Chi è abituato a girare per l’Italia e per il mondo avrà sicuramente avuto il piacere di ascoltare questo duo italiano, due grandi dj con una passione viscerale per il dancefloor, passione che ha portato Nicola e Cesare a pubblicare le loro produzioni in studio con label del calibro di Defected e che ha visto questi due ragazzi protagonisti delle migliori consolle mondiali. I loro groove carichi di influenze house strizzano l’occhio ad elementi tribali e funky e rendono emozionanti i loro set così come i loro EP, la parola ora va a loro che ci raccontano con umiltà il percorso artistico del progetto NiCe7, e non diciamoci che gli italiani non capiscono nulla di dancefloor.
Siete legati da un’amicizia profonda e vorrei iniziare chiedendovi come nasce il vostro progetto “NiCe7”.
Da premettere che, oltre ad essere amici, avevamo già “lavorato” insieme (se così si può dire) da adolescenti. Tra i 16 e 18 anni eravamo entrambi resident dj’s in una discoteca delle nostre parti ed in più avevamo un programma radiofonico in una emittente regionale. Ci divertivamo molto! Passato il periodo delle superiori ci siamo separati per studiare. Cesare a Milano e Nicola a Pescara e così le nostre esperienze “musicali” sono andate avanti su due strade diverse. Fino al Natale del 2005, quando durante le vacanze natalizie ci siamo ritrovati nel nostro paesello, e dopo esserci raccontati un po’ di “fatti nostri” ci siamo detti: “ma perché non facciamo qualcosa insieme?”
Nel 2012 avete vinto i Beatport Music Awards con la traccia “Point” uscita su Gruuv, quanto questo EP è stato importante per voi?
In realtà il nostro excursus dal 2005 ad oggi è stato un vero e proprio crescendo graduale, anche se questo EP ha indiscutibilmente rappresentato un punto di svolta nella nostra carriera. Arrivare al primo posto nella overall chart di Beatport, e successivamente vincere i Beatport Music Awards ci ha aiutato per 2 ragioni su tutte: 1) attirare l’attenzione sul nostro nome da parte della scena internazionale, 2) acquisire la consapevolezza di poter continuare a lavorare in questo ambito in maniera professionale.
Dato il vostro successo nel mercato digitale e sapendo che nascete come dj in anni in cui questo mercato non aveva grande “risonanza” vorrei chiedervi se siete un po’ nostalgici del mondo del vinile (in merito vorrei parlaste un po’ anche del vostro punto di vista su tutte le discussioni che si “intasano” i social-media).
Dici benissimo, siamo dj di generazione 2.0, ma abbiamo vissuto in pieno l’era analogica, gli anni dei white label e degli adesivi sul centrino per nascondere i titoli, delle giornate intere passate nei negozi di dischi, dei viaggi a Rimini ed a Londra alla ricerca dei promo, e degli ordini online su HTFR, dove pagare 30 pounds per un disco era normale amministrazione! La vera “nostalgia” però, riguarda soprattutto la qualità della musica che circolava nel mercato. All’epoca produrre un disco costava sotto ogni punto di vista e quindi c’era più accortezza da parte delle label nello scegliere le tracce che proponevano. C’era meno “musica”, più difficile da trovare (e spesso per avere un disco dovevi proprio sudare!) ma era più bella. Forse per questo i dischi in valigia duravano sei mesi. Detto questo però, siamo nel 2014, e la tecnologia ci ha dato una grossa mano per fare meglio questo lavoro. Ci ha permesso di girare il mondo portando tutta la musica che vogliamo su di un laptop da 1,8 kg, mentre un flight case con 80 dischi ne pesa 18! Poi c’è la praticità di poter suonare una demo o un promo appena usciti dallo studio. Mentre prima dovevi chiedere la stampa su acetato. Siamo comunque d’accordo con chi ha optato di non prendere parte alla rivoluzione digitale, ognuno può liberamente decidere di fare come meglio crede, perché riteniamo che ciò che rende un dj-set speciale è la qualità della musica che si propone, non il suo formato. Noi per unire l’utile al dilettevole preferiamo suonare con laptop e vinili timecode, ovviamente quando le condizioni tecniche lo permettono, altrimenti ci dobbiamo accontentare dei cdj!
Le vostre produzioni sono propriamente “dancefloor oriented”, avete mai pensato di traghettare il vostro sound verso altri “orizzonti”?
