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[tab title=”Italiano”]Vi dice nulla il French Touch? Forse si, forse no, ma di sicuro il nome Dimitri From Paris non può essere passato inosservato. Classe 1963, passaporto turco, genitori greci, francese d’adozione con l’anima parigina. A Dimitri piacciono le colonne sonore dei vecchi film americani, appassionato di jazz e funky, ha iniziato la sua carriera in radio. Tra i suoi assi nella manica c’è un notevole talento per i remix che fu molto apprezzato dall’alta moda francese proprio perché trendsetter per la musica delle sfilate. Negli stessi anni usciva Sacrebleu, su Yellow Production di Bob Sinclar… da lì la storia che ci porta perfino in Giappone. Iniziamo allora questo viaggio, dove la voce narrante è proprio quella di Dimitri. Voila’!
I tuoi genitori sono greci e tu sei nato in Turchia. Come queste due culture ti hanno influenzato?
Non saprei. Sono cresciuto a Parigi fin da quando ho 3 anni e quindi le influenze che ho avuto le ho ricevute dal mio contesto composto prettamente da mia madre e mio padre. Non ho ricordi legati alla Turchia o alla cultura greca. Ho solo passato un po’ di tempo in vacanza da mia nonna. Forse il senso del viaggio, perché ho iniziato a viaggiare molto e molto presto per seguire i miei genitori. Sono perfino arrivato ad odiare di viaggiare quando sono cresciuto un po’. Ora fa parte del mio lavoro e mi sono abituato ad andare in diversi posti e a sapermi adattare. Poi i miei genitori hanno influenzato anche i miei ascolti. Mio padre ascoltava solo musica classica quella considerata ‘intelligente’… quindi solo Bach! Non mi piaceva granché ma mi è rimasta dentro. Ho affinato il mio senso dell’armonia e ho imparato a combinare le note. Mia madre invece ascoltava musica folk greca, o roba italiana come ‘Bella Ciao’… me la ricordo perché la metteva spesso. Non ascoltavamo mai la musica pop però.
Come hai affinato i tuoi gusti?
Ho iniziato a coltivare il mio gusto musicale tramite le colonne sonore dei film. I miei genitori erano un po’ intellettuali e non mi portavano mai a vedere i blockbuster americani degli anni ’70 o ’80. Mia madre amava le commedie americane anni ’40 o ’50. Ho riscoperto in questi film un grande stile e la musica era affidata a grandi compositori. Guardavo anche i film d’azione come James Bond, in cui le musiche erano più ritmate, più jazz, con della fusion e rare groove di compositori come John Barry e Lalo Schifrin. Ho iniziato quindi con il jazz, il funk e la fusion… qualcosa che nessuno ascoltava a casa. Ero attratto anche dai primi gruppi rap come Sugar Hill Gang. Era poi il periodo in cui le etichette discografiche facevano le compilation, quelle con una hit famosa e tutto il resto meno conosciuto. Così ho iniziato a comprare i vinili di queste ‘non-hit’, perché mi piacevano molto. Ho sviluppato il senso del non fermarmi alla prima cosa che mi viene proposta infatti sono curioso di scoprire anche cosa c’è dietro. Quindi leggevo di chi erano queste canzoni, facevo delle connessioni e delle ricerche per trovare altre cose di quel genere… Non avevo amici appassionati di musica con cui condividere questo percorso quindi era un po’ il mio piccolo mondo. Era anche il momento della radio pirata e non era facile trovare la musica.
Ti riferisci a Radio 7?
No, addirittura prima. Radio 7 era la radio pubblica ufficiale, come la RAI in Italia, e con me hanno avuto l’idea per la prima volta di fare qualcosa per i più giovani. Per il resto c’era un monopolio ed è per questo che sono nate molte radio pirata, che avevano un tacito consenso da parte del Governo ma non erano propriamente legali.
Quindi come hai iniziato in radio?
