Parlare di quanti produttori e artisti validi ci siano in Italia è argomento sempre ostico, in cui problemi di ogni genere, campanilismi e stereotipi intralciano un brulicare di esperienze e progetti che escono, crescono e arrivano comunque a livelli assoluti. E’ il caso dei Margot, il sodalizio artistico tra Giaga Robot e Pepe che ha conquistato stabile spazio tra le valigie di dischi di nomi come James Holden o Ivan Smagghe, che li ha scelti per la prima release della sua etichetta Les disques de la mort. Abbiamo scelto di fargli qualche domanda, per conoscere meglio loro e l’omonima etichetta Margot Records.
Parlateci un po’ di voi, chi sono Giaga e Pepe, quando non sono i Margot?
Giaga oltre a collaborare come dimostratore per la Eko Music Group (che distribuisce in Italia marchi come Korg, Allen & Heat, Akai, Numark), insegna anche ai più piccoli come ci si diverte in acqua nella piscina comunale di Riccione. Pepe è padre di un bambino di 5 anni ed appassionato di mare, uccelli e campagna meno contaminata possibile.
Dire Margot significa parlare di un duo di amici prima che di un connubio artistico. Cosa vi ha spinto a mettere in secondo piano le vostre carriere soliste per unire gli sforzi in un unico progetto?
Non si sa esattamente perché abbiamo di colpo messo in secondo piano le carriere soliste. Se poi pensiamo alle prime volte che andavamo a suonare insieme come Margot, intorno al 2005, completamente a caso e senza provare nulla con batterie elettroniche e sintetizzatori, potremmo anche pensare di essere stati abbastanza incoscienti. Forse semplicemente è stato divertente diventare Margot.
In tutti i duo che ho conosciuto il vero collante sta nel completamento reciproco: uno compensa lacune, mancanze o diversità dell’altro. E’ possibile rintracciare la stessa cosa in voi? In cosa uno completa l’altro?
Si, probabilmente l’uno non farebbe mai le cose che fa l’altro ma sommandole si danno forza a vicenda creando Margot. Grossomodo Giaga è il maestro e Pepe l’allievo, l’uno saggio e l’altro impulsivo.
L’uso massiccio di synth mi fa pensare che le vostre influenze siano ancorate tra i ’70 e gli ’80, oltre al fatto che chiamare un vostro ep Goblin mi pare più un tributo esplicito che una casualità.
Già i primi demo elettronici che Giaga produceva dal ’97 con il pc avevano quel sapore di colonna sonora. Ogni persona che ascolta la nostra musica da sempre ci dice che ha un sapore di colonna sonora. La traccia “Goblin Think” è stata intitolata così per via del basso portante e delle atmosfere gobliniane venute un po’ per caso, ma ad essere precisi il tributo vero proprio è al suono cinematografico in generale degli anni ’70 e ’80.
Vent’anni fa andavamo ad ascoltare musica al Peter Pan o al Cocoricò, per cui le nostre radici sono in gran parte tra house e techno anche se da sempre ci piace ascoltare un po di tutto, pop, rock, trip hop.
Domanda imprescindibile, qual è il vostro setup in studio? A quale macchine siete più affezionati?
Giaga è un collezionista di Korg (ms20, ms10, vocoder…) oltre ad avere roland Sistem 100m, Pro one Sequential Circuits e altre macchine, mentre per i monitor si affida unicamente a Focal. Pepe usa la Vermona Perfourmer per i monitor si affida alle Dynaudio bm 15 A.
La vostra esibizione in consolle è quantomeno particolare, un mix tra dj e live set, potete descrivercelo meglio?
Giaga usa Ableton live e Pepe usa Traktor. In serata scegliamo al momento i pezzi da proporre, sovrapponendoci o alternandoci. Quando suoniamo un’ora usiamo solamente musica e loop nostri, inediti e non, ma quando suoniamo due o più ore alterniamo musica nostra a quella di altri artisti che ci piacciono. Poi ci sono feste in cui Giaga è preso bene e usa spesso la voce. Ogni serata è una storia a sé, in base al momento, e con quasi vent’anni di esperienza nei club ci viene tutto abbastanza in automatico.
Parliamo di Margot Records, ci sono tanti talenti scoperti da voi, Vaghe Stelle forse quello più noto, ma anche Angelo Battilani. Come scegliete chi far uscire sulla vostra label? C’è una certa libertà di scelta, indipendentemente dal genere, oppure cercate di dare un minimo comune denominatore a tutte le uscite dell’etichetta?
Possibilmente cerchiamo musica ricca di sintetizzatori seri ed atmosfere ma non è una regola. C’è una libertà di scelta abbastanza assoluta, indipendentemente dal genere. Qualunque cosa sia interessante, che sappia in qualche modo guardare avanti, da ballo o non da ballo. Vaghe è un talento e siamo contenti di avere rilasciato i suoi primi dischi, così come lo è Angelo, Matteo o i Simbiosi, due nostri amici della nostra zona di cui sentirete sicuramente parlare, che hanno segnato il loro esordio remixando Vaghe Stelle per la nostra label, lo scorso anno.
Possiamo considerare l’uscita di France 2 su Border Community come un punto di svolta della vostra carriera. Come arrivano i Margot su Border Community?
Nel 2005 Pepe fece una data a Milano Marittima con James dove si scambiarono le e-mail. Poi, piano piano, iniziammo a mandargli una quantità costante di demo sempre più mature, finché ne scelse quattro per un EP.
Oltre a Border Community e alla vostra Margot Records, il vostro nome è arrivato anche su etichette come Kill the Dj, Re Vox e su la recente Les disques de la mort. Ci sono release a cui siete più affezionati e qualche altra che, a distanza magari di anni, non capite proprio come avete fatto a produrla?
Giaga è un fan di France2 e Magico Disco EP. Pepe è un fan di Goblin EP. Giaga mentre ascolta cose sue vecchie sarebbe probabilmente in grado di riprodurle, in qualunque momento. Pepe se dovesse rifare una cosa che ha già fatto non saprebbe dove metter le mani.
Anche se i Margot sono nati negli anni zero, Pepe e Giaga solcano i locali della Riviera da molto più tempo. E’ solo una sensazione oppure c’è un costante impoverimento dell’offerta musicale di una delle zone più importanti per il divertimento notturno italiano?
La riviera oggi lavora come una grande azienda, proponendo solo quello che funziona sulla massa. Chi glielo fa fare a strutture da due tremila persone di rischiare sul nuovo o sul diverso, in un momento di crisi del genere? Magari più avanti riprenderà anche lo spunto visionario che aveva in passato, non diamola per spacciata.
Potete anticiparci qualche vostro progetto musicale futuro? Su cosa state lavorando?
Stiamo preparando una raccolta su cd per il Giappone dei nostri pezzi più importanti già usciti. Abbiamo anche musica inedita e tante richieste da parte di label, ma al momento non c’è nulla di confermato in merito ai prossimi passi.
Vi lascio chiedendovi tre dischi a testa che reputate basilari nel vostro percorso musicale.
Pepe:
Todd Terry – Bounce To The Beat
Mauro Tannino – Celestia
Goblin – Tenebre
Giaga:
Portishead (tutto ciò che hanno fatto)
Chemical Brothers (tutto ciò che hanno fatto)
Daft Punk (tutto il primo e secondo album)