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[tab title=”Italiano”]Da più di 20 anni DJ Sneak è sinonimo di house music, quella di qualità, pasionaria, fatta col cuore. Porta avanti questa piccola rivolta per proteggerne l’integrità, con l’attitudine del vero House Gangster. Lui è quello che è migrato dal Porto Rico per farsi le ossa nei sobborghi di Chicago, quello che ha iniziato presto, è cresciuto in fretta, quello che si è sempre sbattuto. Proprio in questi giorni molti sono i progetti alle porte, anche con la sua etichetta, la Magnetic Recordings. Il 18 agosto uscirà su Beatport il promo di ‘Moody Warehouse Music Vol. 2’ e l’1 di settembre la release sulla sua label. Il risultato è la sua personale prospettiva, espressa da una attenta selezione di pezzi, che incarna le atmosfere che si respirano nei Warehouse, in questi spazi non convenzionali. Per chi fosse interessato a sentirlo dal vivo, tante saranno le occasioni quest’estate… Tra le altre, DJ Sneak farà tappa a Ibiza per il ‘Music is Revolution’ di Carl Cox, il party del giovedì allo Space. In questa intervista DJ Sneak non si risparmia e non le risparmia: sono bastate solo poche parole per far emergere la sua personalità e gli elementi che hanno contribuito alla sua ascesa, fino ad oggi.
Cosa ti sei portato dietro dal Porto Rico, in particolare, cosa del Porto Rico c’è nella tua musica?
Andiamo, è quello che aggiunge il soul‘n’rhythm nei miei beats, il Porto Rico è sempre con me ovunque vada! Musicalmente mi hanno ispirato molto i suoni tipici della salsa portoricana, nel 1970, anche se ero solo un bambino, conoscevo già quella musica perché i miei zii e mia madre la mettevano su tutto il giorno a casa. Sono stati tempi incredibili per me. Successivamente a Chicago ho scoperto nuove sonorità, soprattutto di Detroit e Chicago ovviamente. Ero lì quando tutto ha iniziato ad evolversi dalla disco alla musica da ‘Warehouse’, ora meglio conosciuta come House Music.
Hai ricevuto molti riconoscimenti in carriera, o sicuro, hai raggiunto importanti obbiettivi come dj. Quale di questi ti ha reso maggiormente fiero?
Sono ancora qui a fare quel che faccio! Sono molto orgoglioso dei successi e dei risultati ottenuti, nessuno mi ha servito sul piatto d’argento una carriera da dj o da producer: ho avuto una sensazione, una guida interiore che continuava a ripetermi che potevo superare gli ostacoli della vita. Sono diventato un dj per l’amore di tutto questo, sono partito da zero per arrivare fino qui, mi piace e so di dimostrarlo durante le mie performance perché ogni volta che lo faccio mi metto il cuore in mano e poi inizio a suonare! Ad essere onesto credo che proprio questo sia il mio più grande successo: pochi sono i dj che continuano a fare questo per le giuste ragioni e sono orgoglioso di poter dire che io sono qui a farlo per amore e passione.
Al Kappa FuturFestival di Torino hai diviso la consolle con i Martinez Brothers. Se dovessi scegliere tu con chi fare un b2b, chi sceglieresti?
Sinceramente ci siamo divertiti un sacco, c’erano buone vibrazioni e si è creata una connessione nel momento stesso in cui ci siamo visti. Chris & Steve sono bravi ragazzi e hanno quello che serve per essere grandi in questo settore, sono il futuro e stanno crescendo parecchio. Suonare con loro è stato come giocare a palla nel quartiere: solo amore, risate e momenti felici. Dovrei essere quello con più esperienza in questo campo ma i ragazzi si sanno muovere e sanno come suonare, è stato questo che ha creato la giusta atmosfera e so che alla gente piace assistere a questo tipo di cose. In realtà nulla è stato pianificato, ci siamo buttati, fidandoci l’un l’altro e abbiamo fatto del nostro meglio. Tutti i b2b di cui ho fatto parte sono stati così, recentemente con Cajmere a Glasgow, l’anno scorso con i miei amici e colleghi Derrick Carter & Mark Farina durante il tour che abbiamo fatto, e da poco con Doc Martin che è il mio preferito per fare b2b perché è un dj veramente figo.
