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[tab title=”Italiano”]Quando da un artista ricevi risposte così decise e per certi versi brusche, significa che vuol togliersi qualche sasso dalla scarpa. Significa che alle cose di cui parla tiene veramente, pretende che se ne parli con la doverosa precisione e il giusto rispetto, consapevole del fatto che non sempre questo accade. E se parli con uno come Om Unit, di temi da toccare ne hai parecchi: tutte le competenze stilistiche di cui è capace le trovate dentro “Cosmology”, la compilation ufficiale della sua Cosmic Bridge, che riflette fedelmente tutte le sue affinità personali in termini di produzione. Ma occhio a non dire la parola sbagliata. “Ripresa della old school” può già essere un’affermazione pericolosa, per chi sente certi suoni ancora vivi intorno a sé. E anche parlare di nuovo dubstep secondo la visione corrente comporta diversi rischi: leggete le risposte che ci ha dato quando gli abbiamo chiesto come vede il genere e pensateci un po’ su. Scoprirete molto di Om Unit, e in generale di carisma e assertività, controllo e decisione. Chi voleva anche il tatto può andare da un’altra parte.
“Cosmology”, la compilation ufficiale della Cosmic Bridge, esce questo mese e non è semplicemente un riepilogo dei vari sound prodotti dalla label: è anche un ritratto perfetto di tutti i campi di ricerca della tua personale carriera. Quanto è importante per te sentirti affine alla musica che esce per la tua label?
Sì, sei nel giusto. Ultimamente se non mi stimola, non va nei dj set e sicuramente alla label non ci si avvicina nemmeno. Non è una cosa che facciamo in maniera strategica, semplicemente spingiamo la musica in cui crediamo.
Abbiamo avuto il piacere di ospitare in premiere su Soundwall la prima traccia della compilation, “Nuff Music”, con un sacco di ispirazione jungle e ’90s. Com’è nata quella traccia?
Io e Moresound siamo junglisti in tutto e per tutto! Con questa nuova traccia siamo arrivati da un’angolazione più dub, ma i breaks ci sono sempre, si ritorna indietro alla questione drum’n’bass, ai breaks che restano la vera anima del genere. Nell’anima e nello spirito non è poi così tanto “90s”. Tanta gente di questi tempi chiama questo sound “90s”, ma quei breaks sono qualcosa che son sempre esistiti, erano protagonisti anche in certa ben nota musica hip hop e dance anni ’80, e ovviamente le origini dei breakbeat vanno indieto fino ai ’60 e i ’70. Forse adesso tira di più e quindi la gente la tagga come ’90 retrò? No, non voglio far parte di questa idea retrò. Il rispetto per le fondamenta dei miei gusti musicali viene prima di tutto. Facevo jungle nella mia cameretta nel ’94 campionando i breaks delle cassette rave perché in quel periodo era tutto quello che avevo. La jungle è stata quella che mi ha introdotto alla musica per prima, è il mio primo amore.
La musica Cosmic Bridge è sempre estremamente compatta, sia come stile che come filosofia. Anche quando produce dubstep, non è dubstep comune, ma il caratteristico modo Cosmic Bridge di approcciare il dubstep. È qualcosa che deriva da specifiche direzioni suggerite da te, o è una cosa spontanea?
Beh, vivendo a Londra e frequentando ogni weekend party dove gira buon dubstep, la mia sensazione è che magari non è più “cool” in termini di visibilità mediatica, ma sicuramente è ancora un movimento globale guidato da una fede genuina. Gli avvoltoi più intellettuali sono andati avanti e quelli che han davvero voluto continuare a portare il sound avanti l’hanno fatto. La Cosmic Bridge ha toccato quest’area in maniera misurata, ma sentiamo forte la connessione con le radici del dubstep, dell’hip hop, dell’elettronica, della jungle, del dub e del reggae. Non do alcun suggerimento agli artisti, più semplicemente ho scelto artisti che ascoltano le stesse cose che ascolto io.
Su Cosmic Bridge pubblicano artisti di una certa rilevanza: Boxcutter, Danny Scrilla, Kromestar, Moresound, EAN. Come hai fatto a mettere in piedi in così poco tempo un roster così importante?
Le loro qualità non hanno bisogno di presentazioni, ho semplicemente fatto l’ultimo 10% del lavoro e li ho confezionati per fare in modo che il pubblico apprezzi al meglio.
Una delle peculiarità della tua musica è la reinterpretazione della jungle old school con stili più moderni. Com’è nata questa passione e quanto può essere importante ancora in questi giorni?