Io compravo dischi e ascoltavo molta musica. Ero un fan, non avevo mai pensato di fare questo tipo di lavoro. Incontrai quest’altro dj, che era nella scena hip hop, il primo dj scratch francese: Dee Nasty. Lui diventò la prima persona con cui condivisi questa passione. Mi parlò di una convention a NYC chiamata ‘New Music Seminar’ con la prima competition mondiale di DMC. Io volevo assolutamente andarci perché la maggior parte della musica che ero solito comprare veniva da lì. Con il biglietto della convention potevi seguire i dibattiti durante il giorno e andare nei club di notte. Ti dava la possibilità di ascoltare e parlare con i maggiori produttori e remixer del tempo. Ho avuto la chance di chiedere a David Cole di C&C Music Factory il segreto per essere un buon remixer. Lui mi rispose: “devi far conoscere il tuo lavoro il più possibile e mandarlo a più persone possibili, alle radio, alle discoteche per far si che loro conoscano ciò che fai”. E’ per questo che ho iniziato i programmi in radio.
Ti trovi meglio nei panni di dj o remixer?
Non ho mai pensato di essere un dj, non mi interessava esserlo perché a quei tempi non era una scelta artistica era più un ‘mettere i dischi del club’, senza scegliere il programma. Era come essere un juke box vivente e la cosa non mi attirava granché.
Tornando alla radio…
Ho iniziato a fare degli edit e mandarli alle radio. A Radio 7 sono piaciuti e mi permisero di avere uno show ogni settimana. Usavo il reel to reel, un enorme registratore le cui cassette costavano moltissimo. Trovai un accordo con la radio: loro mi fornivano le cassette e io continuavo a fare i miei nuovi edit. Poi, lavorai per una radio pirata, Skyrock nella quale potevo mettere musica per 4 ore. L’unico problema è che dovevo parlare, io ero un tipo molto timido e quindi mi sforzai molto. Era intorno all’87 e questo mi diede molta visibilità e da qui posso dire sia iniziata la mia carriera. Vorrei sottolineare come fosse difficile trovare informazioni ai tempi, cercare musica nuova, comprarla, viaggiare e connettersi con le persone. Bisognava essere molto attivi e amare molto la musica per continuare.
Curi personalmente i tuoi social?
Si, non ho mai avuto un vero e proprio manager, uno di quelli che ti dice cosa fare. Io so cosa voglio e so quando dirlo, scelgo la musica… è un po’ artigianale ma lo preferisco perché si parla della mia musica.
Com’è iniziata la tua esperienza nel fashion biz?
Dopo Skyrock andai a NRJ, un’altra radio, dove avevano intenzione di iniziare uno show di dance music. Per loro facevo molti jingle e edit e mi piaceva. Allora avevo un accordo con un negozio di dischi: venivo rifornito di dischi in cambio di pubblicizzare il nome in radio. Il gestore era una famoso dj parigino, Michel Gaubert, e lui faceva la musica per le sfilate. Lagerfield gli chiese della musica per un suo show. Michel voleva proporgli qualcosa di nuovo ma non sapeva mixare e quindi mi chiese di collaborare. Mi riempiva di musica tipo italo disco, house, techno, bossanova e roba degli anni ’50 da mixare insieme. Pensavo fosse impossibile e allo stesso tempo orribile ma invece piacque molto. Michel mi insegno ad avere la mente più aperta. Dopo un pò volevano trasmettere la mia musica nei negozi di Chanel ma era troppo complicato per via delle licenze e dei copyright. Così mi chiesero di fare qualcosa di completamente originale. Ogni 6 mesi gli passavo qualcosa di nuovo. Dopo anni avevo accumulato molto materiale. Conoscevo un ragazzo, aveva una etichetta indipendente, la Yellow Production, un certo Bob Sinclar. Insieme a lui feci uscire Sacrebleu, il mio primo album che è una sorta di sintesi di tutto il mio lavoro di quegli ultimi anni.
Come ti poni rispetto alle nuove tecnologie?
Io accetto il progresso. Tutti i nuovi strumenti rendono certe procedure meno difficili. Se una volta si impiegava un’ora per fare una cosa, adesso ci vuole un minuto. E’ il progresso. Questi strumenti però non ti rendono un musicista migliore, forse tecnicamente, ma non artisticamente. E’ interessante considerare come le nuove tecnologie diano nuova forma alla musica e un esempio è l’house music. E’ nata intorno all’85/86 quando le persone non avevano molti soldi da investire per andare in studio o per pagare veri musicisti per fare gli album. Non c’era scelta e si aveva quel che si aveva ma hanno creato qualcosa di diverso.
Che idea ti sei fatto sulla nuova generazione di producer?
