Da queste parti le donne le amiamo alla follia. È quell’amore platonico che coinvolge un’idea di donna capace di aprire squarci di paradiso in questa vita terrena, una forma di adorazione per quel modo di trasformare ciò che è regolare e prevedibile in distillati di eleganza, fantasia e sentimento. Son cose che non succedono tutti i giorni e ti spingono a tener sempre gli occhi bene aperti, perché potrebbe capitarti in qualsiasi momento di assistere alla magia in atto del tocco femminile. E ogni volta che ti capita, senti di dover ringraziare qualcuno per questo privilegio. Ecco, #crumbs oggi ringrazia. Ringrazia quegli esseri pieni di grazia e sensibilità che recentemente han dato un tocco unico a pezzi che altrimenti sarebbero stati incompleti, monchi, banali. Ringrazia così tanto che ci vogliono due puntate separate con dieci nomi in totale, per celebrare le migliori espressioni femminili degli ultimi mesi. Tutte con official video, peraltro. Sotto coi primi cinque.
[title subtitle=”Fiora & Tensnake, come mettere tutti d’accordo”][/title]
Ve lo dicevamo in sede di recensione, su Tensnake i pareri possono essere completamente divergenti. Tutto sta nel quanto si è disposti ad accettare (e apprezzare) quel suo profilo da “canzonetta ottantina” che viene fuori per gran parte del suo album. Sul fatto che il suo meglio invece siano quei mood house impeccabili dotati di eleganza pop sopra la media, invece, siam tutti d’accordo. E se si riesce a convergere partendo da giudizi tanto contrastanti il merito è tutto di Fiora, dea scesa in terra per donare un soffio d’eterno all’umile lavoro degli esseri umani. Poesia che resta intatta anche in un video a metà strada tra Funny Games e Natural Born Killers come quello di “See Right Through”.
[title subtitle=”Kathrin deBoer, un angelo tra i metalli di Max Cooper”][/title]
Le splendide intuizioni di Max Cooper bastavano da sole a fare dell’ultimo album “Human” uno degli ascolti cruciali di quest’anno. Ma per la serie “accontentarsi è da mediocri”, i veri capolavori sono i due pezzi insieme a Kathrin deBoer, con la voce femminile che penetra come un raggio di luce le strutture spigolose del producer d’origine irlandese. Il contrasto su “Numb” è massimizzato dal video, una carrellata di meccanica e alienazione che corre determinata per la sua strada, mentre il cantato di Kathrin resta il commento delizioso direttamente dall’altra dimensione. Quando la purezza è incorruttibile.
[title subtitle=”S.Y.F. & Subb-an: magia nera”][/title]
Prendi un pezzo di classica house targata Crosstown Rebels come quello dei Subb-an e pensa a quanto diverso sarebbe stato senza la sinuosa voce black di Starving Yet Full. Qui la voce degli Azari & III riesce a trasformare un normale brano deep come tanti in una meraviglia jazzy sensuale e calda come il deserto del video. E c’è poco da fare, quando entra in gioco l’energia del ruolo femminile diventa per forza l’unica protagonista. Non è vanità, non è magia. Trattasi semplicemente di un senso estetico che hanno solo loro. E non stupitevi se cercando in giro scoprite che S.Y.F. anagraficamente è “qualcosa di diverso”: lo stile è donna e non ha bisogno di controlli anatomici.
[title subtitle=”Josefina, due mani calde sull’estro di Addison Groove”][/title]
Era un problema che avevamo preannunciato quando ancora l’album non era uscito, e a conti fatti ne abbiamo ricevuto piena conferma: il talento di Addison Groove è fuori discussione, la sua capacità di tirare fuori strutture e invenzioni fuori dal comune è innegabile, ma quel ragazzo ha dannatamente bisogno di un senso della misura che lo porti su una strada più gentile per l’ascoltatore medio. “James Grieve” è un disco pieno di spunti ingegnosi e cerebralmente stimolante, ma ha rischiato seriamente di diventare un ascolto per pochissimi. Meno male che è arrivata Josefina a posare la sua voce calda e placida sulle architetture del disco, amplificando in due sole mosse il respiro dell’ascolto. E ha fatto bene il caro Addison a costruire i pezzi coi featuring solo e soltanto sulla sezione vocale ospitata, lasciando ad essa la piena libertà di decidere l’energia del brano. La speranza ora è che abbia assimilato una lezione a lui necessaria.
[title subtitle=”Kelela + Bok Bok: restare incollati, anche controvoglia”][/title]
Non c’è niente da fare. Kelela può anche non piacere, quel suo muoversi lateralmente rispetto alle normali direzioni dell’elettronica corrente può esaltare ma può anche spiazzare, però ogni suo ritorno va sempre visionato per bene, perché c’è sempre da imparare un sacco: su di lei, sull’elasticità di cui è capace l’intervento femminile, su come la voce giusta possa prendere un pezzo spigoloso come quelli di Bok Bok e trasformarlo in una hit quasi buona per la radio, su come la donna sia sempre in grado di cambiare completamente l’aspetto di ogni cosa e stravolgere il normale flusso dell’attenzione. “Melba’s Call” potrà suonare strana quanto volete. Potrà non convincere, sicuramente. Però stuzzica, attrae, ti tiene per il braccio impedendoti di scappare. Alla fine il merito è della ritmica sghemba o di quel peperino dai capelli lunghi?