Sono senza dubbio tra i produttori electro-progressive italiani più apprezzati, nell’Olimpo del main-stream globale, arrivati, dopo solide gavette individuali, a lavorare con personaggi come Skin e Bob Sinclar, e a calcare i palchi più rinomati in ogni parte del mondo. Da questa posizione, quindi, il trio partenopeo può permettersi di dire la sua sulla scena italiana e su quella internazionale, sull’esterofilia dei clubbers e delle radio nostrane, e sulle nuove generazioni di produttori. E anche di insegnare il dialetto napoletano a David Guetta.
Raccontateci delle vostre origini: come vi siete formati? Quali sono i vostri background?
Ognuno di noi ha portato al progetto Daddy’s Groove quello che ha imparato o da cui è stato influenzato nel suo percorso di vita. Gianni ha cominciato il suo percorso in un negozio di dischi che ha fatto di lui uno tra i più forti venditori di musica in Italia arrivando ad aprire tre store in Campania e uno a Ibiza più una label chiamata Test Pressing con cui da a&r ha collezionato successi e collaborazioni con tante altre prestigiose label, tra tutte Defected, Subliminal, Atlantic, Positiva. Ma è proprio l’apertura dello store ad Ibiza e l’influenza di quest’isola magica che segna la svolta della sua carriera, iniziando a produrre musica insieme a Peppe nasce il progetto Spit, che con Falling spopola in Italia, Europa ed Est Europa. Peppe invece ha sempre lavorato alle macchine, studiato piano ed iniziato la sua gavetta nello studio dei Planet Funk da cui ha imparato davvero tanto, specialmente dal suo mito Simon Duffy. Carlo, da organizzatore di party come Orbeat insieme a Luca Piccolo (oggi il partner di Marco Carola e ideatore di Music On), e dj per anni in tanti club in Italia, comincia a produrre musica techno per una delle label di Test Pressing “Rush Records”. Tutti insieme decidemmo di unire le forze e fare di Daddy’s Groove un unico progetto, con diverse influenze, che mirava ad arrivare nel mainstream.
Come vivono, tre produttori house, in una città notoriamente techno come Napoli?
Questo non è del tutto vero, Napoli è una città che forse ha il più grande background club d’Italia. A Napoli negli anni ’90 sono passati tutti i più famosi produttori e dj house e techno del pianeta, da qui la possibilità di ascoltare diverse sonorità messe poi a frutto da noi come i nostri amici Marco Carola, Davide Squillace o Riva Star, dobbiamo tanto alla nostra città, una città che ha sempre vissuto il fervore del clubbing in tutte le sue espressioni.
La vostra carriera ha visto un passaggio da un’house, chiamiamola più “classica”, ad un suono decisamente più electro, e la recente collaborazione con Congorock ne è la prova: questa transizione è avvenuta in modo graduale o improvviso? Da cosa siete stati influenzati?
Come ti dicevamo è una cosa naturale, metti insieme tre persone che amano la musica dance in tutte le sue espressioni ed è facile spingersi e spaziare musicalmente.
Siete indubbiamente tra gli italiani più in vista, nel panorama EDM mondiale, in compagnia di nomi come Nari & Milani, lo stesso Congorock, o l’inossidabile Benny Benassi. Insomma, non si può certo dire che non siamo rappresentati, nell’ambiente, ma nonostante ciò, non riusciamo ad avere un’immagine forte quanto quella delle superstar olandesi o svedesi, perché secondo voi? Cosa ci manca?
Purtroppo in questo dobbiamo dire che l’Italia non ci aiuta, le radio non supportano come all’estero prodotti dance, o quelli che lo fanno preferiscono spesso agli italiani prodotti che arrivano dall’estero, cosa che nel mondo non accade, anzi i primi sostenitori degli olandesi, dei francesi o svedesi sono proprio i rispettivi paesi. In questo l’Italia purtroppo manca!
Il pubblico italiano è ancora così tanto esterofilo?
Credo di si, ma piano piano gente come Carola, Vigorito, Benassi, Congorock, Riva Star, Nari & Milani, Promiseland, Cryogenix, Mindshake, Squillace, Capriati e, speriamo anche noi, riusciranno ad invertire la tendenza.
Attualmente siete impegnati in un tour asiatico: da quello che avete avuto modo di vedere, come si sta evolvendo la scena EDM, in quella parte di mondo? Esiste una sorta di globalizzazione, anche in ambito musicale?
In Asia il fenomeno è in forte ascesa, per loro è tutto nuovo e sono fan sfegatati del sound EDM, specialmente a Tokyo dove abbiamo avuto un accoglienza pazzesca, incredibile è anche l’India e di altissimo livello lo Zouk a Singapore.
Qual è il paese o il club in cui siete stato accolti più calorosamente?
A dire il vero molti, Ministry Of Sound a Londra, un vero tempio! Così come l’Ushuaia ed il Pacha ad Ibiza e ultimo come ti dicevamo, il Club Vision a Tokyo.
La nuova generazione di dj e produttori EDM nostrani sembra in gran fermento, come la vedete? C’è qualcuno in particolare che tenete d’occhio?
Si c’è grande attenzione e grande voglia di emergere. Noi crediamo che tra gli emergenti i Cryogenix, Mindshake, M.E.N., Pink Is Punk, Merk and Kremont per l’EDM e Francesco Rossi, Miguel Verdolva, Little Mark per l’house siano i più interessanti e da tenere in grossa considerazione per il prossimo futuro.
Avete lavorato con star del calibro di David Guetta, Skin e Bob Sinclar: chi di loro è stato più in-fluente nel vostro percorso musicale? Come ci si sente a dividere lo studio con presenze tanto “ingombranti”? Ricordate qualche aneddoto?
Sicuramente David, ci ha insegnato tanto e ci ha aiutato tanto… noi anche, però abbiamo fatto del nostro meglio per farci stimare! Un divertente aneddoto con David: dopo aver passato una giornata in studio da noi a Napoli a lavorare ad un disco con Emily Sandè, siamo partiti in serata con il suo jet privato per il FMIF al Pacha ed in aereo abbiamo cominciato ad insegnargli un po’ di dialetto napoletano, se cerchi su Youtube dovrebbe esserci il video… troppo divertente!
Qual è la ricetta giusta, invece, per mettere le mani sulle voci di Whitney Houston, Enrique Iglesias, James Blunt o Kylie Minogue e riproporle in chiave house?
Passione per la musica e voglia di esprimere le proprie idee nella rilettura di tali talenti.
Oltre a questi, c’è un artista in particolare al di fuori dell’ambito dance, con cui vi piacerebbe collaborare?
Daft Punk su tutti ed Elisa in Italia, pensiamo che la sua incredibile voce e il suo modo di cantare siano adatti all’EDM!