E’ all’inizio. Le persone si accontentano di quello che hanno come i loop e i sample. C’è la tendenza a ottenere spesso lo stesso suono perché si usano sempre le stesse identiche cose. Non c’è nulla di particolarmente innovativo. Sta a chi crea rendere interessante il prodotto nonostante stia usando gli stessi strumenti di tutti gli altri. Il vero problema di oggi è che tutti pensano di essere degli artisti e non c’è nessuno che gli dica invece che non lo sono. Negli anni ’90 c’erano tanti ostacoli da superare ma oggi non si deve nemmeno più spendere molti soldi per produrre. Dal momento in cui la musica viene creata alle orecchie del pubblico non ci sono più filtri. L’unico filtro è l’utente finale che decide se la musica è buona o no. Se non si hanno questi filtri, non ci sono gradini che permettono di capire le cose e migliorarsi.
“Il vero problema di oggi è che tutti pensano di essere degli artisti e non c’è nessuno che gli dica invece che non lo sono.“
Quale artista/musicista/dj credi stia rappresentando meglio la Francia oggi?
I Daft Punk ovviamente. Tutti li conoscono e loro sono tra i primi a portare avanti uno stile ‘francese’ di fare musica. Hanno iniziato 20 anni fa e sono arrivati a vincere il Grammy. David Guetta anche, credo, ma non mi piace molto la musica che fa. Guetta 20 anni fa suonava nei club per invogliare le persone a spendere soldi in bottiglie di Champagne… adesso continua a fare musica perché paga i rapper per collaborare ai suoi dischi. E’ un’evoluzione di solo business. Giusto così, meglio per lui. Sotto il livello musicale, gente come i Daft Punk si è fatta da sola e oggi sono conosciuti in tutto il mondo e imitati. Guetta invece imita quello che hanno fatto gli altri e non ha creato nulla se non i soldi. I Daft Punk hanno lasciato il segno! Perché sono veri e sono liberi di fare la loro musica come vogliono e a certi livelli è molto raro.
Dimitri from Tokyo. Perché Tokyo? Cosa ti lega al Giappone?
Non è serio, è un nome che uso a volte per dei bootleg. La prima volta che ho usato Dimitri From Tokyo è stato per questo singolo uscito su Disorient, un’etichetta di un mio amico di Tokyo appunto. La cantante era giapponese. Di solito uso questo nome per cose non proprio super legali… La maggior parte dei giapponesi, quando gli piace una cosa, si appassionano molto. Come dj, sento che il pubblico è focalizzato sulla musica e non sull’avere una foto con me, o avere un cd o la mia firma sopra qualche cosa.. Il punto principale è la musica e là sembra che le persone ti capiscano ed è davvero raro. I giapponesi poi sono molto precisi. Se devi guardare un quadrato loro iniziano ad analizzarlo dagli angoli. La maggior parte delle persone invece inizia dal centro. E’ un modo di pensare, forse al contrario: loro danno prima importanza al ’resto’. Amano i dettagli. Il Giappone mi calza a pennello.
Progetti futuri?
Sto lavorando con DJ Rocca che mi ha presentato Marco Gallerani della Hell Yeah Recordings. Stiamo uscendo con un nuovo lavoro chiamato ‘Disco Shake’ con i remix di Luminodisco, Jkriv, G&D e un mix del pioniere del remix Tom Moulton. Sto pure lavorando con Vito de Luca aka Aeroplane al progetto chiamato €urocrats. Il mio background è più disco e house e lui invece è un musicista con un approccio più melodico. Stiamo lavorando a un po’ di materiale che uscirà sotto la sua etichetta AeropopRec. Il 15 Giugno uscirà su Defected Records la compilation “Dimitri From Paris In The House of Disco“. Quando lavoro da solo e inizio qualcosa penso spesso che non sia abbastanza invece quando lavoro con altri mi vengono dati dei punti di vista diversi e c’è uno scambio di idee. Collaborare mi rende più sicuro perché ci sono almeno due teste in un progetto.[/tab]
[tab title=”English”]Do you know the French Touch? Maybe but for sure the name Dimitri From Paris can’t be gone unnoticed. Born in 1963, turkish passport, Greek parents but French by adoption with a Parisian soul. Dimitri likes the old American movies soundtracks, he is a jazz and funky lover and he began his career in radio. He has a great talent for remix, which was very much appreciated by the French haute couture because he has been a trendsetter for the music of the fashion shows. In the same period he released Sacrebleu, on the Yellow Production of Bob Sinclar, from there, this story takes us even in Japan. So let’s start this journey, where the narrator is actually Dimitri. Voila’!
