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[tab title=”Italiano”]Nella trance esistono alcuni personaggi che vengono apprezzati universalmente, e spesso, per meriti di carriera, considerati vere e proprie, intoccabili, leggende. In un genere da cui scivolare verso correnti commerciali è più facile di quanto si pensi, questa sorta di rispetto misto a riverenza per chi, come Andy Moor, riesce, ancora dopo oltre quindici anni, a rinnovarsi senza mai scadere nel banale, è la più naturale forma di riconoscimento da parte dei fan. Ad un paio di mesi dall’uscita del terzo volume della fortunata serie di compilation “Breaking The Silence”, contenente fra gli altri, anche il suo ultimo singolo “Fade To Light”, lo abbiamo intervistato, sentendoci in dovere di stuzzicarlo su alcuni dei temi più sentiti dai trancers.
Hai iniziato già da ragazzino a suonare diversi strumenti e anche a fare il dj, parlaci un po’ della tua infanzia. Che generi ascoltavi e suonavi? Quando sei entrato in contatto per la prima volta con l’elettronica e la trance in particolare?
Ero interessato in ogni genere di musica che includesse sintetizzatori e fosse in grado di creare un’atmosfera grazie a quelli, come Jean Michelle Jarre ecc. Poi negli anni ’90 ho scoperto le prime forme di musica trance e da quel momento ho sempre avuto un debole per questo genere.
Suoni ancora qualche strumento acustico?
Non suono più come un tempo, ma è qualcosa a cui ritornerò un giorno. Suono ancora piuttosto spesso il pianoforte ma non c’è molta domanda per il fagotto nella musica elettronica.
Hai memoria di un particolare pezzo o di una particolare traccia che ti ha fatto decidere di diventare un dj?
Non c’è un pezzo in particolare, ma più in generale ha avuto a che fare con tutto il genere musicale dell’epoca. Avevo una passione viscerale per la musica elettronica che ascoltavo.
Poi verso la fine degli anni ’90 hai iniziato a produrre la tua musica, all’inizio sotto diversi pseudonimi. Era per sentirti libero di esplorare diversi stili senza dover essere sempre associato al tuo nome?
Era per varie ragioni; quella che hai citato era probabilmente la principale. Altri motivi, riguardavano, ad esempio, l’essere legato a diverse etichette con determinati pseudonimi, ma principalmente per poter esplorare sonorità diverse senza il peso de mio nome.
Quali sono gli elementi più importanti del tuo stile al momento?
Non credo ce ne siano alcuni più importanti di altri. Cerco di produrre in modo da rendere tutto complementare, che i toni abbiano un equilibrio e si abbia la sensazione di essere proiettati nel mood della traccia, più che dei singoli elementi. Mi piace creare un’atmosfera e avere dei suoni di sottofondo, che sono importanti proprio come quelli principali.
Sei diventato uno dei produttori più importanti in ambito progressive: questo è sempre stato un genere molto apprezzato dai fan della trance, a prescindere dai confini di bpm: forse per la sua abilità di mantenersi puro ma allo stesso tempo di rinnovarsi ed edere influenzato da altri stili?
Sì, penso che tu abbia ragione. La progressive può ancora mantenere al centro determinati elementi trance ma è anche libera di esplorare altri orizzonti e incorporare influenze di altri generi. Questo mi ha sempre attirato.
Personalmente, credo che buona parte della TranceFamily sia affetta da una sorta di “Sindrome di Tiësto”, voglio dire, molti temono che i dj di trance cambiassero il loro stile per seguire tendenze più commerciali: non è difficile lavorare con questa sensazione? Quanto è duro cercare di rinnovarsi quando parte del pubblico è sempre pronto a puntare il dito al grido di “questa non è vera trance”?
Penso che sia giusto andare oltre i confini, ma trovo strano che alcuni produttori si orientino più sul commerciale che su generi più underground, come ci si aspetterebbe. Penso che davvero “fama” e “soldi” abbiano una grande influenza sullo stile di produzione ultimamente, la gente vuole musica commerciale, per cui i produttori danno loro quello. Ma io preferisco rimanere fedele a me stesso e alla musica che mi piace produrre. È più difficile di questi tempi avere visibilità rispetto al passato perché molti dj di allora ora suonano molti stili diversi e seguono i trend. Penso però che la gente si annoierà presto della “EDM” commerciale, smetterà di seguire il gregge e approfondirà i propri veri gusti musicali.
La tua brillante carriera è costellata da premi come “Best Trace Track” e “Best Producer” al WMC del 2004, “Best Trance Track” al IDMA del 2006, ottimi piazzamenti nella DJ Mag Top100 nel corso degli anni, e anche una nomination ai Grammy’s: quanto significano questi premi per te?
Sono sicuramente positivi da ricevere, ma non ci metto molta enfasi, nella mia vita di tutti i giorni. Sono il passato e il futuro è l’unica cosa su cui ho il controllo, quindi è quello su cui mi concentro.
Possiedi un’etichetta, la AVA Recordings, e anche un’agenzia di booking, la Jam DJ Management, possiamo dire che tu sia un imprenditore a 360°, in campo musicale. Come riesci a dividerti tra il lato musicale e il lato imprenditoriale?
