Glielo leggi negli occhi quando te ne parla, quando ti racconta, con la passione e il disincanto dei giovanissimi, quelli che sono i suoi sogni e i traguardi da raggiungere: Mattia Trani ama la musica a tal punto da non sapere cos’altro fare della sua vita se non mettere i dischi e produrne di propri. Una passione nata in casa, non poteva essere altrimenti, e sviluppatasi attraverso lo studio di chitarra e pianoforte (prima) e l’esplorazione della techno fino alle sue radici (poi). Così vengono naturali certi modelli, esempi che rispondono ai nomi illustri di Mad Mike, Juan Atkins, Derrick May e di tutti quelli che hanno messo la città di Detroit al centro della storia della techno. Mattia Trani guarda a quelle due generazioni di fenomeni, consapevole che i passi da compiere per poter avvicinare certi talenti è lunga e dura, ma le uscite sulla sua Pushmaster Discs sono un biglietto da visita troppo valido per non sottovalutare le sue ambizioni.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
“Stairway To Heaven” dei Led Zeppelin, nonché il mio brano preferito di sempre. Ascoltai quella canzone a tredici anni e capii subito che certi tipi di canzoni non erano soltanto musica buttata lì ma erano una vera e propria storia con un inizio, uno sviluppo e la fine. Tutto perfettamente intrecciato e bellissimo. Da quel giorno continuo a ascoltare quella traccia sempre: riscopro le melodie, le note, il suono, la batteria e le parole e di continuo. E’ un opera d’arte.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Diciamo che sono nato in una famiglia in cui la musica era una componente molto importante, se non fondamentale. Non c’è stato un momento preciso in cui ho detto “ok oggi faccio musica da qui alla mia morte” ma l’ho capito col passare degli anni: tutte le volte che ho cercato di fare un altro lavoro o di tuffarmi in un’altra passione capivo sempre più che l’unica cosa che so fare e che desidero è stare a contatto con la musica.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Paradossalmente non esiste un momento: ogni giorno passo dall’essere felicissimo ad essere giù di corda. La musica, credo, implica un rapporto molto altalenante nei confronti di chi ne vive così a stretto contatto, e il bello è proprio questo.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sicuramente quelli in cui ho preso in mano le situazioni, senza immobilizzarmi, per creare un qualcosa dal nulla. Passare da mettere due dischi dalla cantinetta dell’amico a Bologna al Tresor di Berlino è stato un passo importante ed emozionante; viaggiare, vedere nuove persone e culture e situazioni diverse dalla tua piccola cittadina; oppure partire da un’idea e creare una vera e propria piattaforma e comunità aperta, dal nome “Pushmaster Discs”, in cui esprimere la musica di altre persone non particolarmente valorizzate, oltre alla mia, o addirittura entrare in contatto e lavorare con artisti/musicisti con cui ho sempre sognato di stringere un legame. Questo è stato sicuramente un traguardo importante.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Una mia grande passione è il cielo. Amo alzare la tessa e fissarlo, specialmente di notte, quando è possibile osservare le stelle, le costellazioni e i corpi celesti. Sì, talvolta mi piace immaginare universi paralleli: credo che potrei stare lì a farlo per ore ed ore.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Principalmente i miei grandi rimpianti sono due, di cui uno irrecuperabile. Mentre sono fermamente intenzionato a riprendere gli studi di pianoforte, dopo aver interrotto il conservatorio due anni fa, per comporre in futuro musica jazz, non posso in alcun modo tornare a lavorare con mio padre a dei progetti che desideravamo portare a termine insieme. Si sa, purtroppo la vita prende strane pieghe e le strade sono costrette a separarsi.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Tutta la discografia di Herbie Hancock
UR presents Galaxy 2 Galaxy “A Hi Tech Jazz Compilation”
Dj Gruff “Il Suono Della Strada”
Ogni singola uscita su Metroplex Records
Pink Floyd “Dark Side Of The Moon”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Non sono un super appassionato ma se dovessi scegliere un film consiglierei Pulp Fiction o Inception, mentre per quanto riguarda la lettura sicuramente “I love the nightlife” di Marco Trani e Corrado Rizza. Servirebbe a chi non sa l’origine di quello che c’è ora o a chi pensa che la musica sia spuntata così di colpo negli anni ’90, ignorando che già alla fine degli anni ’70 succedeva qualcosa e di parecchio importante nel nostro paese.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Una frase che mi disse Gerald Mitchell quando ascoltò la versione originale del mio disco “Over The Future”. Ricevetti un’email con queste parole: “Over the future reminds me of our days back in Underground Resistance, I will remix it!”. Ecco credo di non aver mai ricevuto un complimento del genere in vita mia, specie perché Gerald Mitchel è un jazzista, un pianista incredibile e un arrangiatore che ha lavorato per il movimento e collettivo più rispettato di sempre quale Underground Resistance. Dopo pochi giorni mi inviò il suo remix e non sapevo se ridere o piangere (avevo i brividi!): una qualità musicale immensa!