Cos’è un House Gangster?
E’ un collettivo di persone incredibili che rappresentano la vera house music, quella suonata e prodotta da alcuni dei più talentuosi, anche se spesso trascurati e sottovalutati, dj/produttori in tutto il mondo. Nel momento in cui tutti hanno screditato e screditano la deep house e la house in generale, io sono rimasto fermo nel credere che invece la house music non fosse morta e mai lo sarà. Ho iniziato a scrivere blog e ed essere molto schietto su ciò che riguarda la musica che amo. Essere un House Gangster per me significa rimanere appassionato al mio stile di house music, quello con un po’ di soul, con un buon ritmo, il cantato… e non come certi pezzi super saturati portati ad essere di tendenza da gruppi di PR il cui unico intento è quello di farti credere che siano il miglior prodotto al mondo. Per me essere un House Gangster significa resistere a tutto e a tutti quelli che osano disprezzare qualcosa che io tengo cara nel cuore. Sarò un House Gangster per la vita, fino alla fine dei tempi.
A questo proposito, tu hai vissuto a Chicago. Com’era la vita lì? Sei mai stato testimone di qualche scena di violenza delle gang? Raccontarci un ricordo legato alla scena house di Chicago. Com’è, a confronto, vivere in Canada e la scena lì?
Ho vissuto a Chicago dall’inverno del 1983, è stata la prima volta in cui ho avuto folli esperienze con la neve, con tutti quei mattoni e il suono continuo delle sirene: ‘lo shock di Chicago’. Nell’estate del 1984 ho iniziato a interfacciarmi con le attività delle gang e rapidamente ho dovuto imparare a sopravvivere senza correre in pericolo, a causa di qualche pazzo solo per essere vestito con i colori sbagliati. A Los Angeles per esempio c’erano solo due colori da seguire, il blu e il rosso, ma a Chicago ‘amavano’ i colori e questi pazzi facilmente e con grande fantasia, li ricollegavano a qualche gang. Non mi sono mai lasciato far prendere troppo dal lato negativo di questo stile di vita: era un modo di merda di vivere, in realtà, ma non c’era molto da fare se non guardarti le spalle. Ho imparato velocemente (grazie anche al forte aiuto di mia mamma) che se tieni il naso pulito e fai del tuo meglio per stare lontano dalla stronzate c’era una possibilità di uscirne vivo. Sono cresciuto vicino alle gang per imparare a sopravvivere. Le prime date in cui ho suonato erano piene di ragazzi pronti a dare di matto solo per un paio di Jordan nuove. E’ difficile sopravvivere nei luoghi in cui sono cresciuto però sono diventato l’uomo che sono oggi, dalla pelle dura e che si fa rispettare. Chicago è stato un inferno che mi ha influenzato molto e una volta che mi ero focalizzato sulla musica mi sentivo pronto a raggiungere grandi obbiettivi: è servita molto la gavetta e l’attitudine da duro. Sono stato stimolato da un gruppo di persone davvero talentuose che si prendevano cura l’uno dell’altra e davano la giusta importanza a quello che stavano facendo, così abbiamo creato una nostra gang, credo si possa dire che eravamo i veri House Gangsters. Ci riunivamo per far festa e stare insieme, si era creata una connessione speciale fra noi, uno scambio di energia che ci portava ad influenzarci a vicenda. Sarò sempre grato per il tempo passato in quella città. Vivere in Canada è un’altra cosa, non mi sono trasferito per la scena, ma per la mia famiglia, la mia casa e il tempo che posso passare in studio: queste sono le cose di cui faccio tesoro.
Sei un fan di twitter, o almeno, lo usi parecchio e soprattutto senza filtri. Non ti interessa il fatto che forse questa sovraesposizione possa in qualche modo danneggiarti?
