Ogni tanto succede che dalle istituzioni ci arrivino delle buone notizie. E questa, nel suo piccolo, è veramente buona. Dopo un insediamento più che ventennale, il “solito” esposto di un vicino aveva messo in pericolo la permanenza a Santarcangelo di Mutonia: la città pensata, costruita ed abitata dai componenti della Mutoid Waste Company, leggendaria crew di artisti / cyberartigiani / travellers che fra le altre cose sta dietro a molti rave epocali inglesi ed europei tra fine anni ’80 ed anni ’90 ma che soprattutto ha dedicato tutta la sua esistenza al riciclo artistico (ma non solo) di tutto ciò che è rifiuto urbano. Un immaginario etico, estetico ed esistenziale molto post-atomico (ehi, avete presente i film della serie “Mad Max”?), molto alternativo ed incredibilmente affascinante. Ecco: stufi di essere vessati dalla polizia anglosassone in tutti i modi possibili (si sa, se ti piacciono i rave e uno stile di vita non convenzionale tendi a non stare simpatico a certe persone), sono discesi verso l’Europa continentale trovando alla fine rifugio a Santarcangelo, pacioso paese alle porte di Rimini.
Convivenza perfetta: la città, con bonomia dobbiamo dire molto romagnola, ha accolto tranquillamente questi nuovi ceffi conciati in modo assurdo che dormivano con carlinghe d’aeroplano a mo’ di case. Li ha prima lasciati in pace, poi guardato con curiosità, infine considerato un bellissimo valore aggiunto per la città e/o dei semplici concittadini giusto un po’ più estrosi. Mutonia, una volta all’anno, in corrispondenza di Santarcangelo dei Teatri (uno dei festival di teatro d’avanguardia più importanti d’Europa) si apriva a tutti, con quei bei rave di una volta dove sì, qualcuno poteva anche esagerare nel volersi divertire con gli additivi, ok, ma era chiaro a tutti che si era lì non per il guadagno di qualcuno, pusher od organizzatore che fosse, ma per celebrare la possibilità di uno stile di vita non convenzionale e non omologato.
Tolto quell’appuntamento, comunque durante l’anno lì ci si dava da fare per i fatti propri. E molto. Non era certo solo questione di avere uno spazio dove potersi fare le feste con la techno a palla. Proprio per nulla. Le incredibili sculture prodotte dai Mutoidi e le loro performance sono diventate oggetto di culto: tra l’altro, tanto di cappello alla club culture italiane degli anni ’90 che se ne rese conto (locali come la Fura, ovviamente il Cocoricl, ma perfino il milanese Café Atlantique) e che, acquisendo le loro opere e commissionando performance, ha permesso loro di mantenersi. Cose da nulla? Piccoli divertissement da localari? Non proprio: le sculture dei Mutoidi sono finite anche nella cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi di Londra 2012. Giusto per dire.
Chi è stato a Mutonia o anche solo chi semplicemente è incappato in qualcuno dei loro interventi (o nei rave che hanno organizzato in prima persona in giro, ad esempio a Bologna negli anni ’90) sa che si ha a che fare con qualcosa di veramente incredibile. E bellissimo. Se ne parla poco, in giro: ma perché loro per primi vogliono tenere il profilo basso. A loro non interessa diventare quotati nel mondo dell’arte, famosi, popolari, ricchi; vogliono vivere pacificamente la loro vita. E l’accento va su “loro”.
Poi però succede che un vicino, il “solito” vicino, si lamenta di come Mutonia non fosse conforme a determinati principi urbanistici (appigli formali: nessuno realmente dava fastidio a nessuno). Parte una causa, grado per grado la causa va avanti e, kafkianamente, Mutonia pare via via spacciata, in particolar modo dopo una doppia sentenza finale negativa al TAR, ultimo grado di giudizio: se ne devono andare, il campo va demolito. Vittoria della legge? Forse. Sconfitta del buon senso e della volontà di proteggere un patrimonio anche culturale che non dava fastidio a nessuno? Quello di sicuro.
Però è successo che la cittadinanza stessa di Santarcangelo si è schierata coi Mutoidi, sono nate petizioni on line assai partecipate, insomma, è nato un gruppo di pressione spontaneo e molto robusto. A dimostrazione che quando vince il buon senso la legge poi si adegua, si è trovato l’escamotage: l’esecutività dell’ordinamento del TAR è stata bloccata rendendo il territorio di Mutonia uno “spazio pubblico dedicato all’arte contemporanea”. I Mutoidi – ormai alcuni di essi hanno avuto figli, e questi figli sono perfettamente integrati nelle scuole pubbliche di Santarcangelo – non devono più sloggiare e sono contentissimi di questo: dopo anni e anni di vagabondaggio da traveller molti di loro a Mutonia avevano trovato e fondato la loro casa,i loro ritmi, le loro abitudini, i loro spazi, non sentivano più l’esigenza di continuare a fare la vita da traveller. Il Comune, su richiesta peraltro della stragrande parte della cittadinanza, ha trovato il modo per a) non fare una fesseria b) preservare un patrimonio culturale e artistico della città. E’ tanto difficile?