Come dicevo, le mie radici affondano in quello stile di produzione fin da quand’ero ragazzo, e trovo che adesso sia un influenza importante, anche perché la drum’n’bass come movimento si sta rinnovando a partire da influenze esterne, come sta accadendo a me e alla Cosmic Bridge. I giovani stanno scoprendo la musica dei primi ’90 in senso retro, ma la differenza è che la jungle è ancora una cultura viva, non è come riesumare un cadavere, si tratta di aprire una porta su una scena ancora viva, che non è mai andata via. Come tutti i movimenti, si fanno notare più o meno a seconda del momento, in base forse a cosa la stampa decide di trattare?
Altra componente importante delle tue.produzioni è il footwork, ma l’aspetto più interessante è che resta un’influenza implicita: non fai mai footwork in maniera esplicita, piuttosto incorpori parte di quella attitudine nella tua musica. Cosa apprezzi del footwork e come mai ti risulta così interessante?
Penso che essere originali sia importante, ma lo è anche tenersi aperti a nuovi ascolti. È naturale per me essere influenzato dagli atri movimenti musicali ma non controllato da essi, altrimenti sei solo un altro hipster volubile, no? Nello specifico il footwork mi ha conquistato per l’uso temerario delle cadenze ritmiche a più strati, che sono sia ipnotiche che tecnicamente appaganti per me., puoi sentire quasi un rituale spirituale dalla parte della strada, e anche i BPM li sento come una fusione dell’estetica hip hop con l’energia jungle. Combacia benissimo con un sacco di mie personali influenze.
Sei conosciuto anche come un rispettato innovatore dubstep. Come vedi il dubstep oggi, dopo l’onda brostep? Come vedi il parallelo tra underground e overground?
Non sono un innovatore dubstep, ho solo fatto tre o quattro tracce a 140 bpm ma non ho mai sentito nessuno dire questo di me. Non so chi ti abbia dato questa informazione.
Il dubstep ha avuto la massima visibilità il decennio scorso, mentre ora si ha la sensazione che si parli meno di esso. Hai anche tu questa sensazione? Come vedi il dubstep diciamo tra 5 anni?
No, non ho la stessa sensazione! Io parlo di dubstep continuamente… forse perché sono ancora un fan e non m’importa di quanto oggi faccia o non faccia figo. Si è creata una brutta fama perché un sacco di gente si è gettata nella musica per vanità e si sono accorti presto che farsi i selfie in una stanza oscura non è facile, e magari qualcuno è voluto anche uscirne fuori. Le intenzioni originali del dubstep erano meditare sul peso dei bassi, e questo spirito lo sento ancora, magari i posers sono andati oltre ma son sicuro che tra cinque anni ci saranno ancora esseri umani che vogliono essere stimolati dall’energia delle basse frequenze, che ne capiscono il significato. Magari non tanti come prima, ma non importa. Venite al “System”, a Tufnell Park a Londra, e venite a vedere di cosa parlo, se non l’avete ancora fatto.
C’è qualche sound specifico che ti piacerebbe introdurre nella Cosmic Bridge in futuro? Che direzioni state prendendo?
Non parlo mai di progetti con la stampa, sarebbe stupido.
Un artista che vorresti avere nella tua label?
Al momento quelli che volevo li ho tutti.[/tab]
[tab title=”English”]When an artist gives you answers that are so resolute and outspoken, it means that he wants to get something off his chest. It means that he cares a lot about that things, he expects that people talks about them with accuracy and respect, aware that this doesn’t happen always. And if you talk with someone like Om Unit, you have a lot of things to talk about: you can find all his style interests inside “Cosmology“, the official compilation from his Cosmic Bridge, that faithfully reflects all personal affinities in terms of production. But be careful not to use the wrong words. “reinterpretation of old school” is already a dangerous statement, for who feels that sounds still alive around himself. And even talking about the current vision of dubstep has some risk: take some time and read his answers, when we asked how he sees the genre. You will discover lots of things about Om Unit, and even about what is charisma, assertiveness, control, decisiveness. Who wanted also tactfulness can go somewhere else.
“Cosmology”, the official compilation of Cosmic Bridge, is out now and it’s not only a summary of all kinds of music produced by the label: it’s also a perfect painting of all the research fields of your personal career. How much is important for you that you feel kindred with the music released on your label?
I think you are correct coming with that view on things. Ultimately if it doesn’t move me, it doesn’t go in the dj sets and it certainly doesn’t go near the label. We don’t run this a strategical thing, it’s really about supporting the music we believe in.
