In questi giorni ci siamo imbattuti per caso su un articolo che ci ha sorpreso. Un articolo su quello che ormai è ufficialmente il tema più gettonato del nostro momento storico, ossia quella dannazione quotidiana che attanaglia e divide il pubblico elettronico dal nome EDM. Uno di quegli articoli che fotografano con chiarezza una prospettiva ben precisa dell’oggi, ovviamente non esaustiva né imparziale, ma comunque valida come opinione condivisibile e spunto su cui riflettere. A sorprenderci però, lo confessiamo, è stato l’autore di questa fotografia: proprio lui, il caro Seth, noto alle cronache come carattere bizzarro, protagonista di diverse vicende discutibili, che quando vuole sa essere odioso, polemico e fastidiosamente cazzone, ma che in altri momenti sa come affrontare le cose con intelligenza. E siam stati contenti di scoprire che questa volta ricade proprio nel secondo caso.
Il pezzo in questione è un lungo ma interessante editoriale su Thump, a quanto pare scritto di suo pugno, di risposta a precisa richiesta del magazine. Un modo di far giornalismo che a noi piace parecchio e che di tanto in tanto è sacrosanto: fermarsi per un attimo e guardare attentamente dove siamo, come ci siamo arrivati e dove stiamo andando, possibilmente con qualcuno in grado di darti una visione autorevole e competente sulle cose. Il tema stavolta è stato non solo l’EDM, ma lo stato di salute della dance, l’idea di festival come esperienza prediletta dal pubblico odierno, il rapporto clubber-dj e un paio di previsioni su quanto presumibilmente accadrà nei prossimi anni. Vale la pena riportare qui, uno dopo l’altro, i momenti chiave di tale riflessione, giusto come possibile tavolo di discussione per tutti. Il nostro veloce commento lo trovate sotto ognuno di essi. Un tantino caustico a volte, ma nel complesso possiamo dire che Troxler stavolta ha mostrato una buona dose di acume.
1. Festival vs. clubbing
"Un festival dance non è un club dance. Per niente. Un festival è una cazzo di vacanza."
Primo, importante punto toccato da Troxler: tra i club e i festival c’è una differenza sostanziale in termini di qualità dell’esperienza. Il festival non sostituisce ciò che di genuino puoi trovare in un club. Non è meglio o peggio, è semplicemente una cosa diversa. Il peccato è dunque constatare come diventi sempre più difficile attirare i giovani nei club, mentre stan tentando di racimolare il denaro per il prossimo megafestival. Preciso segno identificativo dei nostri tempi: l’inseguimento della grandezza dell’esperienza diventa più importante della sua genuinità. Aderisce meglio all’idea di ‘godersi la vita al massimo’. Ed è abbastanza distante dall’esperienza clubbing originaria della generazione precedente, che poteva essere la prima fase house/techno o anche i rave anni ’90. Certo, non è il caso di colpevolizzare la nuova generazione perché non è nata a Chicago negli ’80 – la colpa non è loro – ma far presente di tanto in tanto la differenza tra la cultura clubbing e l’odierna Festivaland è cosa buona e giusta. È quel che talvolta ci sentiamo in dovere di fare anche noi, e siam contenti che in questo caso lo abbia detto qualcuno che – almeno sulla carta – dovrebbe avere una certa presa su quei ragazzi.
2. I DJ EDM
"Prendi Avicii:Avicii è una fighetta. Quand'è finito in ospedale all'UMF, il mio manager era con l'infermiera assegnata a lui. Quella cazzo di fighetta non parlava nemmeno con l'infermiera. Diceva al manager cosa dirle, ed erano seduti uno accanto all'altra."
Non siamo in condizione di confermare o confutare tale storia. Però dicono è che ‘Davvincii is the king‘. E poi conosciamo uno che per due volte ha concordato un’intervista muovendo tutto il management e per due volte all’ultimo minuto ha fatto la preziosa rifiutando di farla. Ne sai qualcosa Seth?
3. Peace, Love, Unity, Respect
"Negli USA girava questo acronimo, PLUR, contiene tutti i principi fondanti della club culture originale. Se acquisisci questi valori, traspaiono in come ti comporti e in come vedi il mondo. È questo il cuore della dance, tutti sotto lo stesso tetto a celebrare qualcosa di più grande. Questa è club culture."
Eccolo, il famoso fattore ‘underground’ che cercano oggi gli appassionati: sentire il clubbing come una cultura, sentirsi parte di una comunità. Qualcosa che per fortuna non morirà mai, anche quando tutto sembra andare per il verso sbagliato. Tanta stima dunque per iniziative come quella RBMA dedicata a Larry Levan, come anche lo stesso Seth fa notare nel suo pezzo. Certo, vien da chiedersi dov’era questa voglia di diffondere cultura quando lui era nudo con una banana in mano, ma non stiamo a guardare il capello…
4. Il confine tra libertà e idiozia
"Avete presente quella foto postata da Eric Prdyz all'UMF, con quella ragazza che pippava coca dalla vagina nuda di un'altra ragazza? Quello è volgare. In un club buio, sarebbe qualcosa di piccante. Al Berghain significa libertà. All'Ultra è solo eccesso."
Verrà un giorno in cui si avrà anche il buonsenso di dire che se una cosa è idiota, lo è anche se la fai al Berghain, ma ok, il concetto è chiaro: esiste una differenza di fondo tra il lasciarsi andare a ogni possibile eccesso e l’agire secondo lo spirito ribelle dell’esperienza dance, e molti giovani sembrano non averla più presente. Non siam sicuri che il tipo da lui citato con le chiappe scoperte al Berghain sia l’esempio ideale di “ribellione sociale non volgare e non stupida“, ma dobbiamo ammettere che funziona bene.
5. La musica e il denaro
"I ragazzi oggi vogliono andare a farsi una serata, ascoltare una musica qualsiasi ed esserci, poi uscire e spendersi altri 40 dollari per un festival rock che finisce a mezzanotte. Tutti vogliono sempre di più, in ogni momento. Eppure si possono ancora fare festival di qualità, come il Tomorrowland. Non come l'Electric Daisy Carnival, un parcheggio pieno di ragazzini strafatti con la maschera antigas addosso."
Yeah, il “clubbing dell’esserci” è quel che dicemmo anche noi quella volta del dj-manichino. E siam d’accordo, ci sono festival che restano sempre esperienze uniche, di grande qualità, da provare. Se ne esiste anche un altro tipo, però, è solo perché rispondono a una precisa esigenza di pubblico, offrendo un prodotto che ha grande richiesta e sbattendosi per organizzarlo. Non è coi festival che bisogna prendersela, ma con chi fa passare un’idea sbagliata di vivere la dance, tra i dj, gli spettatori e magari anche qualche organizzatore. Non esistono facili soluzioni, ma ribadire più volte il giusto messaggio male non fa.
6. La generazione di domani
"Ci son ragazzi oggi che si ritrovano in mezzo a questi festival EDM, stando male nel caldo e nel fango, e stan pensando 'ok, questo può andar bene adesso, ma non può durare per sempre'. Esistono delle alternative migliori, ma devono trovarle da soli. Questa è la generazione che ci aspetta domani."
Crescere è la cosa più bella del mondo, ed è ciò che questo mondo lo fa cambiare. E forse è vero, bisogna arrivare a toccare il fondo per dar spinta alla risalità. Quindi portiamo speranza e resistiamo. In un modo o nell’altro tutto passerà, e lì fuori ci sono tante cose di qualità pronte a prenderne il posto. Stanno solo aspettando la possibilità di dimostrare il loro valore, e il tempo è quasi arrivato.