scelta che i “veri” appassionati chiamerebbero di vita a un mero esercizio di bravura – “io metto i dischi senza Traktor” – non rende giustizia a quella che, in fondo, è una parte integrante delle emozioni che un disco bello può dare: comprare un vinile vuol dire andarselo a cercare e renderlo unicamente proprio.
Per questo ogni disco bello, di quelli che ci emozionano, che non ci portiamo a casa è un’occasione persa. L’occasione persa di stringere qualcosa di prezioso, l’occasione persa di non aver sentito scorrere sulla nostra schiena il brivido della sorpresa di avere tra le nostre mani ciò che in cuor nostro desideravamo.
[title subtitle=”OdD – Long Time Coming (Sol Asylum)”][/title]
Perdonate il leggero ritardo, ma mi sono reso veramente conto del valore di questo EP, il primo per il collettivo berlinese Sol Asylum, solo dopo aver ascoltato e acquistato il vinile. A firma OdD, duo londinese composto da Damian Daley e Danny Dixon, “Long Time Coming” è un disco estremamente intenso nonostante le tinte tenui delle sue venature. Un EP che, almeno nel gergo di chi frequenta i negozi di dischi, potrebbe essere superficialmente etichettato come “rumeno” per via di alcuni incastri sonori che rimandano a quanto da anni l’Est Europa ci regala. Ma sta proprio qui l’errore: “Long Time Coming” è un disco meno omogeneo e torbido dei lavori di Rhadoo e soci, è un disco semplicemente più quadrato, ecco. A chi fosse sfuggito consiglio di andarlo a ricercare; tenete presente, però, che l’ascolto a casa non gli rende pienamente giustizia, questo è certo.
[title subtitle=”Max_M / Fabrizio Lapiana – 1001 (M_Rec LTD 1001)”][/title]
Prodotta solo ed esclusivamente in vinile, 1001 è la nuova serie di 10” prodotta da M_Rec e la cui prima release è affidata al suo fondatore e al romano Fabrizio Lapiana. Il lato A, quello di Max M, è space-techno “alla romana”: droni scuri, synth abrasivo e bassline corposa costituiscono il cuore di un disco da suonare nel momento in cui si vuole mandare le sinapsi a prendere un caffè e lasciare che il corpo venga guidato da quel groove color catrame che da queste parti abbiamo imparato ad apprezzare proprio con M_Rec. Il lato B, quello del patron di Attic Music, ha un beat e un carattere più decise rispetto al lavoro di Max M grazie a una cassa invadente e a un synth metallico che suona come un pezzo di lamiera agitato dal vento e dalla pioggia. Insomma, con M_Rec non si dormono mai sonni troppo tranquilli ma la spensieratezza, si sa, non ha mai abitato da queste parti.
[title subtitle=”Tevo Howard – Boing Pop / Kisses From New York (Rebirth)”][/title]
Originariamente uscito nell’estate del 2010 su Rebirth (label sempre troppo sottovalutata dalle nostre parti), “Kisses From New York” è uno dei dischi “house d’amore” più belli che io abbiamo mai ascoltato. Ora lo hanno ristampato, imperdibile.
https://soundcloud.com/futureclassic/tevo-howard-kisses-from-new
[title subtitle=”Martyn – Vancuover (Head High Remix) (3024)”][/title]
Ripescata dopo sei anni da René Pawlowitz, la bellissima “Vancouver” di Martyn subisce il “trattamento Shed” e torna a splendere, come per magia, di nuova luce. Tagli ruvidi dei suoi che compongono la ritmica, bassline circolare scritta appositamente per la pista e campioni vocali che ondeggiano e che chiamano stab semplicissimi fanno di questo remix un disco che funziona terribilmente. In fondo la ricetta è semplicissima: Martyn più “Vancouver” più Shed e il gioco è fatto.
[title subtitle=”Loud Neighbor – The Fellonship (WORKT34M)”][/title]
Dieci minuti che viaggiano a vele spiegate verso le ore calde e sensuali della notte, quelli proposti dal magnifico remix confezionato dagli Octave One; un lavoro, questo, che è la dimostrazione fatta groove di come vada ricercato l’equilibrio tra batteria, basso, synth e pad. E’ un disco caldo e sensuale, talmente provocante da avvertirne quasi il contatto con la nostra pelle mentre ondeggiamo ad occhi chiuso; un remix che però – e questo è il suo più grande pregio – sa essere al tempo stesso fresco come un tuffo nel mare limpido delle Maldive. Insomma, rappresenta l’ennesima prova di bravura degli americani che, ancora una volta, scelgono di parlare attraverso le melodie della techno di Detroit, la techno che non stanca mai.
[title subtitle=”Van Bonn – Counterpart EP (Van Bonn Records)”][/title]
La seconda uscita del tedesco Van Bonn sulla sua omonima label mi ha colpito sin da subito. Ok, la bella versione originale, ma vogliamo parlare dei remix? Da una parte abbiamo Freund der Familie, con un lavoro dove basse frequenze e un synth che più liquido di così c’è solo il mare si incollano formando un lavoro tanto indigesto (e indigeribile) quanto seducente; dall’altra c’è il sardo Claudio PRC che prima spalma un drone degno di un film horror, poi suono dopo suono costruisce un disco space-techno da prendere ed evidenziare con l’uniposka rosso. Come nei diari dei primi anni del liceo, solo che qui non c’è spazio per cuoricini e dediche al miele.
[title subtitle=”Z.I.P.P.O – Collected Works EP (Involve Records)”][/title]
Giunta alla sua quarte release, Involve Records ha saputo costruirsi un nome attraverso EP coerenti e di indubbio valore. Già supportata nel corso dello scorso anno dalla “créme” della techno europea, la label madrilena si affida a Z.I.P.P.O (piacevolissima sorpresa per il sottoscritto) per quello che potrebbe rappresentare a tutti gli effetti il disco giusto per fare il definitivo salto di qualità. “Collected Works EP” mi piace, dategli un ascolto.
[title subtitle=”V.A. – 100DSR/VAR5 (Delsin Records)”][/title]
Ancora Delsin? Sì ancora lei, e non venite a discutere sul perché anche la quinta parte della serie celebrativa delle cento release – di cui abbiamo parlato fino allo sfinimento – sia finita in Suoni & Battiti perché nessuna persona dotata di buon senso oserebbe dire una parola dopo aver ascoltato i lavori di Delta Funktionen (pazzesco) e il nostro Herva, sempre più enfant prodige della scena europea prima ancora che italiana.
[title subtitle=”Answer Code Request – Breathe EP (Ostgut Ton)”][/title]
Un discografia relativamente giovane quella di Patrick Gräser, pupillo di Marcel Dettmann e della sua MDR, ma al tempo stesso tanto incisiva da farlo diventare in brevissimo tempo uno degli artisti più richiesti della scena techno teutonica. Merito di un suono vario e completo che sa essere sia isterico e incazzato, come gli Ostgut Ton più violenti (pensate a Kobosil), giusto per restare tra le nuove leve), che profondo e avvolgente. Sono proprio i riverberi e le “rooms” di “Ghostes”, quella che senza ombra di dubbio rappresenta la traccia più deep di “Breathe EP”, ad avermi piacevolmente colpito: un ibrido tra un Mojuba e un disco di Shed su WAX, insomma un disco buono per ogni apertura.