Il nostro approccio iniziale è stato quello di fondere le esperienze avute nel clubbing e nella produzione discografica per ottenere un qualcosa che potesse essere suonato in discoteca. Dancefloor oriented appunto, anche se in questi anni abbiamo avuto modo di collaborare in progetti diversi dalla house music ma mai come NiCe7. Non ti nascondiamo pero’ che dopo 8 anni di cassa dritta nasce l’esigenza di far qualcosa di diverso perché con il passare del tempo si cambia, i gusti cambiano… quindi la risposta è decisamente si!
Insieme ai vostri conterranei e amici, Pirupa e Leon, avete lanciato la vostra label “D-Floor”, quali sono i suoi obiettivi? (parlateci delle sue caratteristiche e finalità)
D-Floor – il nome è già abbastanza eloquente: è una label rivolta ovviamente al dancefloor, ma nello stesso tempo è una label eclettica, un progetto che mette insieme artisti diversi quali Pirupa, Leon e NiCe7. L’obiettivo è quello di creare un contenitore utile alla valorizzazione di nuovi talenti, aiutare i giovani artisti nel loro percorso di crescita attraverso la nostra esperienza ormai decennale. Stiamo cercando di fare tutto a piccoli passi, sappiamo che creare un proprio brand è una sfida importante, e crediamo fermamente che guardare al futuro sia una cosa decisiva per tutti coloro che lavorano nel nostro ambito.
Siete dietro le consolle più importanti a livello internazionale, c’è secondo voi qualche distinzione fra il pubblico italiano e quello di posti come l’Inghilterra e la Germania?
All’estero, ed in particolar modo in città come Londra e Berlino, c’è una maggiore attenzione in generale verso il genere dance, ed i clubs sono frequentati anche da gente adulta. Dunque spesso la differenza sostanziale riguarda l’età media del pubblico, che in Italia è sicuramente più bassa. A parte ciò, c’è una ricetta universale che contraddistingue tutti i clubs di rilievo in ogni parte del mondo:
– impegno e passione da parte di un gruppo di promoters
– cura del soundsystem
– un pubblico capace di divertirsi in maniera civile
Il nostro parere è che con questi 3 ingredienti è possibile fare dell’ottimo clubbing ovunque, that’s it!
Siete la dimostrazione che da un piccolo paese e inseguendo con forza i propri sogni si può arrivare lontano, cosa consigliereste a tutti quei ragazzi che ambiscono alla vostra professione oggigiorno?
Occorre molta determinazione, ed il nostro consiglio, in primis, è quello di seguire fermamente la propria passione, e far si che i risultati siano una conseguenza, non un obiettivo, così come è accaduto per noi. Poi le esperienze fatte all’estero sono state fondamentali, anche prima di riuscire a viverle da protagonisti. E’ vero che grazie alle potenzialità della rete, non è più determinante vivere in un posto piuttosto che in un altro, ma viaggiare e vivere i grandi eventi di clubbing internazionale rappresenta uno stimolo incredibile da ogni punto di vista.
Parlateci un po’ dei vostri nuovi progetti sia come “NiCe7” che come label manager di “D-Floor”.
Per quanto riguarda noi, abbiamo da qualche mese iniziato una collaborazione con l’agenzia berlinese “Wilde”, che si sta occupando in esclusiva del nostro booking a livello mondiale. Nei prossimi mesi saremo in Germania, Olanda, Inghilterra, Francia, Svizzera e Russia, in Australia a metà aprile per un tour di 6 date a Sidney, Melbourne, Perth, Adelaide, Geelong, Sunshine Coast, e successivamente negli Emirati Arabi a Dubai. Dal punto di vista delle produzioni, la scorsa settimana è uscito il nostro remix di Larse “So Long” su Noir Music ed attualmente stiamo lavorando su nuove original tracks di cui avrete info al più presto, magari ci diamo appuntamento ad un’altra intervista qui su Soundwall la prossima estate! Per quanto concerne D-Floor, invece, è in arrivo un EP di Leon con remix di Patrick Topping, Eizelkind e Seb Zito, un VV.AA. con Detlef, Ricky Snice, Marcelo Cura, Luid ed Emanuel Satiè, ed un EP di Freakme, talento italiano di cui sentirete presto parlare a gran voce.
Non posso lasciarvi senza chiedervi un disco, uno solo, che non siete mai stufi di ascoltare e da cui mai riuscireste a separarvi.