Your parents are Greek and you were born in Turkey. How these two cultures have influenced you?
I can’t tell you, I was raised in Paris since I have 3 years old so the culture that I’ve taken, I’ve taken from my surrounding: my mum and my dad. I can’t tell you anything specific related to the Turkey or Greek culture. I’ve just spent some holidays with my grandmother. Maybe… the sense of travelling, cause I’ve travelled very much from the very young age, willing or not, to follow my parents. When I started to be older I’ve just hated travelling, I just didn’t want to travel at all. Today travel is part of my work, so they gave me the idea to go to different places and try to adapt to the other places. Also for the hear, I used to ear different types of music. My father was almost essentially listen to classical music at home, intelligent classical music… just Bach! It’s not something that I enjoyed but it’s in mine brain. I learned my sense for harmony and to the combination of notes. My mother listen to ethnic greek stuff, or something Italian like ‘Bella Ciao’, Italian revolutionary chant. I remember that song cause she used to play it a lot. No pop music at home. Never ever.
How did you refine your taste?
I started to developing a sense to myself to the movie soundtracks. My parents were intellectual so we never gone to see the American blockbusters of ‘70 and ‘80. My mother loves movies like American comedies from the ‘40 and ‘50. They have a strong sense of style and the music were made by amazing composers. I also watched action movies like James Bond, there were the first music with the beat and the jazz, fusion, rare groove of composers like John Barry or Lalo Schifrin. The first music I like was through the movies. I grew up with the jazz, funk, jazz fusion, I started to like that style that nobody never ever played at home. I was attracted to the first big rap like Sugar Hill Gang, it was also the period where the label released the compilation with one hit and a lot of non hits. So I started to buy vinyls of all those things cause I really like them too. I also developed the sense of ‘not take the first thing that people want to show me’ and see what there is behind. And I read who produced it, making connection to find things that I like… I have no other friends into music so it was my little world. It was the period of the pirate radio and it wasn’t easy to find music.
Are you talking about Radio 7?
No, even before. Radio 7 was the first official public radio, like RAI here in Italy, and with me it was the first time they decided to make something for the younger people. There were a radio monopoly, so that’s why born a lot of small pirate radio allowed from the Government but not properly legal.
How did you start the radio?
I was buying a lot of music and I was listening a lot of music too. I was a fan, I never thought to have this kind of job. I met this other dj, he was more into the hip hop, the first French scratch dj Dee Nasty. He was my only friends in music. He talk to me about this huge convention in NYC called ‘New music seminar’ with the first world DMC world championship competition. So I really wanted to go there cause the most of the music that I was buying, 90% was make there. So with the ticket you could go to listen to the people by day, and to the club at night. You have the possibility to listen and talk to the famous producers of the time, the famous remixers of the time… so I have the chance to ask to David Cole of C&C Music Factory the secret to be a good remixer. He said: “you have to showcase your work and sent it to as many people as you can, to the radio, to the disco to let them know what you do”. That’s why I started the radio show.
Do you feel more a dj or a remixer?
I’ve never thought to be a dj, I’ve never be interested to be a dj cause be a dj, back then, wasn’t an artistic choice, it was more working to play records of the club, not choosing your own program. It was like a living juke box, not appealing to me.
So back to the radio…
I started to make edit with my cassette machine and send them to radio station. So Radio 7 liked it and they allowed me to have a show every week with some new edit. So I moved from tape to reel to reel, the big tape recorder, and it was very expensive to buy the tape of it. So I’ve found a deal with radio station: they give me the tapes and I make the edit. Then I moved to a pirate station, Skyrock, where I can put the music that I wanted for 4 hour. The only problem was that I have to talk and I were very shy so I forced myself to talk and keep this job. It was the 87. It gave me a lot of exposure and I started from there my career. It was hard back then to have information, to find new music, buy it and travel. And connect with people. It’s not like today. You need to be very active and to really love music to continue.
Do you take care of your social personally?
