A volte intervistare un artista è facilissimo: capita di incontrare persone che hanno voglia di raccontarsi o semplicemente di parlare, e magari la conversazione diventa naturalmente una chiacchierata tra persone con interessi comuni più che una sequenza di domande e risposte. Altre volte, del tutto impossibili da prevedere, la magia non si verifica vuoi perché un’intervista via email è, per forza di cose, meno interattiva, vuoi per via di barriere linguistiche e culturali sono inevitabili intervistando artisti stranieri. Shinichi Osawa è forse l’artista giapponese più noto in Occidente nel panorama della musica da club, sia per le produzioni come Mondo Grosso ai tempi in cui la soulful house la faceva da padrone che soprattutto per quelle più recenti in area electro, come il suo remix per “Star Guitar” dei The Chemical Brothers: intervistarlo ci sembrava interessante sia per ripercorrere una carriera estremamente variegata che per cercare di avvicinarci un po’ a un mondo musicale, quello giapponese, estremamente diverso dal nostro sotto tanti punti di vista. A voi giudicare il motivo per cui pensiamo di non essere riusciti nel nostro intento.
La tua produzione è stata estremamente variegata negli anni: va dalla house di stampo jazzeggiante come Mondo Grosso all’electro, e dalle produzioni per le idol come Eri Nobuchika e Namie Amuro alle colonne sonore per videogame e spot pubblicitari. Come riassumeresti il tuo stile a qualcuno che non ha mai sentito niente di tuo?
Onestamente, sono stufo di questa domanda. Ma risponderò lo stesso. Non sarò mai limitato da uno stile specifico. Tutto ciò che ho creato in passato è il mio stile. Come lo stile di Picasso è cambiato radicalmente dai suoi primi tempi alla fine della sua carriera, credo che i musicisti dovrebbero avere la libertà di cambiare durante la propria storia.
E più nello specifico, a cosa stai lavorando al momento? Dopo tutte le esperienze che hai avuto in passato, a che punto ti senti di essere ora, sia musicalmente che nella tua carriera?
Al momento sto lavorando a un progetto live che fonde musica elettronica e strumenti acustici. E’ un progetto che sto assemblando principalmente per le performances dal vivo più che per le registrazioni in studio. Inoltre, vorrei che fosse unicamente un’attività artistica, più separata possibile dal business.
Pensando alle tue produzioni come Mondo Grosso, la sensazione che ho è che il tuo stile di adesso sia un po’ più scuro e club-oriented, soprattutto rispetto allo stile funky e solare che ti caratterizzava in passato. E’ così? Qual è stata la strada che ti ha condotto a un cambiamento del genere?
E’ costantemente in cambiamento. Ascolto sempre musica di diverse temperature per creare la mia musica.
Qual è stato il tuo primissimo approccio alla musica? Cosa ascoltavi da bambino? E’ qualcosa che poi ha influenzato la musica che fai adesso?
Suonavo la chitarra, principalmente, ma poi ho iniziato a programmare le macchine poco prima dei vent’anni. Sono influenzato da ogni musica che ho ascoltato nella mia vita. L’ambiente musicale che mi ha circondato è stato molto più favorevole e ricco di quello che hanno i giovani oggi.
E quali diresti che sono stati gli artisti e i dischi che, crescendo, ti hanno portato a essere il musicista che sei oggi?
Non ho alcun idolo ma sono molto influenzato dalla techno e dalla new wave degli anni ’80.
Come approcci una nuova produzione? C’è differenza a seconda di quello che fai, per esempio, è diverso per te produrre un remix per una traccia da club piuttosto che una colonna sonora?
Cerco il più possibile di non avere un approccio standard alla produzione. Scelgo i suoni che arrivano dai miei esperimenti usando la mia sensibilità e non le mie abilità tecniche. Poi, dopo aver ripassato in rassegna e selezionato tutto, l’altra parte di me compie la decisione finale.
Il tuo lavoro come produttore di artisti pop ha influenzato la tua attività come produttore di musica da club e come dj? E se sì, come?
Ogni parte della mia musica interagisce con le altre senza soluzione di continuità.
Sei in un certo senso una rarità, perché lavori da tempo con etichette occidentali come la Kitsunè ma rimani comunque profondamente immerso nella scena giapponese, per cui direi che hai in un certo senso un punto di vista privilegiato: che somiglianze e che differenze vedi tra due culture che, a prima vista, sembrano essere lontane un mondo intero l’una dall’altra?
Di nuovo, la musica è una delle forme d’arte. Quindi, non ha molto senso fare questi piccoli raggruppamenti. Non c’è molta differenza tra la musica della Kitsunè e le colonne sonora J-Pop, quello che fa la differenza è come ottieni il risultato.
Parlando della scena giapponese, quel poco che ne arriva a noi in Europa è, principalmente, i pop idols e un po’ di techno, ma credo che ci sia moltissima altra musica lì: cosa pensi ci sia – artisti, etichette, o altro – che non si possa assolutamente perdere nel grande mare della musica giapponese?
Non sono molto interessato a quel campo, per cui non riesco a pensare a qualcuno o qualche etichetta in particolare.
