Ve lo dicevamo qualche #crumbs fa, parlare di grime in questo momento è cosa abbastanza complessa. Le trasformazioni in atto son molte e le confusioni pure, il genere sta cambiando verso strane direzioni, i caratteri classici vengono a mancare e improvvisamente artisti un tempo taggati in modo diverso finiscono stranamente nel calderone. Fare ordine è difficile, anche per i magazine più autorevoli (e ve lo ripetiamo, ad oggi il punto della situazione migliore resta quello di Resident Advisor del 2013). Quando va bene leggiamo panoramiche dove non son ben chiare connessioni e movimenti, quando va male ci ritroviamo a cercare di capire che cacchio c’entrano Kanye West, Jam City e Super Mario. Oggi proviamo a fare un po’ d’ordine anche noi. Senza l’ambizione di essere esaustivi, ma con l’intenzione di far risaltare i cambiamenti e il loro senso. Magari non risulteremo i migliori che possiate trovare sulla piazza (tra Fact, RA e qualcun altro, in giro ci sono parecchi esperti veri), ma non saremo sicuramente i peggiori. Questa è una promessa.
[title subtitle=”La old school resiste: Mumdance”][/title]
Partiamo dall’esempio più classico. Mumdance è uno dei personaggi più seguiti del settore anche per via delle frequenti collaborazioni con gente che conta e il suo “Take Time” EP, uscito qualche tempo fa, è diventato istantaneamente un ascolto virale tra i fan di genere. Sarà perché per una volta la titletrack è 100% grime old skool, perfettamente riconoscibile, col rappato nervoso di Novelist e le distorsioni aggressive sullo sfondo, una di quelle cose che ti riconciliano con un genere dai troppi cambiamenti. Ecco, questo era il grime fino a qualche tempo fa, ed è una forma che resiste e funziona ancora. Poi, recentemente, sono iniziate le ibridazioni e le tante facce diverse. Ne vedete una manciata sotto, prima però il video più condiviso degli ultimi mesi tra le bacheche dei grimers doc.
[title subtitle=”Trame selvagge nella fashion London: Bok Bok”][/title]
Nonostante sia bazzicato spesso tra le bassline poderose, fino a qualche anno fa nessuno inseriva Bok Bok dentro al calderone grime. In quello dubstep, forse, o comunque nella ragnatela di ibridazioni fashion di cui Londra è esperta (e di cui la Night Slugs si è sempre fatta portavoce). Ma oggi le cose si sono mischiate a sufficienza, il grime si è allargato al punto che suonare UK dance non è più tanto assurdo (come ci han fatto notare Elijah & Skilliam nell’ultimo FabricLive, già avvistato su crumbs) ed è andata a finire che pezzi come “Melba’s Call” ora son taggati taggati come ‘r&g‘: grime meets r’n’b. Certo il pezzo è parecchio originale, il producer ci mette l’imprevedibile e Kelela la sinuosità femminile, e fa specie pensare a quanta distanza ci sia tra un pezzo così e la “Take Time” che c’è sopra. Eppure sì, il nuovo grime è anche questo. Ma anche la ancor più sfuggente “Howard” qui sotto, superfici lucenti che nascondono un’anima selvaggia, distorta, quasi pericolosa. Stateci attenti.
[title subtitle=”In larghezza e in profondità: le compilation Boxed”][/title]
La serata grime Boxed è nata poco più di un anno fa, vivendo dunque nel pieno del periodo di cambiamenti del genere. Nel tempo s’è fatta baricentro di alcuni dei più importanti nomi nuovi e le sue compilation sono probabilmente il migliore indicatore della situazione attuale. La “Boxed Vol. 1” è uscita a fine marzo ed è la più completa, spaziando tra oscuro e luminoso e includendo le derive cantate e ballate recenti, mentre il più recente Vol. 2 si concentra sulle indagini più strumentali. Sono entrambe in free download da soundcloud (seguite i link precedenti) e rappresentano un ascolto fondamentale sia per gli appassionati che per chi vuol capire lo spirito odierno: l’alternanza di pezzi spiazza e intriga, non esiste più una regola fissa e la fantasia impera. Non basta una passata fugace, ci vuole un’immersione e ve la raccomandiamo.
[title subtitle=”Una buona, sana mente disturbata: Sd Laika”][/title]
E arriviamo all’ultimo stadio dell’evoluzione. Sd Laika è il prodotto più recente del vivaio Tri Angle, che sulla carta col grime non c’entra assolutamente nulla. Ma è proprio qua che viene il bello, perché se molti lo inseriscono nel nuovo grime è perché si stanno formando dei legami malati e inimmaginabili tra cose così diverse. Il minimo comun denominatore qui è quella cappa di noise, oscurità e elementi industrial tipica dei suoni dell’etichetta americana, stavolta espressi nella maniera più circostanziata e concentrata possibile. Le trame si allargano e diventano un inferno urbano sporco e violento. Questo non è grime. Oppure è il grime che non è più grime. O forse qualcuno dovrà inventarsi qualche nuovo termine. Quel che è certo è che certe svolte recenti stan passando da alcune menti disturbate. E a noi la cosa piace un sacco.