E’ inutile negarlo, l’ultima decade è stata davvero dura per i fans dell’house. Almeno per ciò che concerne il suo paragrafo più antico e pregiato, quello di stampo prettamente americano. La mancanza di nuove idee, il veleggiamento di alcuni artisti chiave ad altri lidi musicali e la costante lunaticità del pubblico (in questo soprattutto gli americani hanno fatto scuola) sono tutti fattori validissimi per motivare come mai oggi il fenomeno house, dopo essere stato per almeno due decadi ai vertici della scena mondiale, è da tempo fuori da gran parte delle dinamiche del business che ruota intorno alla musica elettronica.
Ma. Eh sì, perché in questo caso un ma ci sta e pure di diritto. Nell’ultimo periodo stiamo notando un sempre più interessante ritorno a certe sonorità. Molti artisti della scena che fu stanno ritornando sulla cresta dell’onda e tanti appartenenti alla nu-generation di talenti sembrano voler a tutti i costi attingere da quel tipo di background musicale che per molto tempo sembrava essere a prendere polvere nel dimenticatoio. E pure nelle disgrazie certe volte si riesce a trovare una spinta: pensate solo a quante persone hanno scoperto un monumento della musica e del djing come Frankie Knuckles solo grazie al risalto dato alla sua morte. E quanti artisti lo stanno celebrando in queste settimane durante i loro set. Molti hanno storto il naso di fronte ad una sostanziale banalizzazione di un artista così fondamentale da passare quasi per “intoccabile”, ma in fondo non è fantastico avere la bacheca dei principali social network invasa di buona musica invece che dal nuovo singolo del fenomeno EDM di turno, dalle notizie fake sugli zingari o dal fingering di Jay Z?
Tutto questo per dirvi che il 30 Aprile scorso, sull’onda dell’entusiasmo, siamo finiti (insieme a qualche migliaio di persone) alla festa organizzata dal celebre Urban Klub di Treviso, una delle poche realtà italiane rimaste inequivocabilmente legate alla scena house e soulful, che per festeggiare il giorno dei lavoratori ha messo insieme qualcosa che NEL MONDO è andato in scena solo otto volte: stiamo parlando del triplo b2b fra David Morales, Tony Humphries e Little Louie Vega, riuniti sotto il nome (di certo un po’ esoso) di Three Kings of House. Un evento che racchiudeva all’interno di tre menti e sei mani quasi quattro decadi di storia. E, senza timore di smentita, possiamo dire di averle attraversate tutte nel corso delle molte ore di set offerteci per l’occasione dall’ensemble made in USA.
Classici della disco, della prima house, passando per la tribal, le percussioni latine, la soulful e la deep, fino ad arrivare anche a sonorità più recenti, talvolta anche dure e quasi paradossalmente assimilabili a vagiti di matrice techno. Un caleidoscopio di cultura musicale, qualcosa che solo pochi artisti riescono a creare mantenendo un filone logico, senza il rischio di far apparire il proprio set come un’insensata lavatrice di sonorità a caso. E raramente si è vista una pista così magnetizzata, partecipe al punto tale da non far caso al fatto di trovare uno a fianco all’altro signori di 50 anni e ragazzini di 18 (e tutte le generazioni intermedie, con uno sbilanciamento marcato sulla trentina). Generazioni e classi sociali che si sono unite sotto un solo ideale, quello della musica, che (insieme allo sport e forse alla politica) è da sempre il massimo fattore di empatia fra persone che normalmente probabilmente nemmeno incrocerebbero gli sguardi nella vita di tutti i giorni.
Non sono mancati i momenti da lucciconi: su tutti il memoriale per il già nominato Frankie Knuckles, acclamato con striscioni e magliette sparsi per tutta la pista da ballo. Minuti di grande commozione dove abbiamo visto tante persone (soprattutto di mezz’età) davvero sconsolate, come se un pezzo della loro giovinezza fosse scomparso col gigante di Chicago. Questo dovrebbe dare il senso di cos’è stato per chi l’ha vissuto il movimento house e del perchè è sacrosanto che ci siano persone ancora pronte a lottare per la sua sopravvivenza. Quindi grazie ad Urban Klub ed ai Three Kings Of House per una notte che in molti faranno fatica a dimenticare. Grandi e piccini.