L’ha fatto di nuovo. Joel Zimmerman ci ha talmente abituato alle sue provocanti uscite su Twitter, che dopo un po’ (dopo poco, a dire la verità), smetti di darci peso, relegando i suoi cinguettii allo stato di semplice routine. L’ultima sentenza sputata dal topo più discusso del web, in ordine cronologico, risale alla settimana scorsa: 140 (ironia della sorte) caratteri o poco meno, per far sapere a tutti che, secondo lui, la Trance sarebbe finita alla fine del millennio scorso, imputandone curiosamente l’“uccisione” alla storica “1998” dei Binary Finary, una delle pietre miliari del genere. Ora, che la trance venga dichiarata morta e sepolta, neanche questo fa più di tanto scalpore, chi la vive è ben conscio del suo stato di salute, e ha smesso da tempo di preoccuparsi delle dicerie, lasciando che i sedicenti esperti rimangano a crogiolarsi nel brodo delle proprie convinzioni. Sicuramente il suono non è lo stesso di quindici, venti anni fa, ha subìto evoluzioni, contaminazioni, divisioni in mille e più sottogeneri, stili e correnti, ma è proprio questo, secondo noi, il motivo per cui non può essere dichiarato morto: quale genere potrebbe mai sopravvivere, rimanendo immutabilmente uguale a se stesso per oltre due decadi? Non sappiamo quali canoni abbia lo stereotipo di “Trance” nella mente di Deadmau5 e colleghi, ma noi, personalmente, abbiamo più di qualche motivo che ci fa pensare che, ecco, forse la trance non è proprio morta del tutto.
[title subtitle=”Ultimate – The Next Point (Infrasonic Pure)”][/title]
Infrasonic è una di quelle label che forse rimangono un po’ marginali, rispetto all’olimpo dei colossi, che, soprattutto nella trance, sembrano inarrivabili in termini di quantità e quindi di notorietà. Ciononostante, forte di release di qualità media molto alta e di un rispettabile e nutrito roster di sublabel, sta da qualche tempo attirando le attenzioni di addetti ai lavori e appassionati del genere. Ultima nata, da poco più di un mese, è la divisione “Infrasonic Pure”, che nella scia del movimento “Pure Trance” promosso dal lungimirante Rich Solarstone, dedica anima e corpo alla ricerca di quel sound rimasto immune dalle contaminazioni di varia provenienza, che, come abbiamo già detto, hanno “infettato” -passate il termine- la trance nel corso degli anni. L’inaugurazione della Infrasonic Pure spetta al russo Ultimate, che fa gli onori di casa con questa “The Next Point” che è un concentrato di emozione e senso di libertà. La semplicità, nei suoni e nelle strutture, è la chiave per raggiungere la purezza che andiamo cercando, e mai come nel caso della trance “pura”, questa semplicità risulta efficace, ascoltare per credere!
[title subtitle=”Giuseppe Ottaviani – Passion (Black Hole)”][/title]
Quando si accosta la parola “trance” alla parola “Italia”, la prima associazione che elaborano le nostre menti è una sola e comune a tutti: Giuseppe Ottaviani. Tesimonianza di un focolare pulsante di vita nel nostro bel Paese è certamente lui, che con la sua “Passion”, contenuta in “Magenta Live”, richiama l’attenzione come a dire: “Ci sono anch’io. Sono ancora qua.” Cassa dritta e un giro di lead chiusi, che successivamente vanno ad aprirsi, accogliendo qualche aggiunta di synth ed effetti. Al break la cassa lascia completamente il posto ai soli lead e la struttura del brano inizia a costruirsi, con la comparsa di una linea di basso. Una struttura lineare, poche sonorità. L’unica eccezione è la ripartenza, durante la quale un basso distorto, totalmente assente in precedenza, si fa strada. Per il resto si può dire che a volte la semplicità premia, anche se pochi sembrano ricordarselo, e che non c’è bisogno di bombardare l’ascoltatore con un’ eccesiva molteplicità di suoni per sfornare un’uscita che funzioni.
[title subtitle=”Ahmed Romel – Almeida (Blu Soho)”][/title]
Uplifting, uplifting e ancora uplifting. Esplosioni, discese e salite di toni, tappeti d’archi e pad, per una traccia che è in grado di trasportarci in un baleno direttamente negli anni ’90. Un’estrema cura dei suoni è il marchio di fabbrica di questo producer giordano, che come un ragno operoso, sembra tessere la melodia lavorando di fino, senza lasciare niente al caso. Il risultato? Una cassa che pare sferrare dritti mentre le numerose linee melodiche si mescolano tra di loro, confondendosi e donando estrema dinamicità all’intero brano. Il momento del break sottolinea la ricercatezza delle sonorità utilizzate, che hanno il sapore di luoghi esotici e senza tempo, e chiunque abbia un valido sistema di ascolto sicuramente ci capirà al volo. A volte le semplici parole non bastano per riassumere quello che una traccia come questa riesca a trasmettere. Ma forse è giusto così, brani come questi infatti vanno ascoltati e percepiti in prima persona.
[title subtitle=”2nd Phase & Harry Square – The Awakenings E.P. (Interstate)”][/title]
Non esiste solo l’uplifting. C’è vita sotto i 138 bpm, eccome. Con uno stile di chiara inspirazione Coldharbour, e infatti molto apprezzato dal signor Schulz stesso che non ne risparmia i passaggi nel Global Dj Broadcast, Harry Square torna su Interstate, stavolta in collaborazione con gli scozzesi 2nd Phase, con un bell’ep, caratterizzato da beat decisi e suoni taglienti, non eccessivamente elaborato sul piano melodico, ma di una potenza devastante nelle ripartenze. E’ la prova della grande ecletticità della Trance odierna, capace di spaziare in un range di 10-15 battiti al minuto, capace di cambiare radicalmente pelle (e suoni), anche all’interno di uno stesso set (motivo per cui vengono sempre più apprezzati i set “extended”, dalle quattro ore in su, vedere alle voci Markus Schulz e Armin van Buuren, ma anche Max Graham, Mark Sherry e diversi altri), capace di cambiare sempre, rimanendo sempre uguale. Rimanendo sempre se stessa.