We had as premiere on Soundwall the first track of this compilation, “Nuff Music”, with is a lot ot jungle and 90s inspiration inside. How is this track born?
Myself and Moresounds are junglists through and through! With this new track “Nuff Music” we came with a dubwise angle but the breaks are there too, it comes back to that with the drum’n’bass thing, return to the breaks which really are the soul of the movement. It’s not “90’s” so much as the roots of the sound and feeling. People are currently calling this “90’s” but the breaks thing never went away, it’s been a major feature of even some very popular since 80’s hip-hop and dance music, and of course the origin of the breakbeat goes back to the 60’s and 70’s. Perhaps it’s just cool now so people label it 90’s retro? I want no part of that “retro” idea. It’s about paying respect to the foundation of my musical tastes. I made jungle in my bedroom in 94 sampling the breaks from rave tapes because that’s all i had at the time. Jungle is what got me into making music in the first place, my 1st love.
Cosmic Bridge’s music is always compact in styles and phylosophy. Even when it’s a dubstep release, that dubstep is uncommon, and it’s just the peculiar way of Cosmic Bridge to approach dubstep. Is it something that comes from specific suggestions from you to the artists, or it’s spontaneus?
Well, as I live in London and there are parties every weekend that play good dubstep music, I can see it’s just not “cool” anymore in terms of the mass market media, but it certainly is a massive global movement driven by genuine belief. The culture vultures moved on and those that really wanted to continue to drive the sound forward have continued. Cosmic Bridge has touched on this area of music in a small way, but really we deal with connecting with the roots of dubstep, hip-hop, electronic, jungle and Dub and Reggae influences. I don’t suggest anything to the artists, I have simply chosen people who hear what I hear.
Quite relevant artists publish on Cosmic Bridge: Boxcutter, Danny Scrilla, Kromestar, Moresound, EAN. How did you manage to build this important roster in such a short time?
Their skills are self-evident, I simply did the last 10% of the work and packaged them for people to enjoy.
One of the peculiarities of your music is the reinterpretation of old school jungle sound with most modern style. How comes this passion and how can be still important on these days?
As i said, I am rooted in that style of production from a kid and it’s important now because drum’n’bass as a movement has also had some renewal from outside influences from people like myself, and our label as outsiders. Young people are discovering the music from the early 90’s in the retro sense, but the difference is that jungle is still a living culture, it’s not like digging up a corpse, it’s simply opening a door to a culture which is still very much alive and never went away. Like all movements it will get noticed more or less depending perhaps on what the music press decide to cover?
Also footwork is part of your music, but the most interesting aspect is that it’s an implicit influence: you never make explicit footwork, but just incorporate some of that attitude in your music. What do you like of footwork and why is it so interesting for you?
I think it’s important to be original, but also keep an open ear. It’s common sense in my view to be influenced but not controlled by other movements in music and art, otherwise you are simply being a fickle hipster, right? Footwork grabbed me specifically because of the fearless use of layered rhythmic cadences that are both hypnotic and technically satisfying to me, you can experience something almost like a spiritual ritual on a “street level”, and also the BPM speaks to me in the same way as like a fusion of a hip-hop asthetic but with the energy of Jungle. For me it ties together a lot of personal influences.
You are known also as respected dubstep innovator. How do you see dubstep today, after the rise of brostep sounds? How do you see the parallel between underground and overground?
I am not known as a dubstep innovator, I have only released 3 or 4 tracks at 140bpm, this is also not an opinion I’ve heard before. I am not sure where you got this information.
Dubstep had the most visibility in last decade, whereas now the sensation is that we talk less about it. Do you feel the same? How do you see the future of dubstep in next, let’s say, 5 years?
Nope! I talk about it all the time.. perhaps because I am still a fan, regardless of whether it’s cool or not, it got a bad name I think because a lot of people get into music because of vanity, and they soon realised it’s hard to take selfies in a dark room and also some people possibly grew out of it all. The root intent of Dubstep was to “meditate on bass weight” and I still feel this way about the music, the posers have moved on for sure but i’m sure in 5 years we will still have human beings interested in being moved by large low frequency energy in this way, who understand what this means, perhaps not in large numbers like before, but this is irrelevant. Come to “System” in Tufnell Park in North London and experience what this means if you haven’t already.
Is there some specific sound that you’d like to introduce in Cosmic Bridge in near future? Which directions are you taking?
I never speak about plans to the press, this would be foolish.
One artist that you’d like to have in your label?
Right now I got em all.[/tab]
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