Ci presto attenzione ma non mi interessa accumulare falsi amici o like. Internet ha messo in piedi una società insicura che dipende da questi falsi alter ego creati dalle persone per sembrare più fighi o per sentirsi speciali, gli amici virtuali e i like non sono reali appunto e non hanno nessun valore nel quadro generale delle cose. Internet è strano però credo, alla fine, di avere il diritto di postare i miei pensieri come farebbe esattamente chiunque altro; se poi le persone si offendono, la maggior parte delle volte è perché non piace sentirsi dire la verità e questo li porta a farsi un’analisi di coscienza. Cerco sempre di dire le cose come stanno semplicemente perché se non lo faccio, ho l’impressione che nessuno abbia le palle per farlo ed anche perché è così che dovremmo essere: onesti, veri, accettare chi si è e come si è diventati. Sono solo un essere umano, onesto e fiero, sono così! Se non ti piaccio, non dobbiamo essere amici per forza, molto chiaro e semplice.
Sei sicuramente un caposaldo delle feste ibizenche, com’è suonare a Ibiza? Cos’è cambiato nel corso degli anni? Qual è/qual è stato il tuo party preferito?
Le mie feste preferite sono quelle in cui la gente va per darci dentro e non solamente per postare cose con i telefoni, volendo far credere al resto del mondo che stiano avendo l’esperienza migliore della loro vita. Ibiza è cambiata ma esistono ancora molti eventi e feste in cui andrei ancora volentieri. Sono lì ogni estate, dal 1996, e ho partecipato ad un sacco di party fighissimi. Io spesso mi chiedo quali e quante siano le cose conosciute dalle persone del luogo, che ci vivono, che a fatica vogliono condividere per non essere coinvolte nella cattiva reputazione che si sta facendo l’isola. Tra i grandi eventi, preferisco Sankeys & Space, sono sempre una bomba…
3 dischi preferiti?
Non è giusto chiedermi solo tre canzoni! Come puoi immaginare dopo 20 anni da dj è impossibile sceglierne solo tre, amo la buona musica e ogni canzone ha un suo tempo e un suo luogo. La cosa positiva della buona musica è che è senza tempo.
Con la tua etichetta Magnetic Recordings hai piena libertà di pubblicare e scegliere gli artisti che preferisci. Cosa caratterizza la tua etichetta? Come nascono le collaborazioni? C’è un minimo comun denominatore per far parte del tuo team?
Ho lanciato Magnetic Recordings nel 2000 e da subito l’ho sentita davvero mia, un luogo in cui realizzare la mia musica, uno sbocco per la mia creatività. Nel corso degli anni ho fatto uscire musica dei produttori che ho ritenuto fossero tagliati per questo… non ho delle regole su come sceglierli, la loro musica mi cattura e la voglio produrre: le circostanze e i suoni cambiano ma Magnetic rimane sempre nell’ambito del Jackin’ Funky! Quello che cerco dalle persone è la totale dedizione, al punto di credere che quello che stanno facendo sia la miglior cosa mai realizzata. Abbiamo molti progetti in corso, alcune uscite in vinile altre in digitale e torneremo più forti di sempre!
Con tutte le etichette che hai collaborato, qual è stata l’uscita che senti più tua e ti è rimasta dentro.
Sinceramente ho perso le mie prime uscite. Partendo dal 1994 al 2000, la musica era fantastica, era bello comprare house music, suonarla e goderne. Sono molto legato a Henry St, Strictly Rhythm, Classic & Casual Days: erano tutte uscite su vinile e in più erano suonati da ottimi dj.
E’ noto che ciò che ti muove in questo lavoro è la passione per la musica. Più volte ti sei scagliato contro questi giovani dj producer che pensano solo al business. Pensi che sia possibile migliorare questa situazione? E nel caso, che cosa vorresti dire o consigliare a queste persone?
