Se l’accordo con Beatport non vi fosse sembrato abbastanza, Shazam ha pronta la mossa definitiva per sbaragliare la concorrenza: proprio ieri, infatti, ha annunciato una partnership con Juno, noto store inglese, per aggiungere non solo più di quattro milioni di tracce già rilasciate in digitale al proprio database, ma anche tutte le nuove uscite in vinile. Tante tracce “vinyl-only” che prima avevano quel fascino un po’ carbonaro ed elitista di essere difficilmente riconoscibili dal clubber con lo smartphone sempre assetato di “Track ID”, saranno ora facilmente recuperabili con un tap su Shazam e, soprattutto, Shazam stesso sarà sempre più la prima scelta per il riconoscimento musicale.
Tutti i concorrenti, Soundhound in primis, sembrano essere rimasti un po’ al palo, e questo ci porta a una considerazione su scala più ampia, alla luce anche di altri eventi recenti. Pochi giorni fa, infatti, Spotify ha annunciato di aver acquisito Echo Nest, uno dei migliori servizi di recommendation in circolazione, che era alla base, tra gli altri, del motore di suggestion di alcuni concorrenti di Spotify stessa come Rdio e Rhapsody, i quali a loro volta hanno ovviamente annunciato l’abbandono di Echo Nest immediatamente dopo. La sensazione che abbiamo, quindi, è che in un mercato finora estremamente variegato e volatile come quello delle app “musicali” stiano finalmente iniziando a delinearsi alcuni leader indiscussi, come i già citati Shazam e Spotify, con tutto ciò che ne consegue. Una posizione di mercato così forte consente di sperimentare maggiormente e garantisce i fondi per farlo, ma la mancanza di alternative valide potrebbe, a lungo andare, dare più effetti negativi che benefici: al solito, saranno il mercato e l’abilità degli sviluppatori a fare la differenza, e noi non vediamo l’ora di vedere come evolveranno non solo i leader di mercato, ma anche quelli destinati a sostituirli.