Sulla carta d’identità di Andrea Pontiroli, alla voce dedicata all’indicazione della propria professione bisognerebbe riportare solamente il termine “creativo”. Già, perché non esiste modo migliore per classificare l’essenza di questo giovane milanese, fondatore del centro culturale Santeria e dell’agenzia di management e booking, GodzillaMarket. Direttore artistico, organizzatore di eventi, freelancer, scrittore, insegnante, musicista: Andrea è stato ed è tutto questo, e molto di più. In questa intervista si racconta e fa assaporare a tutti noi le gioie e i lati negativi dell’essere un appassionato di eventi musicali e concerti live e del voler fare di questa passione un vera e propria professione. Costi quel che costi.
Chi è Andrea Pontiroli? Sei diventato chi ti eri prefissato d’essere fin da piccolo?
Sono una persona normale che fa l’operatore culturale e l’organizzatore di concerti. Non l’ho deciso fin da piccolo, prima sognavo di fare il calciatore. Ero musicista, per tanto tempo ho pensato di farne una professione. Poi ho notato che avevo più talento per l’aspetto organizzativo. Mi appassionava far parte dei concerti da un altro punto di vista, piuttosto che suonare.
Qual è l’aspetto che preferisci nella tua professione?
Il management, che sia di un evento singolo o di un locale. È necessario aggiornarsi, studiare, conoscere tutti gli ambiti di una professione, per poter fare la differenza. Sapere di tutto un pò!
All’estero la tua professione è sicuramente più valutata e riconosciuta, e gli studi che si compiono molto più specifici. Avresti quindi preferito lavorare e compiere i tuoi studi all’estero?
Se avessi avuto degli studi più accurati magari avrei rischiato meno, avrei commesso meno errori, perché alcune cose le impari sulla tua pelle. E questa è una fortuna. Secondo me qua, a Milano, c’è talmente tanta possibilità di fare. Quando proponi qualcosa di nuovo qua è subito una figata pazzesca, mentre all’estero l’hanno un po’ già fatta tutti. Voglio lavorare qui perché ho campo libero. E poi se lavori in una città a cui tieni particolarmente, risulterà tangibile il tuo operato e starai facendo qualcosa per contribuire a migliorarla. Avrai la soddisfazione di aver creato qualcosa. Sono davvero molto legato a Milano.
Perché Milano?
Milano ha delle grosse potenzialità. Sta cambiando il modo in cui si può viverla: la vita si sta allargando anche alla periferia. Un tempo sentivi dire: “Lambrate è fuori mano”, ma ora questa cosa sta passando. Questa è una città bellissima, ogni suo quartiere lo è, anche se descritta con aggettivi quali “cupa” e “grigia” da troppo tempo ormai.
Raccontaci quello che reputi sia stato il tuo più grande successo.
Il concerto del 10 maggio, “Milano Libera Tutti”, credo sia stato il più stimolante e quello emotivamente più coinvolgente. Organizzato in una settimana, con persone volontarie e il budget più basso della storia. La serata più importante che abbia mai vissuto.
C’è stata mai una volta in cui, durante un evento, ti sei trovato in una situazione difficile? Come ne sei uscito?
Una volta ho lavorato come direttore di produzione ad una grande festa dove gli organizzatori fecero entrare più gente di quanta il locale ne potesse contenere. Per fortuna non si è fatto male nessuno, ma per due anni non ho più curato eventi che non fossero direttamente miei. Ho avuto paura per aver messo a rischio delle persone. Avere tutta la sicurezza possibile, quando si lavora in un locale, è fondamentale.
Come scegli i tuoi collaboratori?
Non deve mai mancare il talento, qualsiasi mansione debbano svolgere. Talento e passione. La maggior parte delle persone con cui lavoro è professionalmente cresciuta con me. La cosa fondamentale è avere una voglia infinita di fare. Sicuramente seguire dei corsi aiuta a velocizzare la propria preparazione alla professione, e parlo di corsi di primo soccorso, sulla sicurezza, ma anche qualche lezione base di grafica, luci e audio non fa mai male. Ti aprono la mente e ti aiutano a valutare aspetti in maniera diversa. Poi l’esperienza, e avere sempre voglia di migliorare quello che si fa. Investire e reinventarsi, portare del valore aggiunto e rinnovarsi sempre. Quando qualcosa inizia a diventare monotono e poco accattivante, allora c’è bisogno di un cambiamento. L’energia va sempre tenuta a mille.
C’è qualcosa di te che proprio non ti piace?
Ce ne sono parecchie! Sono molto disordinato, ho sempre bisogno che qualcuno metta in ordine ciò che faccio. (Ci mostra la schermata desktop del suo pc e sorride). Anche la mia scrivania in ufficio fa letteralmente paura! Per fortuna ho Daniela, che da anni cura la produzione e tutto ciò che riguarda la contabilità, perché io sarei scarso in questo.
Di cosa ti occupi adesso?
Di GodzillaMarket, un’agenzia di booking, management e ufficio stampa che promuove band italiane ed eventi musicali, e di Santeria, lo spazio polifunzionale che ho fondato nella zona est di Milano. Si sta sviluppando seguendo la concezione di “factory” che mi ero prefissato, trasformando l’area in un vero e proprio headquarter. L’idea di partenza è stata quella di unire più teste per creare un luogo che offrisse tante e diverse cose al suo interno: da qui è nata la caffetteria, poi le postazioni co-working, i brunch della domenica e tante altre cose. Ora stiamo portando avanti anche una sezione che si occuperà di organizzazione di eventi aziendali, e in più stiamo lavorando ad un brand di abbigliamento da distribuire attraverso un negozio online.
Hai un sogno nel cassetto che non hai ancora avuto modo di realizzare?
Ne ho tanti. A volte sono progetti così sconclusionati che possono rimanere solo nella mia testa. Per realizzare questi miei sogni ci vorrebbe tanto tempo, tanti soldi e competenze che probabilmente neanche ho. Sono contento di ciò che faccio ma mi piacerebbe sempre provare a realizzare cose diverse. La cosa che avrei voluto davvero cambiare è l’aspetto legislativo che regola l’organizzazione degli eventi, o almeno renderlo meno macchinoso. Ho avanzato richieste, il concerto “Milano Libera Tutti” era nato appunto per questo, ma evidentemente non siamo stati abbastanza incisivi.
Hai scritto un libro, “Un concerto da Manuale”, a metà tra una guida tecnica e una raccolta di tue esperienze. Cosa ti ha spinto a volerle mettere nero su bianco?
Voglio specificare che il libro non l’ho realizzato tutto da solo, a parlare di determinati argomenti più specifici non sono stato io, mi sono avvalso dell’aiuto di persone esperte. Io insegno a vari corsi che trattano l’organizzazione di eventi musicali e mi sono accorto di aver bisogno di una dispensa unica da dare ai miei studenti. Con Filippo Cecconi, esperto di comunicazione, è saltata fuori l’idea di portare questi nostri appunti ad un editore, ed è così che è nato il libro. Con un linguaggio “terra terra” abbiamo cercato di raccogliere consigli pratici da dare a persone che si avvicinano per la prima volta a questa professione. Il successo riscontrato è stato molto soddisfacente.