Consiglio a tutti di spingersi oltre quando fanno produzioni musicali o suonano live, sfidare loro stessi a essere più creativi, di prendere le distanze dal carrozzone di questi wannabe Dj Superstar. Posso affermare con certezza che la maggior parte di questi Dj Star odiano la musica che suonano, lo fanno solo per diventare ricchi e famosi. Credo davvero che molti di loro abbiano intrapreso la carriera da dj per le giuste ragioni ma che poi il business li abbia spinti a farlo solo per chachet maggiori e per la fama: hanno barattato l’amore per quest’arte con i soldi. Una volta ottenuto il loro status si comportano come veri coglioni e vanno in giro come se fossero migliori di Prince (Prince è la vera SUPERSTAR tra l’altro). Spesso mi ritrovo con loro agli stessi festival, o a Ibiza, dove vedo i comportamenti di questi marmocchi, in fondo normali e insicuri, che sono diventati delle star in una notte dopo essere stati confezionati a tavolino, come se fossero un esperimento di marketing. Se una volta ti troverai ad avere a che fare con questi ragazzini, potresti essere fortunata a scambiare una parola con loro, allora chiedigli se amano davvero la musica che suonano.
Puoi raccontarci un po’ di questo progetto ‘Moody Warehouse Music’ project? Come tu stesso hai detto ‘questo progetto riguarda il mio mood di quando suono nei Warehouse e in posti insoliti’.
La maggior parte degli eventi fighi si fanno nei Warehouse in giro per il mondo, credo che le persone vogliano sentirsi libere dal quel cosiddetto ‘servizio bottiglia’ e tutta quella merda legata al trattamento VIP. Le persone vogliono sentirsi libere dalle regole dei locali notturni, libere da quel ‘non sei abbastanza figo per entrare qui’. The MWM va di pari passo con questo senso di libertà > eclettico, sudicio, profondo, Jackin’, crudo, che ti porta a cercare il giusto groove e… una ragazza con cui ballare.
Com’è stato suonare al Glastonbury? E in generale, qual è il tuo festival preferito?
Glastonbury è stata davvero un’esperienza, in realtà venivo da un altro party a Palma e sono riuscito ad arrivare in tempo. Come mi aspettavo, è un posto molto umido e fangoso, ho camminato tra diverse aree in cerca del mio palco e qualcosa di quello che ho visto mi ha ricordato il film Mad Max in cui ci sono palle di fuoco nel cielo, zombie, vampiri, occhi rossi, gente fanatica di tette. Ma cosa ci si può aspettare alle 4-6 del mattino di un pazzo weekend? Nel complesso è stato un viaggio nelle profondità della’ tana del coniglio’, è stato divertente suonare i ritmi psichedelici e ipnotici della costa ovest, davvero divertente.[/tab]
[tab title=”English”]For more than 20 years DJ Sneak has been almost a synonym of a special kind of house music, pasionaria, straight from the heart. In order to protect the integrity of his music, he pushes forward a quiet revolution, yet maintaining the attitude of the real House Gangster. As an immigrant from Puerto Rico, he moved to the Chicago suburbs in search for experience and started his career early on, growing up very rapidly thanks to his hard work. Nowadays he has a lot of upcoming projects, also with his label the Magnetic Recordings: ‘Moody Warehouse Music Vol 2‘ will be out on Beatport promo on August 18th and the full release on September 1st. This record provides his personal perspective on such unconventional spaces, embodied by the careful track selection. For those interested in seeing his live dj sets this summer will provide plenty of opportunities, especially in Ibiza where he will take part in Carl Cox’s ‘Music is Revolution‘, hosted every Thursday at Space. DJ Sneak is a very generous man and does not spare himself: even over a brief chat he was able fully to convey his personality and the elements that contributed to his rise in the scene up until today.
You were born in Puerto Rico, do you ever go back there and is there ever any influence from Puerto Rico in your music?
Come on now, it’s what puts the soul n rhythm in my beats, Puerto Rico is with me wherever I go! Musically I was very inspired by the Puerto Rican sound of Salsa, in the 1970’s, even though I was only a kid, I knew the music, my uncles and mom used to play them all day around our family home. Incredible times for me. Later in Chicago I became another kind of pupil to a new sound in the states, mostly in Detroit and Chicago. I was there when it all started to evolve from disco into warehouse music, now best know as House Music.
You have received many awards in your career, or for sure, you have achieved important goals as a dj. Which of these has made you most proud of?