Yes, I never ever really have a manager that told me what to do so I know exactly what I want so I know what I am saying and when to say it, I chose the music… it’s a kind of artisanal. I like that cause it’s my music.
What about your experience in the fashion biz?
When I was doing Skyrock I moved to NRJ, another radio, where they wanted make a dance music show. I was doing a lot of jingles and edits. I was pretty good do that. In that period I have a deal with a record shop: they give me the records to play to my radio show and I say the name of the shop. The buyer of this record store was a famous dj in Paris, Michel Gaubert, and he was doing music for fashion show. Lagerfield ask him to make music for his show and he wanted to make something new but he was not able to mix so he asked me to work with him. He gave me a bunch of music like italo disco, house, techno, ‘50 stuff, bossanova, to mix together. I thought it was impossible and horrible but they loved it. He teach me to have a more open mind. He push me to mix genres. After few years we wanted to play my music into the shops of Chanel but it was too complicated because of the license and copyright. So they ask me to create new original music. Every 6 months they have my music. After few years I have a lot material. I knew this guy of ad independent label, Yellow Production, Bob Sinclar. So we released Sacrebleu, my first album.
What is your relationship with the new technologies?
I accept the progress. All the new tools make something that was difficult for you less difficult. So what you use to take one hour, now is one minute. It’s progress. Tools can make you a better musician, maybe technically, but not artistically. It’ interesting that the tools shape the sounds of music and the best example is house music. It’s born in 1985/86. People had no money to go in a studio or pay real musician to make records. They have no choice and they had what they had but they create something different.
An opinion on the contemporary scene of producers…
It’s at the beginning. People take what they have like loops and samples. It tends to sound the same most of the time cause they all use the same things. It’s not something particularly new. It’s the person that have to make it interesting with the same tools. The problem today is that everybody thinks they can be an artist but there is nobody to tell them that they are not. In the ‘90 you have a lot of obstacles but today you don’t have to pay much: from the moment you make the music to the ears of the persons there is no filter anymore. The only filter is the person who in the end decides if the music is good or not good. If you don’t have the filter there are no steps where you can understand things and get better.
“The problem today is that everybody thinks they can be an artist but there is nobody to tell them that they are not.“
Who is the artist/musician/dj that best represents France today?
Duft Punk obviously. Everybody knows about them, they are the first to start the French way of music, 20 years later they have the Grammy. David Guetta I guess but I really don’t like his music. Guetta 20 years ago was just running the night clubs and getting people spending money to the bottles of Champagne.. now he is making music cause he paying the rapper to feature his records. This is a business evolution. Fair enough, good for him. On the musical level, people like Daft punk went from nothing to something that is globally recognized and now other people try to imitate them. David Guetta is imitating what other people have done and he hasn’t create anything but make huge money. Daft Punk make a point here! Being true, free to make they own music and they do what they like and at this level its very rare.
Dimitri From Tokyo. Why Tokyo? What connect you to the Japan?
It’s not really serious, sometimes I use this name when I do bootlegs. The first time I use Dimitri From Tokyo, was for a single on Disorient, a label of a friend of mine in Tokyo. I have a Japanese singer on it. I use that name for stuff that are not superlegal. Most Japanese people when they like something they are really passionate about it. As a dj, the crowd is focused on music, not interested in getting a picture with you, in getting a cd from you or getting you to sign something. The primary point is the music and when you go there you actually fell that people understand you which is very rare. Japanese people in general are very precise. If you have a square to look at, they gonna start looking at all the angles first. Most people look at the middle. It’s a way of thinking, something at reverse: they care about the rest, first of all. They love details. In Japan I feel like I fit.
Future plans?
I’m working with DJ Rocca that led me to Marco Gallerani of Hell Yeah Recordings. We are out now with this new release called ‘Disco Shake’ with the remixes from Luminodisco, Jkriv, G&D and a mix of the pioneer Tom Moulton. When I work on my own and I start something I always think is not good enough but when I work with someone else I have a different view and there is an exchange of idea. Collaborating gets me more confident cause there are two heads in one project. I am doing things as €urocrats with Vito de Luca aka Aeroplane. On 15th of June will be release on Defected Records “Dimitri From Paris In The House of Disco” compilation. My culture is more disco and house, he is a musician and he has a melodic approach. We have two releases going out on AeropopRec.[/tab]
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