Il nuovo LP di Martin Buttrich, “Crash Test”, è più di un album, è la fotografia del suo autore. Al suo interno undici tracce che sono un viaggio alla scoperta del talento tedesco in tutte le sue sfaccettature, dalle precise sonorità appartenenti al mondo minimal-techno, passando per strumenti musicali tradizionali come il sassofono, ai suoni, rumori e voci di tutti i giorni. Si comincia con “Tripping in the 16th”, una voce e dei battiti che si immergono in sonorità molto deep ci accolgono e fanno da giusta introduzione all’album. La seconda traccia, “Back It Up”, è il logico proseguo della prima, un basso non troppo veloce, ma profondissimo, in cui si comincia a sentire la mano di Martin Buttrich, suoni e voci dalla vita quotidiana che affiorano dalle profondità. Si prosegue con la traccia che meglio rappresenta l’LP uscito su Desolat:“I’m Going There One Day”,sei minuti e mezzo con al loro interno tutto Martin, voci, sassofoni per dare quel tocco Jazz, tutto perfettamente adattato su un groove tipico dell’estrazione minimal dell’artista. Da qui in poi è pura fantasia: con le tracce “Hoochie Mama”,”Enough Love To Hate It”, “Song Six”, “Blackouts Non-Stop” e “You Must Be This High” si assiste ad una varietà sonora notevole, frizzante e soprattutto mai ripetitiva, che va a dare vita a dei bassi molto piacevoli…un pò come nel suo famosissimo pezzo “Hunter”, uscito su Cocoon qualche anno fa. Ci avviamo verso la fine dell’album e il ritmo che fino ad ora era salito di intensità torna lento e si sente comparire un suono più melodico: la traccia “Stop Motion” incarna perfettamente questa situazione, melodia e battiti che si fondono con grande armonia, il tutto immerso nella solita varietà di suoni che è il leit motiv dell’LP. L’ultima traccia dell’album è “You Got That Vibe”, un pezzo di elettronica su cui è inserito un vocal spesso nitido, ma talvolta ipnotico. L’ “hey!” che si sente ogni tanto richiama l’attenzione dell’ascoltatore e ci trasporta con un vocal soffuso fino alla conclusione del pezzo. Lungo le undici tracce si nota l’indole da sperimentatore di Martin, il quale ama accostare situazioni diverse in modo mai banale, dai suoni più oscuri e deep, a melodie angeliche, da voci suadenti a bassi profondi. “Crash Test” è un album che, oltre ad offrire qualche traccia interessante per set di vario genere, può essere ascoltato dall’inizio alla fine, tutto d’un fiato, godendosi ogni singolo secondo di quello che più che un album è la scoperta di un artista.
Mai titolo fu più azzeccato per un album così carico di energia. “Encantos” (Cadenza46) è una parola spagnola che significa letteralmente “charm”, ovverosia un qualcosa che delizia, incanta e allo stesso tempo rapisce.
E come negarlo? Poco dopo aver premuto il tasto play tutte e due le tracce ti avvolgono con un groove incalzante che ti strega e non ti lascia facilmente.
“Aventuras”, prima traccia dell’album, è la più coinvolgente. Loop e vocal si susseguono con un ritmo sostenuto in un crescendo continuo, difficile restare fermi. Rapiti da Aventuras ci spostiamo su “Madrugada”, seconda traccia dell’album, più tranquilla, ma allo stesso tempo da non sottovalutare, il loop che accompagna tutto il brano è uno di quelli che non ti mollano. Suoni che sanno di festa ed estate, tipici della Cadenza Records, tracce di sicuro effetto che hanno avuto riscontri molto positivi quando sono state suonate da nomi importanti quali Luciano e Reboot.
Ottimo lavoro dell’artista svizzero, ormai una realtà importante nel panorama House, che con quest’album esprime ed esalta le sue origini spagnole, facendo sentire a tutti il calore del mondo iberico.