I’m still here doing the do! I am very proud of my achievements and goals accomplished, no one served me up a career in djing or producing, that was all intuition and a drive that kept telling me I could overcome the obstacles in life. I got into djing for the love of it all, I started at point zero to get here, I truly enjoy it and I know it shows in my performances, I put my heart out on the table and say let’s play! To be honest I think this is my true career accomplishment, there are few djs who still do this for the right reasons and I’m proud to say I am here doing it for the love and with passion.
At the Kappa FuturFestival in Turin you played b2b with the Martinez Brothers, how was it? If you can choose with whom share the stage, who would it be?
Truthfully we had a blast, we just carry this vibe and we connect as soon as we see each other. Chris & Steve are good kids and they have what it takes to be great in this industry, they are the future and are rising fast. Playing with them is like playing ball in the hood, it’s all love, laughs and good times, I may be the more experienced in the field but these boys are quick on their feet and they know how to play, this is what creates a vibe and I know people enjoy watching it. We actually never plan these things, we just jump in and trust each other to do our best. Most of the b2b I have been part of have been very much like this, recently with Cajmere in Glasgow, last year with my friends and colleagues Derrick Carter & Mark Farina on a tour we did, and most recent with Doc Martin which is my favorite DJ to b2b with cause he’s a dope ass dj.
What is a ‘house gangster’?
This collective of amazing people represent REAL house music, played and produced by some of the most talented but often overlooked dj’s/producers in the world. At a time when everybody was shitting on deep house and house music in general I was staying firm that House music was not dead and would not let it die. I started writing blogs and being very outspoken about the music I love, so for me its being passionate about my style of house music, the one with soul, with rhythms, with vocals, with great concept, not some over saturated over mastered piece of shit sounding track with massive hype from a PR team trying to make you believe it’s the best thing in the world. For me being a House Gangster is standing up to everything and everybody who dares to disrespect something I hold dearly in my heart. I’m a House Gangster for life till the end of time.
You have lived in Chicago, how was life there? did you witness any gang violence at the time? tell us about one of your fondest memories of the Chicago house scene and how living there had an influence on your music. How does that compare to living in Canada now and the scene there?
I lived in Chicago from the winter of 1983, it was the first time I encountered the craziness of snow, bricks and sirens – the shock of Chicago. In the summer of 1984 I started to encounter gangs activity and quickly had to learn to survive without getting capped by some fool for wearing the wrong colors. In LA there were only 2 colors to follow, blue and red, but in Chicago these fools loved colors so they actually got fancy with matching them into gangs. I never really fell deep into the negative side of this lifestyle, it was a shitty way of living really, not much to do but watch your back, but I learnt quick (and with strong guidance of my mom) that if you kept your nose clean and did your best to stay away from the bullshit there was a possibility of coming out alive and well. I really used growing up around gangs to learn how to survive. The first gigs I played where held in city halls full of kids ready to get crazy over someone stepping on some fools new Jordans. The stomping grounds were hard coming up but it made me the man I am today, hard ass and not taking shit from no one. Chicago was one hell of a huge influence on me and once I put my mind on the music I was ready to achieve great things, it just took a lot of hustle and a hard ass attitude. I was turned out by a great group of really artistic and talented people that actually cared about each other and what they were doing, we created our own gang, I guess you could say we were the original House Gangsters. We would get together to party and bond, there was a special group of us that really enjoyed each other’s energy and we were totally influenced by each other. I will forever be grateful for my time in that city. Living in Canada is a different thing, for me it’s not about the scene, it’s about my home life, my family, my studio time; all those great things I hold closest to my heart.
You’re definitely a fan of twitter, or at least you use it a lot, and with no filters. Don’t you care about the fact that maybe this exposure can damage you in some way?
I do care, but not about loosing fake friends and likes. The internet has created a very insecure society that depends on this false alter ego people often use to make themselves look cool or feel special, online friends and likes are not real and they mean absolutely nothing in the grand scheme of things. The internet is a very strange place but at the end of the day I have the right to put my opinions out there just as anybody else does, if people get offended most of the time it’s because they don’t like to hear truths and it makes them reflect on themselves. I try to always say it how I see it, or put things out there, simply because I feel if I don’t no one has the balls to do it, but also because that’s how we all should be, honest, truthful, accepting of who we are or who we’ve become. I’m just human, honest and proud, that’s me, if you don’t like it, we don’t have to be friends, plain and simple.