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Credo che il web sia l’arma a doppio taglio più grossa della storia della vita umana. Con internet il mondo si globalizza, di conseguenza attraverso un click tutti possono fare tutto: aumenta il “prodotto”, aumenta la qualità, ma aumenta pure la quantità di merda già presente in giro. E’ fisiologico sia così! Secondo me basta solamente avere la consapevolezza che internet è a tutti gli effetti non solo un’utopia ma la realtà che ci sta sempre circondando.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Se ne devo scegliere uno ti nomino sicuramente per me quello che io definisco il “capo”, ovvero Michael Anthony Banks, meglio noto come Mad Mike. Lui per me rappresenta tutto: fa musica di un altro pianeta, è eclettico e visionario, un’ispirazione continua! Mi piacerebbe molto condividere pensieri, parole e progetti con Juan Atkins, Derrick May, Ken Ishii, Jon Dixon, Brian Eno, D’sean Jones, Hiromi Uehara, Robert Hood, Stevie Wonder e DJ Bone.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
A Parigi, un anno fa, dopo una data all’I Boat sono andato in aeroporto la domenica sera visto che il lunedì mattina avevo il volo per tornare a Bologna. Convintissimo che fosse tutto aperto (non mangiavo da 8 ore) andai lì di notte e, oltre a trovare tutto chiuso, non avevo neppure una moneta da inserire nei distributori automatici. Così rimasi seduto in disparte e la sicurezza dell’aeroporto mi si avvicinò e mi regalò del cibo; si misero tutta la notte a chiacchierare con me e a mangiare insieme. Una cosa che credo non mi ricapiterà mai!
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Se c’è una cosa che non sopporto sono la maleducazione, la mancanza di rispetto e la disorganizzazione, questa più delle altre. In ambito clubbing credo che purtroppo l’Italia sia piena di personaggi troppo eccentrici, i “fenomeni”, che ti guardano dall’alto verso il basso solamente perché anagraficamente hanno dieci anni in più di te e credono, quindi, che tutto ciò che dicono e sanno sia legge. Dovremmo tutti farci un bel bagno di coscienza, essere più umili, capire che nella vita non si finisce mai di imparare e cercare di valorizzare quello che abbiamo qui senza per forza ispirarci a altre mode o tendenze di cui non abbiamo bisogno. Per quanto riguarda il panorama musicale invece ritengo sia fondamentale la coerenza: vedo sempre più spesso produttori o dj che cambiano ogni giorno genere musicale non perché hanno l’amore e il desiderio di riscoprirsi in vari generi musicali, ma solamente perché vogliono infilare il loro piede qua e la o perché quel genere in quel momento è quello che tira di più. Io credo che la scena musicale non abbia bisogno di questi personaggi e credo che pure l’ascoltatore debba cercare di essere più consapevole e informato possibile.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Per quanto riguarda i prossimi progetti, usciranno a Settembre i remix del mio ultimo EP, “Over The Future”. L’EP si chiamerà “The Detroit Remixes” in quanto saranno coinvolti tre pionieri della musica detroitiana e “hi tech soul”: sto parlando di Gerald Mitchell (fondatore di Los Hermanos e tastierista di Galaxy 2 Galaxy degli UR), Claude Young (padre della nu rave Detroitiana) e Orlando Voorn(in continua evoluzione musicale fra Amsterdam e Detroit stessa). A Novembre invece ci sarà la volta dei remixes “europei”, grossi nomi di cui non posso fare anticipazioni. I due EP usciranno solamente in vinile e, ovviamente, su Pushmaster Discs.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
http://youtu.be/qiCEGXGm-z0