Raccontaci qualcosa dei progetti Off The Rocker e Yoyogi Village Music Bar. Che relazione hai con loro?
Off The Rocker è un progetto che ho avviato con Masatoshi Uemura e B2B. Ha lanciato anche Sofa disco, un progetto che permette alle persone di ascoltare musica dance stando rilassati. Sofa Disco è un party ma anche una collezione di mix cd. Lo Yoyogi Village Music Bar è un music bar in cui sono coinvolto come produttore. Potresti dire che è il quartier generale di Sofa Disco. E’ l’antitesi della club culture di adesso che segue ogni nuova moda in questa età dell’oro per l’EDM.
Ultima domanda: quali sono i tuoi piani per il futuro? C’è qualche possibilità che ti vediamo in giro per l’Europa, magari addirittura in Italia, presto?
Amo l’Italia quindi mi andrebbe bene in qualunque momento se avessi un’offerta.
English Version
Sometimes interviewing an artist is extremely easy: you may happen to meet people that want to speak about themselves or just, generally, to speak, and the conversation flows naturally towards a friendly chat between people with common interests instead of being a sequence of questions and answers; sometimes, instead, on completely unforeseeable occasions, the magic doesn’t happen, maybe because an email interview is forcibly less interactive, maybe because of language and cultural barriers that are inevitable when interviewing foreign artists. Shinichi Osawa is maybe the most famous Japanese artist here in Europe in the club music scene, both for his productions as Mondo Grosso when soulful house rocked the world and above all for his recent releases in the electro space, such as his remix for “Star Guitar” by The Chemical Brothers: interviewing him seemed interesting to us to go through a very diverse career and particularly to try and get a closer look to a musical world that seems extremely different from ours from many points of view. Up to you to judge the reason why we feel like we didn’t achieve what we expected.
Your production output has been extremely diverse through the years, ranging from jazzy house with Mondo Grosso to electro and from productions with pop idols like Eri Nobuchika and Namie Amuro to videogame and commercials soundtracks. How would you sum up your musical style to someone that has never heard of you?
Honestly, I’m tired of this question. But I’ll answer it anyway. I’ll never be constrained with any specific style. Everything I’ve created in the past is my style. As Picasso’s style was dramatically different between his early days and late life, I believe that musicians should have freedom to change during his of her history.
And more specifically, what are you up to at the moment? After all the experiences you had in the past, at what point do you feel you are right now, both musically and in your career?
Right now, I’m working on a live project that fuses electric music and acoustic instruments. I’m assembling this project mainly for live performance rather than recording. Also, I’d like to make it solely an art activity and separated from business as much as possible.
Thinking of your productions as Mondo Grosso, to me it feels like your current style is a little bit darker and club oriented, as opposed to the funky and sunny style that characterized your style in the past. Is it so? What was the path that led you to such a change?
It’s constantly changing. I still listen to music of various temperatures to create my music.
What was your very first approach to music? What did you listen to as a child? Was it something that influenced your current musical style?
I was playing guitar mainly but started programming in my late teens. I’m influenced by every piece of music I’ve listened to in my life. The music environment that surrounded me then was much more favorable and rich than what the kids have now.
And what would you say were the most important artists and records that, growing up, led you to become the musician you are today?
I don’t have any idols but I’m very influenced by techno and new wave from the 80’s.
How do you approach a new production? Does it change depending on what you are about to do, say is producing a remix for a club track different from making a soundtrack in your production process?
I try not to have a standard approach to production as much as I can. I pick out the sounds that come from my experimentation using my sensitivity and not my technical skills. Then after going through everything and selecting, my other side makes a final decision.
Did your work in producing pop acts or soundtracks influence your activity as a club music producer and as a dj? If so, how?
Every part of my work interacts with each other seamlessly.
You’re somehow a rarity, since you’ve ben working with western artists and labels like Kitsunè while still remaining deeply immersed in the Japanese scene, so I’d say you have some kind of privileged point of view: what similarities and what differences do you see in these two cultures that, at first glance, seem to be a whole world apart from each other?
Again, music is one of the art forms. So, there is not much of point to make small groupings. There is not much difference between the music Kitsunè is doing and J-Pop on musical scores. What makes the difference is how you deliver.
Speaking about the Japanese music scene, what we get about it from Europe is mostly pop idols and very little techno, but I guess there is a lot more to it than this: is there something – artists, labels, and so on – that you think should not be missed in the huge sea of Japanese music?
I’m not committed to that field so I can’t think of anybody or any labels in particular.
Tell us something about the Off The Rocker and Yoyogi Village Music Bar projects. What’s your relationship with them?
Off The Rocker is the project with Masatoshi Uemura and B2B. It has also launched Sofa Disco, a project that allows people to listen to dance music relaxed. Sofa Disco releases party and mix CD’s as well. Yoyogi Village Music Bar is a music bar that I’m involved with as a producer. It could be called the headquarters of Sofa Disco. It is the antithesis of the present club music culture that follows every new fad in this golden age of EDM.
Final question: what are your plans for the future? Any chance to see you djing around Europe, or maybe even Italy, soon?
I love Italy so anytime if I get an offer.
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(Pic by Hideyuki Uchino)