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[tab title=”Italiano”]Nel suo ultimo romanzo, Donna Tartt descrive la “specchiata probità protestante” dalla “sua bellezza grezza e cupa” raccontando le gesta di Theo Decker in una Amsterdam sinuosa e decisamente umida. Quel misto di funzionalità, liberalismo e rigore che tanto meticolosamente viene analizzato dalla Tartt, può essere lo specchio per descrivere la musica di Darko Esser, il quale che fosse un talentuoso compositore e produttore olandese lo sapevamo già, ma che fosse anche disponibile e simpatico non potevamo di certo immaginarcelo. La sorpresa dunque di capire che dietro ad una mente musicale colta e raffinata ci sia anche una personalità accondiscendente, non ha potuto che far crescere in noi una maggiore stima. Nell’intervista parliamo del suo background musicale, del suo processo creativo e dell’attuale scena olandese, mai così prolifica e così competitiva con l’arrogante Berlino, che diciamocelo, ci ha proprio rotto!
Parliamo di questa scena olandese che tanto sta facendo parlare di sé: ora che Berlino non è più al centro del mondo (musicale), sembra che il movimento si sia spostato in Olanda. Che ne pensi?
Dipende da che punto guardi la cosa: da un punto di vista prettamente commerciale – intendo stili come la trance, l’electro-house e ora la EDM, i Paesi Bassi sono stati all’avanguardia per anni. Negli ultimi dieci anni, una scena underground e più di nicchia è esplosa esponenzialmente, tanto che mi pare che queste due scene – quella mainstream e quella più underground – si spalleggino l’un l’altra, quasi ci fosse una pacifica convivenza per ogni genere musicale ora come ora, soprattutto ad Amsterdam. Per quanto siano diverse, credo che l’Olanda ed Amsterdam soprattutto, siano più interessanti di Berlino, ora come ora, che – a mio avviso – è ancora orientata verso suoni più classici (house, tecno). I primi ADE hanno iniziato questa moda, suppongo, e ogni piccola nicchia ha trovato il proprio spazio nella scena musicale locale. D’altro canto, Berlino sembra lavorare più sulla quantità, attraendo più artisti ed etichette grazie agli affitti più bassi, e a più spazio per case, studi e uffici. Sono poi convinto che la città abbia in generale un mood più underground, vedi la scena clubbing, la quale è sempre molto autentica – penso agli spazi ribonificati e reinventati come club, mentre in Olanda esistono posti nati appositamente per essere club.
Puoi essere considerato di buona lena uno degli artisti più prolifici in circolazione, qual è il tuo segreto?
Non lo so mica, sai? Ho attraversato un periodo di blocco in passato, perché lavoravo soprattutto dietro le quinte, più che altro per pagarmi le spese dello studio. Poi tre anni fa ho deciso di smetterla di seguire troppe attività extra e di focalizzarmi sul lavoro di registrazione e scrittura. Più o meno in quel periodo avevo tra le mani una traccia (Untitled #1) che non volevo pubblicare a mio nome. È stata la nascita del progetto Tripeo a segnare la mia “rinascita” come produttore: mi sentivo libero di sperimentare ancora, cosa piuttosto bizzarra visto che di solito gli alter ego ti legano ad un genere preciso. Dopo aver pubblicato First Trip è come se tutto (questo approccio alla scrittura) avesse iniziato a funzionare perfettamente: non ho fatto altro che seguire questo flusso, il quale mi ha portato fino a dove mi trovo ora. A dirla tutta, ciò mi ha anche aiutato parecchio, sono stati i 15 anni trascorsi in studio, dove ho perso parecchie insicurezze che avevo all’inizio. Questa conoscenza tecnica che ho accumulato durante gli anni mi rende più facile ricreare i suoni e i ritmi che mi piacciono e che ho in mente: ci metto meno ad arrivare al suono che voglio, come se fossi più performativo nel (poco) tempo che ho a disposizione
Come componi la tua musica? Hai un qualche tipo di educazione musicale? Dobbiamo aspettarci nuove produzioni?
Sì, ho un trascorso musicale: ho imparato ad usare accordi e melodie studiando pianoforte e chitarra, Inoltre, ho suonato in una band noise-punk “Tripeo”, la quale mi ha aiutato a dimenticare l’ortodossia musicale, permettendomi di avere un’approccio differente alla scrittura, più atonale e maggiormente legato all’idea di jam session: di solito mi mettevo a suonare e se trovavo qualcosa che mi sembrasse buono – un groove o un suono – gli andavo dietro, seguendolo per vedere dove mi portava. Quando poi mi sembra che sia a posto, lo trasformo in una traccia, questo è il momento in cui so che posso iniziare a lavorarci sopra.
Cosa ti ha fatto scegliere questo mestiere? Quando ti sei detto: “ok, voglio fare musica!”
Il mio sogno è sempre stato far carriera nella musica si da quando ero piccolo, con gli anni è cresciuto esponenzialmente soprattutto ai tempi dell’università, quando ero più preso dalla scena del clubbing che dalle lezioni e dagli esami. Dopo tre anni mi è stata offerta la possibilità di organizzare eventi al club locale Simplon. Ho dunque deciso di lasciare l’università per capire dove questo lavoro mi avrebbe portato. Non ho cambiato idea da allora.
Ci sono artisti coi quali vorresti collaborare?