Il business è sempre stato una grande parte di me, da giovanissimo contrattavo sempre ed è qualcosa che mi piace davvero, ma la musica è la mia passione e il mio sangue, perciò è sempre la mia priorità. A volte è difficile ma si tratta di bilanciale e fissare delle prerogative su quello che davvero è importante volta per volta. La mia etichetta è nata principalmente per aiutare altri produttori a ottenere una piattaforma da cui lanciare la loro musica a l’agenzia è stata impostata allo stesso modo, per aiutare i colleghi a dare il meglio del loro talento.
Il tuo ultimo album “Zero Point One” è stato uno degli highlights trance del 2013: cosa ci dobbiamo aspettare prossimamente da te?
Il mio nuovo singolo “Fade to Light” verrà pubblicato in maggio e al momento ho un altro paio di singoli pronti, poi collaborazioni e altro ancora. Oltre al mio tour inizierò anche la produzione del mio secondo album solista quest’anno e non vedo l’ora![/tab]
[tab title=”English”]In the trance scene, some artists are universally appreciated, and often, thanks to their carreer, they’re accounted as true, untouchable, legends. In a genre from which is so easy to slide into more commercial currents, this kind of respect and reverence given to guys like Andy Moor, able to renovate themselves without ever going banal even after more than 15 years, is the most natural way for the fans to show how thankful they are. A couple of months after the release of the third volume of “Breaking The Silence” (which contains also his new single “Fade To Light”), we had an interview with him, and we felt like we had to tickle him about some of the hottest themes for trenchers at the moment.
You started as a young kid playing several instruments and also djing, tell us something about your childhood. Which kind of music were you used to listen and play? When was your first contact with electronic music and trance?
I was into all kinds of music that included synthesizers and created an atmosphere with them, such as Jean Michelle Jarre etc. Then in the 90’s I got into early forms of trance music and from then on I have always had a soft spot for this style of music.
Do you still play any acoustic instrument?
I don’t play like I used to but it is something that I will get back into one day. I still play the piano frequently but there isn’t really much demand for a bassoon in electronic music.
Do you remember any particular record or track that made you choose to become a dj?
There isn’t any particular track, but more to do with the whole genre at the time. I had a huge passion for the electronic music that I was hearing.
Then, in the late 90’s, you started producing your own music, at first under several aliases. Was that in order to be free to go trough different styles, without being linked to your own name?
It is for a variety of reasons; with what you say being the main one. Other reasons include being tied to various labels with certain aliases, but the mainly to be able to explore other sounds not under my own name.
Which are, the most important elements in your own style right now?
I don’t think there are any more important than others. I try to produce so that everything compliments each other and the tunes have a balance so you are drawn mainly to the overall ‘feel’ of the tune rather than specific elements. I like to create atmosphere and have subtle sounds in the tracks which are just as important as the more prominent sounds.
You became one of the most important progressive producers: that kind of sound has always been appreciated by the trance fans, despite the bpm boundaries: maybe because of its ability to keep itself pure but at the meantime to refresh itself and being influenced by others styles?
Yes I think you are correct. Progressive can still maintain core trance elements but is also free to explore elsewhere and incorporate influences from other genres. That has always appealed to me.
I think that a big part of the so called “TranceFamily” is affected by the “Tiësto Syndrome”, I mean, they always dread that trance dj’s would change their styles to follow more commercial paths: isn’t hard to work and deal with this feel? How difficult is to trying to innovate your own sound, when a part of the audience’s always ready to claim “this is not real trance”?
I feel that it is fine to explore other boundaries, but I do find it strange that some producers go more commercial rather than more underground as one would expect. I do think that “fame” and “money” has a lot of influence over peoples production style these days. People want commercial, so producers give them this. But I prefer to stay true to who I am and the music that I enjoy producing. It’s harder these days to get the exposure than in the past because many trance dj’s of the past are now playing so many different styles and following trends. But I do feel that people will get bored of commercial “EDM” music soon and then stop following the herds and dig deep to find their own musical tastes.
Your brilliant career is featured by awards like “Best Trance Track” and “Best Producer” at WMC in 2004, “Best Trance Track” at IDMA in 2006, great placements in the DJ Mag Top100 pool over the years, and also a Grammy nomination: how meaningful are those prizes for you?
They are obviously nice to receive, but I don’t put too much emphasis on these in my day to day life. They are in the past, and the future is the only thing I have control over so that is what I focus on.
You own a label, AVA Recordings, and also a Booking Agency, Jam DJ Management, so we can say that you’re a 360° music entrepreneur. How can you split yourself between the music side and the business side?
Business has always been a big part of my life, I was always wheeling and dealing as a youngster and it’s just something I enjoy, but the music is my passion and in my blood so this will always be a priority. It is sometimes difficult but it’s all about balance and prioritising what is important at any individual time. The label is mainly there to help other producer gain a platform to release their music, and the agency was setup in the same way, to help other colleagues make the most of their talents.
Your last album “Zero Point One” has been one of the highlights from the trance scene in 2013: what’s coming next from yourself?
My new single Fade to Light will be released in May, and I currently have a few singles ready for release, collaborations etc. In amongst my touring schedule I’ll also start production on my second solo album later this year which I am really looking forward to.[/tab]
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