You are certainly a cornerstone of the parties of Ibiza, how is it playing there? What has changed over the years? What is/what was your favorite party?
My favorite parties are the ones that people come to really get down and not just be on their phones looking and posting like they are having the time of their lives. Ibiza has changed but there are still lots of great little events and parties that still feel right to be at. I have been around every summer since 1996 and have got to enjoy plenty of great parties, all you have to do is wonder off to things that most locals know about but really don’t want to share cause they will all get tainted by the bad rep this island is getting. From the big events, I mostly enjoy Sankeys & Space, they’re always bumpin.
3 favourite songs?
It’s unfair to just ask for 3 songs > as you can imagine after 20 something years of DJing it’s really impossible to just choose 3 tracks, I love good music and all tracks have their time and place, I can’t say I play the same 3 in all gigs. The good thing about good music is that it’s timeless.
With your label Magnetic Recordings you have the freedom to publish and choose to work with artists that you prefer. What characterizes your label? How are these collaborations born? What is the lowest common denominator to be part of your team?
I launched Magnetic Recordings back in 2000, it was really a label to call my own and a place to release my own music, and it became an outlet for DJ Sneak Beats. Through the years I have also released music from a few producers that I think really fit the (MO)… I don’t have a rule book, the music has got to touch me in some way for me to want to release it, things and sounds change but the Magnetic Beats have always gotta stay Jackin Funky! All I really look for in music from people is that they put their all into it, to the point that it’s the best they have done. We got many more projects on the way, some on Vinyl most Digital but were back in it stronger than ever.
With all of the labels that you have collaborated, what was the release that you are more related to?
Truthfully I miss the early years of the releases I put out, starting from 1994 – 2000, music was great, house music was awesome to buy, play and enjoy. I really did enjoy the Henry St, Strictly Rhythm, Classic & Casual Days when I was droppin’ the beats and they were all on vinyl, plus played by some truly amazing djs.
It’s well known that what moves you in this work is your passion for music. More than once you have blamed these young djs and producers to be focused only on the business side. Do you think it is possible to improve this situation? And if so, what would you say or advice to these people?
I advise all to step up their game when it come to music production and playing live, challenge themselves to be more creative, get of the bandwagon of these wannabe Superstar DJs. I can truly say most of these so-called DJ stars hate the music they play, they just play it to get famous and rich. I really believe that most of these guys at one point in their dj lives probably were in it for the right reasons but then the business of it drove them to try for bigger fees and more fame, in return they all trade the love for the art for money, then once they’ve got their status they act like serious Douche Bags walking around like they are bigger than Prince (PRINCE is a REAL STAR BTW). I often stand around the same festivals, or around Ibiza, where I see the attitudes of some of these very NORMAL insecure brats who have become DJ Stars over night by being pre-packaged like a marketing experiment. The next time you look up to these kinds, and you may get lucky to have a word to ask them, ask them if they really love the music they play.
What can you tell us about ‘Moody Warehouse Music’ project? As you said: ‘This project is all about my mood when playing in warehouses and unusual venues’.
Most cool events are happening in Warehouses across the world again, I think people want to be free from the bottle service and VIP shit. Most people want to feel like they’re not bound to all the rules of nightclubs and deal with the “you’re not cool enough to get into my place” attitude. The Moody Warehouse Music goes along with the same attitude of freedom> moody, grimy, deep, jackin, raw sounding music, to make you want to find a groove and a “shorty” to dance with.
How was playing at Glastonbury? And in general, what is your favorite festival?
Glastonbury was definitely an experience, I was actually coming from another daytime party I played in Palma and I just got in on time to make the trek from Gatwick to the Festival area. As I had expected, it was a really muddy wet place, as I rolled thru the several areas to find my Stage I saw something that looked like a Mad Max movie with fire balls in the sky, zombies, vampires, red eyes, people really intoxicated to the tits, but what can you expect at 4-6am on a mad weekend! Over all it was a trip to the deepest deep in the rabbit hole, it was fun to play triply west coast style psychedelic hypnotic rhythms, it was very fun indeed.[/tab]
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