C’è stato un momento in cui Poker Flat e Steve Bug hanno rappresentato un marchio di indubbia qualità, ricercatezza e stile per tutti gli amanti della musica elettronica. Quel momento, collocabile approssimativamente all’inizio del decennio scorso, non ha nulla a che spartire con gli ottimi lavori di Trentemøller, Buttrich e chi per loro – che, se vogliamo, hanno un po’ rubato l’anima alla label tedesca – e nemmeno con le collaborazioni dello stesso Bug con Matthias Tanzmann (quello che di lì a poco avrebbe fatto il suo ingresso in Circo Loco e trasformato irrimediabilmente la sua Moon Harbour) e Richie Hawtin, piuttosto con la costante ricerca di creare equilibrio tra danza, groove e minimalismo, ben prima che la deep house intesa nel senso moderno del termine irrompesse (e rompesse) nei club europei.
A quel tempo Poker Flat pubblicava lavori eccellenti, “forgiando” talenti (Guido Schneider, John Tejada, Aril Brikha e Martin Landsky, solo per citare i nomi più legati alla label) e preparando il terreno a quella minimal che stava per eleggere come suo guru incontrastato e inavvicinabile proprio Richie Hawtin. In quegli anni, prima ancora di Audiomatique e Dessos, Steve Bug aveva una piccola piattaforma dove far uscire i cosiddetti i suoi “lati B”, una sub-label che durò appena il tempo di tre release. B-Series durò pochissimo, appunto, e fu un peccato: le nove tracce che videro la luce presentavano delle sfumature musicali che Steve Bug avrebbe ripreso solo in seguito, forse troppo tardi.
Il prossimo 5 Maggio Poker Flat pubblicherà “The Complete B-Series” con tutti e nove i pezzi del mini-catalogo, da “Painkiller” (la più famosa) a “Weird Fantasy”, passando per “Nervous”, “Feelings” e “I Got Rhythm”. Non si tratta di essere nostalgici, ma questa compilation rappresenta una bella occasione per capire chi siamo e cosa balliamo. Oggi.