Fabrizio Mammarella è un grande artista e seppur giovane conta già parecchi anni di esperienza, lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare un po’ di lui e della sua professione come artista e come label manager di “Slow Motion”, in passato abbiamo recensito alcune sue release e sempre abbiamo notato come il suo sound abbia qualcosa di distintivo, qualcosa che lo rende riconoscibile a chiunque ami la disco e l’elettronica con quel tocco un po’ funky, un po’ “vintage”.
Come nasce la tua passione verso questo mondo?
La mia passione verso questo mondo e più in generale verso la musica nasce intorno ai sedici anni, fin da quest’età infatti ho iniziato ad ascoltare di tutto, dalla musica pop italiana fino alla dance inglese e tedesca, da questi ascolti mi è venuta voglia di acquistare dei giradischi e approcciare alle prime tecniche di missaggio.
Quindi nasci dj prima ancora che produttore?
Mah direi che innanzitutto nasco come grande appassionato di musica a trecentosessanta gradi, questo mi ha reso nel corso del tempo versatile specie quando si tratta di esibirmi in party. Quando avevo diciannove anni ho iniziato ad incuriosirmi verso la computer music e di li che grazie ai primi software e ai primi synth ho messo su un piccolo studio, ammetto di essere stato molto fortunato perché Stevie Kotey dei “Chicken Lips” in occasione di una sua data a Pescara nel 2002 ascoltò la mia prima demo e dopo un mese mi disse che voleva rilasciarlo. Questa è la storia di “Panorama” che è stato il mio primo Ep rilasciato su “Hairy Claw”.
Tra l’altro “Way Out”, traccia di questo EP, è stata inserita nel 2012 nel mixed “Panorama Bar 04” di Nick Hoppner, immagino sia stata una grande soddisfazione.
Si è stata una grandissima soddisfazione vedere come a distanza di circa dieci anni questa traccia sia ancora “viva” e parte integrante di compilation di questo calibro.
Oltre al Fabrizio Mammarella dj e produttore ti conosciamo anche come label manager di Slow Motion, parlaci un po’ di questa label e di tutto ciò che la contraddistingue.
Allora Slow Motion nasce nel 2005 da un progetto mio e di “Franz Underwear”, abbiamo iniziato facendo dei party open air a Chieti in un circolo golf e in quel periodo specie in una piccola città come la nostra non c’era nulla di simile, le realtà presenti erano tutte “commerciali” e noi avevamo bisogno di uno spazio per esprimerci. All’epoca ciò che facevamo era all’avanguardia per la città, l’ingresso avveniva per passaparola e grazie a mailing list, ricordo come molte volte venivamo guardati in maniera strana quando chiedevamo le mail per organizzare i party. Questo è stato l’inizio, nel 2008 “Franz” si è trasferito a Berlino dove molto rapidamente ha guadagnato il rispetto di tutta la scena, il nostro party a Berlino porta il nome di “Wrong Era” e ha visto alcune delle consolle più importanti della capitale tedesca tra cui Loftus Hall,Renate e Prince Charles. Per quanto riguarda le release ad oggi ne abbiamo all’attivo quattordici, la politica dietro Slow Motion è quella di una piattaforma per soli artisti italiani perché abbiamo sentito sin dall’inizio la necessità di dare spazio all’Italia che oltre ad essere la nostra terra è anche culla di grandi talenti musicali. La cosa che tengo a precisare è che la filosofia di Slow è quella di non identificarsi e legarsi ad un solo genere ma esaltare tutto ciò che abbia un valore artistico e che rispecchi a trecentosessanta gradi la nostra visione della musica.
Torni di recente da un mini-tour in Brasile, noti interesse da parte del pubblico sud americano verso la realtà musicale e da club d’importazione europea?
In Brasile ho fatto una data quest’anno ma ci ero già stato in occasione di altri party, quello che posso dire è che in sud e centro America come ad esempio in Messico noto un grande fervore culturale dovuto probabilmente al fatto che sono nazioni che stanno vivendo uno sviluppo economico senza precedenti, tutto questo chiaramente fornisce una notevole predisposizione mentale verso l’apertura alla nostra cultura, l’Europa è vista da loro come la culla della cultura.
Oltre ad essere dj e produttore in qualità di singolo sei uno dei componenti del trio “Clap Rules”, parlaci di questo progetto.
Clap Rules è un progetto nato intorno al 2009 dalla collaborazione fra me, Andrea Gabriele e Max Leggieri, Andrea è stato uno dei pionieri nella sperimentazione della musica elettronica mentre Max suona chitarra e basso. Nell’ultimo anno si sono aggiunti a noi il batterista Michelangelo Del Conte e la voce del cantante di San Francisco Renè Love. Attraverso questa band vogliamo unire una composizione classica alla sperimentazione elettronica, un connubio difficile da trovare e che ha dato nel corso di questi pochi anni di lavoro già tante soddisfazioni, penso ai remix per artisti come Michoacan ed Etienne De Crecy. Per il 2014 abbiamo già pronti diversi lavori che vedrete a breve su Slow Motion.
Voglio terminare questa nostra piacevole chiacchierata chiedendoti un disco, più nello specifico mi piacerebbe sapere qual’è stato il primo vinile ad entrare nella tua borsa.
Bella domanda, ti premetto che sin dall’inizio ho comprato vinili come fossero pane quotidiano, mi risulta quindi difficile rispondere attraverso un solo disco, però sicuramente un vinile che da sempre è nella mia borsa ed a cui sono affezionatissimo è “Bodily Functions” di Matthew Herbert uscito nel 2001 su “!K7”.
Pic credit: Ivan Divanto