Non ho una lista dei desideri a riguardo, sono piuttosto comodo a lavorare da solo ad essere onesto. Questo non significa che in un futuro non possa collaborare con qualcuno, questo significa che io e Benny Rodrigues torneremo sicuramente insieme in studio… Ho tra le mani un altro paio di progetti con alcuni amici produttori che potrebbero trasformarsi in qualcosa di buono, ma non ci sono termini e consegne a riguardo. Mi piace quando un progetto segue naturalmente il suo corso.
Una domanda di rito per noi di Soundwall: cos’è la musica elettronica secondo te?
La musica (elettronica) è il mio elisir!
La tua musica è spesso oscura e vagamente malinconica – e mi riferisco soprattutto al tuo Balans del 2009. Come mai questa scelta?
Non è che sia proprio una scelta, direi che è più che altro il mondo in cui la musica esce fuori dalle casse, perché è il tipo di suono, di melodie e di groove che mi sono più congeniali. È solo un caso che siano tristi ed oscuri, e devo dire che è una cosa piuttosto curiosa, essendo una persona felice! Ahaha.[/tab]
[tab title=”English”]In her latest novel, Donna Tartt describes the beauty and the festures of the Dutch culture. Just like the “dark and crude beauty” of its culture, the music of Darko Esser can be described as a mix of beauty, darkness and severity. We’ve already known that Darko Esser was a talented and educated producer, but during this interview we discoverd how polite and friendly he can be. Together with him, we talked about his music process, his musical backgound and how the Dutch are stealing the scepter of the electronic music capital to Berlin.
Let’s talk about this new Dutch revolution. It seems that Berlin is no longer the capital of the electronic music, but currently the business has moved in Neatherland, do you agree with this vision?
It depends from which angle you are looking at it. The Dutch have been in the frontlines for decades with the more commercial styles of dance music like trance, electro house and now EDM. The last 10 years more niche and underground orientated dance music has grown exponentially parallel to it. It almost seems that one feeds the other and vice versa. There seems to be a scene for just about anything right now, especially in Amsterdam. As far as diversity goes I think Holland and again Amsterdam especially is more interesting then Berlin right now, wich (from my perspective) is still very ‘classically’ orientated with a strong focus on contemporary house and techno. The yearly ADE event functions as a katalyst for this development I think. Every niche and genre seems to have a place there. Berlin, on the other hand, seems more appealing for artists and labels due to lower rents and easier to find housing, studios and office space. I also think the city has a more underground feel to it. The clubbing experience is also very authentic, in spaces which were never meant to be used in that way, whereas in Holland there are many purpose build venues now.
Currently, you are one of the most prolific and artist. which is the secret of this productivity?
I’m not sure how that exactly came to be. I had a period of drought before that, because I was working behind the corridors a lot. That came at the expensive of valuable studio time. I made a conscious decision about 3 years back to stop doing a lot of the extra activities I was doing, to gain time in the studio. Right around the same time I had a track (Untitled #1) lying around, wich I didn’t want to release under my own name. The start of the Tripeo project was also the starting point of my renaissance in the studio. I felt free to experiment again, wich is kind of a contradiction because the alter ego has tight restrictions. After the release of First Trip it unexpectedly took a course of it’s own. I just went with it and it lead me till where we are now. What also definitely helped is that after 15 years in the studio, I lost a lot of insecurities I had in the beginning. The technical knowledge I gained over the years makes it easier to create sound and rhythms that I like, it takes less time for me to get to where I want to be. I’ve gotten a lot more efficient with the (limited) time I have to.
A classic question: how do you compose your music? Do you have any musical background? Are you going to release some new tracks?
I have some musical background: I’ve played piano and guitar. It thought me the basic of how chords and stuff work, wich is really helpful with my melodic music. On the other hand when I played in noise and punk bands and now with Tripeo, I try to forget about that as much as possible and approach music from a different, more a-tonal and jam orientated angle. Generally I will just start jamming and if I find something I like, could be a groove or sound, I just go with that end see where it takes me. It’ll turn in a tune when I’ve got the final ‘click’ with the session. That’s a defining moment when I know it can be turned into a proper track.
What made you choose this job? when did you say to yourself “I want to do music in my life”?
Ever since I was a little kid it was my dream to have a career in music. It grew exponentially when I left home for university. It got to the point where I was more involved in the local music scene then going to classes and exams. After 3 years I got the opportunity to become the inhouse booker for local club Simplon. I decided to leave the university and see where that would take me. I haven’t looked back ever since.
Are there some artists you would like to work with?
I have no wishlist for studio partnerships. I’m pretty comfortable working solo to be honost. That doesn’t mean there won’t be any in the future. Benny Rodrigues and me will definitely at some point go back in the studio together. I have a couple of other projects in the works with befriended producers that might lead to something interesting in the future, but there’s no deadline for all of these things. I like it when it grows organically.
Here is a question we ask to all of our guests: what is electronic music according to you?
(Electronic) music is my elixir!
Your music is often very dark and deep -I am thinking of your Balans from 2009, why this choice of mood?
It’s not really a choice I consciously make. It’s the way my music comes out of the speakers, because of the type of sounds, sequences and grooves I feel most comfortable with. It just happens to moody and dark, which is interesting because I’m a really happy person in daily life hahaha.[/tab]
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