E’ la prima volta che mi trovo così tanto in difficoltà di fronte alla review di un album. Ovviamente il nome di Tijs Verwest sarà sempre associato, che lui lo voglia o no, a titoli come “Lethal Industry”, “Traffic”, “Just Be” o “Adagio for Strings”, ma non è questo l’ostacolo maggiore, nell’analisi imparziale del suo ultimo lavoro, “A Town Called Paradise”. Non credo esista più nessuno, nel mondo, che speri in un ritorno di fiamma che riporti Tiësto alle sonorità del suo primo periodo, avendo lui stesso più volte dichiarato che quella con la trance è stata una bellissima love story, si, ma più che mai conclusa. “Possiamo sempre rimanere amici”, pare si siano detti. No, non è decisamente una questione di malinconie e di “bei vecchi tempi”.
Il problema, piuttosto, potrebbe essere il fatto che nonostante da tre giorni, l’album giri in modalità “ripeti” nel mio iPod, non ne sia ancora riuscito a cogliere il senso. Non che le tracce siano brutte, non tutte almeno. L’insieme è decisamente orecchiabile, trainato da quell’atmosfera happy da animazione in villaggio turistico o da acquagym sul bagnasciuga. Può funzionare come sottofondo in macchina, senza dubbio “Light Years Away” o “Written In Reverse” disturberebbero meno di tanta dance commerciale vomitata dalle autoradio in questi giorni, ma forse è proprio questo il punto: “A Town Called Paradise” è un’accozzaglia di 14 tracce quasi del tutto anonime, già affogate una sull’altra all’interno dell’album, destinate a colare a picco nell’oceano di canzoni pop-dance che puntano a sopravvivere giusto il tempo di un’estate. Quelle che fischietti se senti passare in radio, perché melodia e cantati ti suonano familiari, ma di cui non ricordi mai il titolo, a volte neppure l’autore. Nè le collaborazioni con Hardwell, Matthew Koma, Christian Burns e Firebeatz, né le influenze indie di Icona Pop e di Zac Barnett degli America Authors sono sufficienti a dare un’anima a quest’ora di musica, alla fine della quale rimane poco, quasi niente, anche avendola affrontata con le migliori intenzioni. Fa male dirlo, perché si sta pur sempre parlando di una delle personalità più influenti nell’elettronica degli ultimi 15 anni almeno, nonché del produttore che più di tutti ha segnato l’iniziazione dei trancer della mia generazione. Ma abbiamo detto niente malinconie.
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1. Tiësto – Red Lights
2. Tiësto – Footprints feat. Cruickshank
3. Tiësto – Light Years Away feat. DBX
4. Tiësto – A Town Called Paradise feat. Zac Barnett from American Authors
5. Tiësto & Hardwell – Written In Reverse feat. Matthew Koma
6. Tiësto – Echoes feat. Andreas Moe
7. Tiësto & Firebeatz – Last Train feat. Ladyhawke
8. Tiësto – Wasted feat. Matthew Koma
9. Tiësto – Let’s Go feat. Icona Pop
10. Tiësto – The Feeling feat. Ou Est Le Swimming Pool
11. Tiësto – Shimmer feat. Christian Burns
12. Tiesto & Kaaze – Rocky
13. Tiësto and Sultan & Shepard – Close To Me feat. Quilla
14. Tiësto – Set Yourself Free feat. Krewella
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