Ricordate l’ultima volta che parlammo di brostep? Era l’inizio dell’anno scorso, il fenomeno aveva appena avuto il suo massimo picco e l’impatto sugli ascoltatori era ancora fresco. C’era una nuova generazione eccitata dalla potenza di questi suoni e una resistenza ragionata che tentava di salvaguardare la vecchia guardia dubstep e il buono che non andava sprecato. Bene, dopo quello speciale, come previsto, gli eccessi del nuovo dubstep andarono gradualmente a disperdersi, inglobati e in parte sostituiti con quella mostruosa deriva malvagia che è stata negli ultimi tempi l’EDM. La novità è che oggi praticamente nessuno dei protagonisti brostep di due anni fa seguono ancora quel sound. In un modo o nell’altro si son spostati tutti verso territori più comodi per il contatto coi giovani. Il che non sempre ha significato calmierare gli eccessi, ma in ogni caso si è trattato di seguire furbamente i tempi. Gli album che approfondiamo oggi su #crumbs sono le espressioni aggiornate a quest’anno di tre nomi centrali del brostep che fu. Magari sentendoli oggi non li riconoscerete. Magari vi piacciono più di prima, oppure li troverete peggiorati. Ma questo è il modo in cui son cambiate le cose, tanto vale prenderne consapevolezza.
[title subtitle=”È ora di rifare i conti: il ritorno di Skrillex”][/title]
È sempre stato il nemico pubblico numero uno. Il personaggio che ha catalizzato più di tutti i fervori delle nuove generazioni e l’odio indignato dei conservatori. Da “Scary Monsters And Nice Sprites” in avanti, tutto il brostep ha preso le direzioni da lui propugnate, e se il genere ottenne la visibilità di massa che conosciamo il merito è soprattutto suo e dei suoi grammy. Tutto questo fino al 2012, grossomodo. Poi capì di non voler restare per sempre lo zimbello della scena, preso per il culo da tutti per l’ignoranza dei suoi fan. Dopo “Bangarang” fece uno stacco, lasciò che le cose si sedimentassero, fece raffreddare un po’ gli animi. L’anno scorso l’EP “Leaving” propone una visione inedita e finalmente colta, ma son tutti troppo perplessi dal nome per dirlo. Quest’anno il primo album ufficiale, preceduto da zero promozione, e indovinate un po’? “Recess” ha fantasia e voglia di mettersi in gioco, i drop sono ridotti all’osso (e quando ci sono, non sono i drop illegali del primo periodo) e i pezzi più interessanti del disco sono quelli che interagiscono con gli ospiti e col rap. Eliminata la banalità del drop come adrenalina per le masse, vengono fuori brani stuzzicanti come “Stranger” o “Ragga Bomb”, dove la spavalderia elettronica è dosata e la distorsione adottata coi crismi dell’electro dance. Poteva andare molto peggio, insomma. Poteva finire nell’inferno EDM, com’è stato per qualcuno qui sotto. Invece il ragazzo ha voluto riscattarsi, e oggi si becca pure i complimenti di un Fatboy Slim. È ora di dimenticare i pregiudizi e rivalutarlo. Al grande pubblico serve sempre più tempo del necessario, ma voi siete diversi, no?
https://soundcloud.com/l_zet/skrillex-killagraham-and-sam
[title subtitle=”Bassnectar: legittimare il drop è possibile”][/title]
Bassnectar non lo si può definire un protagonista principale dell’ondata brostep. Lui è uno che non si è mai fermato a prendere possesso di un genere ben preciso, da sempre è una sorta di freelance dell’energia elettronica e in quanto tale ne tocca tutte le forme che via via si vanno presentando anno dopo anno. Quando fu quella del nuovo dubstep se ne venne fuori con alcuni pezzi tipo “Upside Down” e uno spirito che funzionava benissimo, forte della capacità di saper mettere delle intuizioni nella sua musica ma buona anche per l’orecchio ignorante che badava solo al drop. Agire da professionisti significa anche questo, e lo capisci bene sentendo l’ultimo “Noise vs. Beauty”, disco intrigantissimo già dal titolo, capace di offrire un ventaglio allargato che passa anche dalla trap, dalla trance e persino dall’ambient. Ci sono pezzi come “Lost In The Crowd”, che di inquadrarli te ne fotti e te li godi in quanto schizzi unici che ti si infilano nel cervello come uno spillo acido. E poi ci sono pezzi come “Noise” che riescono in quell’impresa quasi impossibile di catturare la vera potenzialità che il brostep può (poteva) avere: ragionare coscientemente sul sound urticante. Che non è un additivo drop fine a sé stesso da aggiungere per scatenare i cavalli da corsa, ma una presenza attuale che va circostanziata e, perché no, legittimata. È una cosa che han capito in pochi e realizzato in ancor meno. Ma lui c’è.
[title subtitle=”Borgore: l’underground è da sfigati”][/title]
Borgore invece lo stavamo aspettando al varco da tempo. Nel nostro speciale fu il primo tra i buoni e tutt’oggi resta quello che, con pezzi come “Nympho“, “Ice Cream” e “Love“, ha saputo rappresentare la visione più efficace del brostep tutto: volgare, aggressiva, maleducata e irrispettosa. Il prototipo dell’attuale sottocultura swag. Peccato che fu una piccola fase isolata, seguita presto da un calo dell’originalità e un inseguimento sempre più evidente del facile successo. A partire dalla “Decisions” fatta qualche anno fa insieme a Miley Cyrus e presente dentro il nuovo “#NEWGOREORDER”. E dire che il disco parte piuttosto bene, con una “Syrup” che ribadisce il Borgore più offensivo e sessualmente esplicito di sempre (la lettura dei testi la lasciamo a voi), mentre i drop grassi seguono con intelligenza il senso e i tempi del pezzo. È questo il brostep migliore. Ma forse è il momento di iniziare a pensarlo come passato. E infatti la tracklist si va riempendo molto ruffianamente delle cose che tirano adesso, trap, EDM e tranceysmi compresi. Il ragazzo un suo stile e una sua unicità ce l’aveva, ma diciamoci la verità: il brostep, nella sua essenza, non era un genere che sarebbe mai esploso come fenomeno di massa, ma solo una colonna sonora fatta da anonimi per eventi di un certo tipo, molto specifico. E i produttori che partecipavano a quella colonna sonora erano ragazzi troppo scaltri per poter accettare di restare anonimi. Meglio la formula trap sfacciata, magari corredata da video killer, che marca l’ascoltatore come giovane figlio del suo tempo. Chiedete a DJ Snake.