Questa è la settimana degli incontri inaspettati, quelli che all’improvviso e senza rispetto hanno il dono di cambiare le carte in tavola. E’ il caso di due raccolte di pregevolissima fattura, due lavori di matrice (almeno in parte) italiana che senza il minimo preavviso sono esplosi nei negozi di dischi diventandone alcuni degli oggetti del desiderio più ambiti degli ultimi giorni. Stiamo parlando del nuovo Monday Night, il quarto della bellissima serie ideata e prodotta da Chevel, e dell’album d’esordio del duo italo-tedesco (e berlinese d’adozione) Synthek & Audiolouis, che sulla sua Natch Records rilascia un pezzo di bravura mica da ridere. Quando si tratta di fare le cose sul serio, senza badare troppo ai proclami, dimostriamo di avere sempre delle risorse da invidiare, indipendentemente dal terreno di gioco scelto.
In questo nuovo Suoni & Battiti a farla da protagonista è la techno italiana, mica male no?
[title subtitle=”Monday Night – Monday Night 004 (Monday Night)”][/title]
La sporca e polverosa anima house di Chevel risponde al nome di Monday Night ed è, probabilmente, la parte più calda e coinvolgente della musica del produttore trevigiano. Nato praticamente per gioco, il progetto è la trasposizione vinilica del piccolo party organizzato dallo stesso Dario Tronchin nel suo studio insieme ai suoi amici: via gli spigoli del suono di Chevel e dei suoi lavori su Enklav (recente protagonista con gli EP di Jeremiah R e (“Grazie1000“)e Non Series (“Air Is Freedom”), poco adatti alle soffuse luci dei lunedì notte berlinesi, e dentro una serie di soluzioni sonore che rimandano un po’ ai lavori americani ben fatti (“D1”) e un po’ a quell’house teutonica che fa di asciuttissimi incastri meccanici il suo credo (“B2” e “C1”). Il risultato, qui, è un maxi pacchetto che nei suoi otto brani sembra voler coprire, riuscendoci a pieno, il gusto e i desideri di chi ha da sempre un debole per i lavori dei vari Jus-Ed e Fred P., giusto per fare qualche nome. Inutile dire che non c’è nemmeno bisogno di arrivare alla fine della traccia su D2 per capire che il validissimo “Monday Night 004” è uno di quei doppi 12” da schiaffare in borsa e tenere nello spazietto dedicato alle uscite “sempre buone”, quelle che non scadono con l’uscita della nuova release – il catalogo, a essere estremamente sinceri, è fin troppo cadenzato – e che al loro interno presentano tracce dalla qualità non contestabile. L’uso dei tom, degli snare e delle bassline, la quasi totale assenza di campioni vocali e l’estrema “spontaneità” con cui Chevel posiziona e incastra i suoi suoni fa di “Monday Night 004” (e più in generale di tutta la serie) il perfetto compromesso per chi suona house ma al tempo stesso cerca qualcosa dalle venature techno, e viceversa. A tratti accostabile ai più democratici Italojohnson (ascoltate “A2”, ad esempio) o ai lavori che hanno fatto di Levon Vincent un artista di successo (potendo in più far leva su un background italico niente male), questa nuova release vince per semplicità e compostezza, come se fosse pienamente consapevole che alla lunga sono la qualità e la costanza a fare la differenza. Chevel, a dispetto dei suoi ventiquattro anni, lo sa bene e per questo ci piace da matti.
[title subtitle=”Synthek & Audiolouis – Unwise (Natch Records)”][/title]
Sono stato certamente troppo troppo pigro per posizionarmi prima di fronte a Synthek & Audiolouis nel giusto modo, ascoltando più attentamente le precedenti uscite della loro Natch Records e cogliendo la vera bontà del loro prodotto; non posso fare a meno di ammetterlo. Me ne rendo conto ora, a pochi giorni dall’uscita di “Unwise”, la prima raccolta firmata dal duo italo-tedesco di base a Berlino che proprio lungo il solco tracciato dalla loro comune esperienza berlinese ha costruito, sviluppato e articolato le dodici tracce che fanno del loro album d’esordio un lavoro da ascoltare attentamente. E’ musica dall’anima scura – questa, dirla tutta, non è una grossissima novità di questi tempi -, introversa ed estremamente esperienziale; un disco che, attraverso ritmiche marcate e algide atmosfere, disegna un percorso che cerca di coprire l’esperienza associata alla pista da ballo in modo più ampio: “Unwise”, per questa ragione, non è e non potrà mai essere un disco immediato perché non è stato progettato come un insieme di hit impacchettate per essere poi riversate sul dancefloor senza badare troppo alla forma, ma un lavoro costruito secondo la logica di chi vuole evocare nell’ascoltare un’esperienza più profonda, intima e al tempo stesso multiforme. Così la nervosa “Spiral Path” si trova a convivere, senza fatica e forzature, con la mentale (e acida) “Overcast”; “Broken Pad” e “Over The Edge” (entrambe caratterizzate da irresistibili beat secchi e frammentati) fanno da antipasto alle incalzanti “Thread Between Us”, “Counterbalance” e “Headroom”; mentre la title-track (senza ombra di dubbio la cosa più bella dell’album) e “Something Else” chiudono l’ipotetico cerchio disegnato dalle diversissime influenze musicali che fanno da basamento alla crescita artistica dei due autori. “Unwise” è un album consigliatissimo che non va assolutamente sottovalutato.